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Tiramisù: più rispetto per una gloria nazionale! Uno su cinque di quelli serviti al ristorante è taroccato

Pixabay

È il dolce originale protagonista di una delle tradizioni agroalimentari Made in Italy più conosciute al mondo. La sua ricetta a base di mascarpone, uova, caffè all’italiana, marsala, savoiardi, zucchero e cacao amaro è la più cercata dagli italiani nel 2021 sul motore di ricerca Google.

Eppure, questo orgoglio del made in Italy, Sua Maestà il Tiramisù viene tradito non solo all’estero manche in patria: quasi 1 volta su 5 (19%) la ricetta del tiramisù originale viene taroccata al ristorante usando ingredienti che non hanno niente a che fare con la sua storia.

Ed ecco che agli avventori dei ristoranti e bar vengono serviti varianti di Tiramisù che usano ingredienti che tradiscono la tradizione: dalla ricotta alla panna vegetale, dalle bevande a base di soia e avena o riso al tofu, dall’olio di semi alla fecola di patate, dai frollini al pandispagna fino allo yogurt con l’eliminazione delle uova.

La denuncia viene dalla Coldiretti in occasione della Giornata internazionale del tiramisù che si festeggia il 21 marzo.

Il tradimento del Made in Italy “consumato” anche nei bar, nelle pizzerie e perfino in casa

Un taroccamento – sottolinea la Coldiretti – che coinvolge tutti gli ambienti: ristoranti, bar, pizzerie, ma anche cucine casalinghe, con sperimentazioni per chi segue regimi alimentari vegani o semplicemente per offrire varianti sul tema o per risparmiare sui costi del dolce da proporre ai clienti.

Una situazione che mette in evidenza una pericolosa indulgenza della ristorazione nazionale nei confronti dei menù acchiappaturisti che rischia di dequalificare l’offerta enogastronomica Made in Italy. La situazione è certamente peggiore fuori dai confini nazionali dove è veramente difficile trovare il dolce preparato secondo le indicazioni della tradizione. Ma quello che è grave è che il tradimento si consuma spesso in patri laddove il Tiramisù dovrebbe essere considerato orgoglio nazionale e per questo riverito e rispettato.

Comunque, all’estero il nostro dolce è in buona compagnia quanto a contraffazioni: tra le specialità tradizionali del Made in Italy più “tradite” a tavola ci sono anche la carbonara con la panna (24%), la pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile parmigiano reggiano e il pecorino romano (23%) oppure la pasta alla Norma con un formaggio diverso dalla ricotta salata (19%).

La ricetta del tiramisù non è presente nei libri di cucina precedenti agli anni Sessanta del XX secolo. Il dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti fa risalire la prima menzione del nome al 1980 attribuendone l’origine al Veneto.

Le origini incerte e contese

L’enogastronomo Giuseppe Maffioli con Annibale Toffolo, nella rivista Vin Veneto, rivista trimestrale di vino, grappa, gastronomia e varia umanità del Veneto del 1981, storicizzano la preparazione del dolce tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, localizzandolo presso il ristorante “Alle Beccherie” di Treviso, gestito dalla famiglia Campeol, ad opera di un cuoco pasticcere che aveva lavorato in Germania, Roberto “Loly” Linguanotto, il quale voleva ricreare delle tipologie di dolci visti nella sua esperienza all’estero Maffioli identificava il tiramisù fra i dolci al cucchiaio di stampo asburgico, anche se, sostanzialmente, lo definiva come una variante della zuppa inglese. Roberto Linguanotto, in un’intervista afferma che la prima ricetta deriverebbe dallo “sbatudin”, un composto di tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero, utilizzato comunemente dalle famiglie contadine come ricostituente, a cui venne semplicemente aggiunto del mascarpone. Gli enogastronomi Gigi Padovani e Clara Vada Padovani concordano che la ricetta di Linguanotto sia stata la prima a essere codificata in un libro nel 1983.

Sono tuttavia altri i ristoranti di Treviso Sono tuttavia altri i ristoranti di Treviso a cui viene attribuita la paternità del dolce. Una versione riguarda il ristorante “Al Camín“, con la creazione nella metà degli anni 50 da parte della cuoca Speranza Bon di una ‘coppa imperiale’ realizzata con gli ingredienti classici del tiramisù, ma non chiamata con tale nome; un’altra versione sposta l’origine invece all’albergo “Al Foghér”, dirimpettaio del ristorante “Al Camín”, aperto successivamente da Speranza Bon e dal marito Ottorino Garatti. A contendersi le origini c’è anche “El Toulà”.

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