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Tim vola (+6,63%) per il pressing su KKR e limita i danni di Piazza Affari, la Borsa Ue che perde meno

Borse in calo per l’affievolirsi delle speranze di una tregua rapida nella guerra ma il boom di Tim aiuta il Ftse Mib a limitare i danni – Bene anche Terna, Leonardo, Generali ed Eni

Tim vola (+6,63%) per il pressing su KKR e limita i danni di Piazza Affari, la Borsa Ue che perde meno

Torna l’’incertezza sui mercati, insieme allo scetticismo su un rapido cessate il fuoco in Europa, mentre Cina e Russia annunciano che d’ora in poi parleranno con una voce sola negli affari globali.

I listini continentali chiudono misti e Wall Street apre in ribasso, risale d’altra parte il prezzo del petrolio (Brent +3,6%, 114,20 dollari al barile), dopo le perdite di ieri, e continua a crescere quello del gas, nonostante il parziale dietrofront dei russi sui tempi del pagamento in rubli da parte dei paesi “ostili”.

Resta ben intonato l’euro contro dollaro (il cross è attorno a 1,16), nella parte finale di un trimestre negativo per la moneta unica, che ha sofferto molto l’avvio della guerra nell’Est Europa. Questa settimana l’euro ha guadagnato circa il 2%, segno che gli investitori hanno creduto e credono comunque ancora che la strada per la pace sia percorribile.

Continua la ripresa del rublo, che aveva quasi dimezzato il suo valore con l’inizio delle ostilità. Grazie ai severi controlli sui capitali e agli interventi della banca centrale la perdita della divisa moscovita si è ridotta al 15% circa da inizio anno.

Borse europee contrastate

Dopo l’ottimismo di ieri, sorretto dalle prime notizie sui colloqui di pace in Turchia, sui mercati è tornata dunque una moderata avversione al rischio. Piazza Affari è la migliore e chiude piatta (-0,03%, 25.300 punti base), soprattutto grazie al balzo di Telecom +6,63%. Non ha influito la telefonata tra il premier Mario Draghi e Vladimir Putin, di cui ancora non si conosce l’esito.

Sulla sponda opposta è Francoforte, -1,46%, appesantita da un quadro macro poco incoraggiante. I consulenti economici di Berlino hanno infatti tagliato le previsioni di crescita 2022 per la Germania, riducendole dal 4,6% all’1,8% a causa della guerra. Al contrario l’inflazione continuerà a correre e raggiungerà il picco del 6,1% quest’anno prima di scendere al 3,4% nel 2023, quando la crescita del pil dovrebbe rimbalzare al 3,6%. A marzo intanto ha toccato un record del 7,3% tendenziale.

Il governo tedesco ha inoltre attivato l’allarme preventivo del piano di emergenza sul gas, preparandosi a un peggioramento dell’approvvigionamento.

Se la principale economia dell’area soffre, il sentimento economico della zona euro certo non ride, anzi a marzo, secondo i dati della Commissione Ue, registra un vero crollo a 108,5 punti da 113,9 di febbraio.

A ciò si aggiunga che la presidente della Bce Christine Lagarde conferma questo quadro per tutti: nel breve periodo il blocco si troverà di fronte un’inflazione più elevata e a una crescita più lenta e c’è una notevole incertezza su quanto grandi saranno questi effetti e per quanto tempo dureranno. “Più a lungo durerà la guerra, maggiori saranno i costi”, ha detto la presidente in occasione di un evento della banca centrale di Cipro.

In questo contesto Parigi cede lo 0,74%; Madrid -0,71%; Amsterdam -0,17%. Fuori dall’area della moneta unica è in controtendenza Londra +0,54%.

Telecom regina di Piazza Affari

È Telecom il titolo superstar oggi a Piazza Affari. La compagnia telefonica è al centro di speculazioni di mercato nella prospettiva che la manifestazione d’interesse del fondo Kkr possa avere esito positivo. Secondo quanto riferisce Reuters (citando due fonti vicine alla situazione) Tim, in una lettera mandata lunedì sera a Kkr, ha chiesto ulteriori chiarimenti sui termini dell’offerta per l’intero gruppo e ha segnato il 4 aprile come termine per una risposta. “Dopo l’avvio della lettera per ulteriori chiarimenti, il mercato crede sempre di più all’offerta di Kkr e quindi specula sull’Opa”, dice un trader.

Sul listino principale rimbalza Terna, +3,8%, dopo le perdite della vigilia.

Al centro degli interessi rimane Generali, +1,98%, su cui si gioca uno scontro per il controllo della governance tra Caltagirone e Mediobanca. A favore del primo si è espresso oggi Leonardo Del Vecchio. In un’intervista a Bloomberg, Del Vecchio, altro grande azionista di Generali, dice di aver apprezzato le linee strategiche delle proposte di Caltagirone e della sua squadra. Esprimono “una visione imprenditoriale di lungo termine che non guarda solo ai dividendi, ma anche alla necessità di far crescere l’azienda”.

Torna in denaro Leonardo, +2,56%, nonostante il braccio di ferro in corso tra il premier Draghi e il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte sulla percentuale di pil da destinare alle spese militari.

In recupero i titoli petroliferi, a partire da Eni +2,18%.

La maglia nera va a Iveco -4,11%; male anche Interpump, -3,88%, reduce dalla tonica seduta di ieri. Hanno invertito la rotta, rispetto alla vigilia, anche le banche: Banco Bpm cede il 3,24%; Mediobanca -1,7%; Bper -1,97%; Intesa -1,25%; Unicredit -1,46%.

Spread in calo, salgono i tassi

Scende lo spread tra decennale italiano e tedesco, in un contesto in cui salgono i rendimenti dei due titoli benchmark: la chiusura è a 148 punti base, -0,82%. Il Btp 10 anni mostra un tasso in salita a +2,14% e il Bund di pari durata +0,65%.

Sul primario intanto è risultata buona la domanda per i Btp a 5 e 10 anni assegnati in asta dal Tesoro, ma con rendimenti in rialzo. Nel dettaglio il Tesoro ha emesso la terza tranche del BTp a 5 anni scadenza 01/04/2027 per 3 miliardi a fronte di una richiesta pari a 4,149 miliardi. Il rendimento è salito di 39 centesimi attestandosi all’1,46%. Collocata anche la nona tranche del BTp a 10 anni scadenza 01/06/2032: a fronte di richieste per 4,58 miliardi l’importo emesso è stato pari a 3,5 miliardi mentre il rendimento, in aumento di 33 centesimi sull’asta del mese scorso, si e’ attestato al 2,14%. Il regolamento dell’asta cade il prossimo 1° aprile.

Il mercato continua a monitorare con una certa preoccupazione l’appiattimento e l’inversione della curva dei rendimenti, tra breve e lungo, vista in questi giorni sui T-Bond, in quando tale inversione normalmente preannuncia una recessione.

Gas: pagamento in rubli, ma c’è più tempo

Chi ci capisce è bravo e forse in tempi di guerre, anche economiche, bisogna abituarsi a questi voltafaccia. In ogni caso, dopo aver annunciato che si passava al pagamento in rubli per il gas, nell’arco di pochi giorni, oggi il Cremlino dice che questo non accadrà immediatamente. Mosca, riferiscono le agenzie di stampa, “promette una modifica graduale”. Al contempo però afferma che la Russia lavorerà per espandere la lista delle esportazioni con pagamento richiesto in rubli. In sostanza una buona notizia è accompagnata da una cattiva notizia. Il presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin ha segnalato infatti all’Unione europea che a breve le esportazioni di greggio, grano, metalli, fertilizzanti, carbone e legname potrebbero essere prezzati in rubli a loro volta.

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