Mentre si infiammano le preoccupazioni per i teatri di guerra, dopo che l’Iran ha lanciato ieri circa duecento missili balistici su Israele, sono i titoli della Difesa o per meglio dire, quelli delle aziende che producono armi a beneficiarne nella speranza dell’arrivo di nuovi contratti. Salgono anche gli energetici legati al rialzo del prezzo del petrolio.
L’Iran ha dichiarato che il suo attacco è terminato, salvo ulteriori provocazioni, ma Israele, pienamente sostenuto dagli Stati Uniti, ha promesso una risposta. Già ieri a Wall Street, nonostante una seduta complessivamente negativa, molti titoli della Difesa sono balzati: Northrop Grumman è arrivata a guadagnare il 4%, Lockheed Martin (+4%) e Bae System (+3%)
Oggi si muovono con lo stesso trend i titoli del settore in Europa. La migliore è Leonardo che sale del 4,17% e Fincantieri sale del 2,98%. Ma guadagnano tra il 2 e il 3% anche la tedesca Rheinmetall, la svedese Saab, Sistemi Bae, Talete e Dassault Aviation. L’indicatore delle azioni aerospaziali e della difesa europee, Sxparo, è aumentato di quasi l’1%.
Cresce anche il settore energetico. Oggi meeting Opec+
Anche i titoli legati al settore energetico traggono guadagni sulla scia del rialzo del prezzo del petrolio. L’indice del settore ha guadagnato il 2,4% e ha registrato la sua migliore seduta in più di cinque mesi. Il prezzo del petrolio sale sui timori che il coinvolgimento diretto dell’Iran, membro dell’Opec, possa portare a interruzioni nelle forniture di petrolio. Il Wti è arrivato a sfiorare i 72 dollari il barile per poi ritracciare leggermente a 71 dollari al barile in rialzo dell’1,7%, dopo il rally del 2,4% di ieri. In forte rialzo anche i future sul greggio Brent che hanno guadagnato l’1,5% a 74,66 dollari al barile, estendendo l’aumento del 2,5% di ieri e che oggi è intorno all’1,5%, con il Brent che è passato da 74 a 75 dollari al barile e il Wti oltre i 71 dollari.
Secondo gli analisti di Websim, il rimbalzo partito dai minimi dell’anno si sta irrobustendo. Un primo segnale di riequilibrio sarà visibile con il ritorno sopra 77/74 dollari al barile. Ma segnali di ripartenza dell’uptrend arriveranno solo con la rottura della soglia psicologica di 80-77 dollari. In direzione opposta, area 75/70 dollari si è confermata più volte una soglia discriminante di forte valenza, in grado di avviare una reazione. In un cambio repentino di scenario ed eventuale stop loss gli esperti vedono la discesa sotto 70-64 dollari.
Più tardi nel pomeriggio l’Opec+ (dentro c’è anche la Russia) dovrebbe riunirsi per analizzare le condizioni di mercato, ma non sono previsti grandi cambiamenti delle politiche di produzione, anche se qualcuno si aspettava nei giorni scorsi la decisione di un aumento dell’offerta per compensare il calo della domanda mondiale. Ma proprio l’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente potrebbe far cambiare idea ai paesi membri.