Nell’estenuante rincorrersi di voci smentite, è ancora giallo sulle prossime mosse della Spagna per fronteggiare la crisi del proprio comparto bancario. Secondo fonti dell’agenzia Reuters la Spagna domani chiederà un pacchetto di aiuti per il proprio sistema bancario, a cui potrebbe seguire a una conference call dei ministri delle Finanze e un comunicato dell’Eurogruppo. Ma poco dopo una portavoce del governo spagnolo ha detto di non essere al corrente di una richiesta di salvataggio bancario che Madrid intenderebbe presentare nel fine settimana. La Spagna ha più volte ribadito di voler aspettare i risultati dell’audit in corso sugli istituti di credito del Paese prima di discutere con l’Europa delle misure migliori da intraprendere per ricapitalizzare le banche.
Chi non aspetta, e anche questa volta con tempismo sospetto, è Fitch che ieri ha tagliato a BBB da A il rating sovrano della Spagna con out look negativo, quindi a un passo dallo status di junk, che implica l’obbligo per la maggior parte dei fondi di disfarsi dei titoli del Paese. Per l’agenzia di rating il costo della ristrutturazione delle banche è stimabile tra i 60 e i 100 miliardi di euro, quindi tra il 6% e il 9% del pil.
In agitazione i differenziali con i bund: lo spread Bono-bund sale a 485 punti base e il Btp-bund a 445. Anche i listini tornano sotto pressione: dopo quattro giorni di rialzi i mercati oggi si muovono in territorio negativo. A fine mattinata i listini viaggiano però sopra i minimi della mattinata: Milano cede l’1,63%, Londra lo 0,95%, Francoforte lo 0,87% e Parigi l’1,07%. Madrid cede lo 0,33%. L’euro è in calo sul dollaro a 1,2459.
È durato poco l’effetto Cina che ha tagliato il costo del denaro per sostenere l’economia, questa mattina hanno chiuso in negativo anche i listini asiatici, in assenza di un’indicazione ieri da parte di Ben Bernanke su un nuovo quantitative easing. Nuvole poi anche sull’economia francese la cui banca centrale ha tagliato le stime del pil nel secondo trimestre che calerà dello 0,1%: si tratterebbe del primo trimestre di recessione dalla primavera del 2009. Male anche la Grecia finita ormai in un circolo vizioso di austerity e recessione da cui sarà difficile salire la china: nel primo trimestre l’economia della Grecia si è contratta del 6,5%, in peggioramento rispetto alla prima lettura del pil di -6,2%.
Ancora una volta è invece la Germania, la prima a trarre fino a oggi beneficio dall’euro e che sta approfittando di un costo del debito su livelli stracciati, a dare segni di maggiore reazione economica: la Bundesbank ha rivisto al rialzo le stime sul nel 2012 a +1% dal +0,6% atteso a dicembre, nonostante la crisi del debito europea presenti un livello di incertezza “eccezionalmente elevato”. La banca centrale tedesca ha però ridimensionate le previsioni sul Pil 2013 a +1,6% dal +1,8% stimato in precedenza. In salita le stime sull’inflazione al 2,1% dall’1,8% nel 2012.
A Piazza Affari le vendite colpiscono le banche: Mps – 3,66%, Banco Popolare -3,48%, Bper -3,27%, Mediobanca -2,90%.
Magra consolazione per il comparto sono i dati diffusi da Bankitalia per cui le sofferenze non sono peggiorate ad aprile ma sono rimaste stabili al 14,6%. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti è poi stato pari all’1,6% (1,3% a marzo.
Ma dall’Istat arrivano segnali poco incoraggianti per il sistema Italia, che oltre alla crisi sarà nei prossimi mesi messo a dura prova dall’emergenza terremoto che ha colpito una delle zone più produttive del Paese: ad aprile la produzione industriale è sprofondata su base annua del 9,2%: il dato peggiore dal novembre 2009. Rispetto a marzo, la produzione è diminuita dell’1,9%, mentre nella media del trimestre febbraio-aprile l’indice è calato del 2,5% rispetto ai tre mesi immediatamente precedenti.
I LIGRESTI DICONO NO ALLA RINUNCIA DELLA MANLEVA E APRONO AD ARPE
Tra gli industriali cede terreno Fiat cede il 3,5%, tra i peggiori titoli del Ftse Mib dopo le banche. In controtendenza invece Telecom Italia +2,1%, Enel +1,44%, Enel Green Power +1,10%, Terna +0,29%, Snam Rete Gas +0,24. Brilla la galassia Fonsai dopo il rilancio di Sator e Palladio: Fonsai salle del 7,4%, Premafin del 7,77% e Milano Assicurazioni +4,82% mentre Unipol sale dello 0,95%. Arpe e Meneguzzo hanno presentato una nuova offerta al Cda di Fonsai che prevede un aumento di capitale non inferiore a 800 milioni di euro, di questa somma 400 milioni sono riservati “agli investitori, per un prezzo di emissione tra 2 e 2,5 euro per azione”.
Un altro importo di almeno 400 milioni è “offerto in opzione a tutti gli azionisti Fonsai per un prezzo non superiore alla metà del prezzo determinato per l’aumento di capitale riservato”. Il tutto mentre la presa di posizione dei Ligresti, che hanno annunciato che non rinunceranno agli impegni di manleva, fa saltare di fatto la possibilità di arrivare alla Grande Unipol. La rinuncia alla manleva era stata infatti posta dalle autorità di controllo come un punto essenziale per il via libera all’operazione. I Ligresti, nonostante l’ultimatum delle banche creditrici di Premafin per l’escussione dei pegni, si sarebbero così decisi a guardare nella direzione di Arpe e Meneguzzo.
”Tale decisione è stata presa considerando particolarmente le continue modifiche e le crescenti problematiche intervenute nell’operazione di integrazione tra il Gruppo Unipol, Premafin e il gruppo Fondiaria Sai – hanno spiegato i Ligresti -, quali ad esempio, le criticità evidenziate da advisor indipendenti riguardo alla situazione patrimoniale di Unipol, allo stato non chiarite né risolte, e il fatto che, con lettera del 6 giugno 2012 inviata a Premafin, a Fondiaria Sai e a Milano Assicurazioni, Ugf abbia nuovamente rilanciato in tema di concambi, pretendendone una sostanziale modifica. Tutto ciò al fine della considerazione di soluzioni alternative, nell’interesse dei soci di Premafin, Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni, così come dei collaboratori, degli agenti e degli assicurati. Il cda di Premafin, che doveva valutare la proposta formulata da Unipol, è così slittato a domenica pomeriggio mentre lunedì sono fissati i cda di Fonsai e Milano Assicurazioni.