Colpo di scena nel lungo contenzioso tra Tim e il governo: la Corte d’Appello di Roma ha respinto la richiesta della presidenza del Consiglio di sospendere il rimborso del canone concessorio legato al 1998. Mentre si attende la pronuncia definitiva della Cassazione, prevista tra almeno un paio d’anni, il governo sarà costretto a restituire quanto ottenuto oltre 25 anni fa, con un conto che continuerà a lievitare fino al saldo effettivo.
La notizia ha avuto effetti positivi sul mercato: il titolo Tim è salito di oltre il 2% nella mattinata, stabilizzandosi intorno allo 0,35% nel pomeriggio. Questo potenziale incasso miliardario potrebbe rappresentare una svolta per i conti del gruppo e riaprire la strada al dividendo, atteso nel piano industriale 2025-2027.
Un conto salato: oltre 25 anni di attesa per il rimborso del canone Tim
La vicenda è iniziata più di 25 anni fa, quando Tim versò allo Stato 528,7 milioni di euro per il canone. Dopo decenni di contenziosi, ad aprile 2024 la Corte d’Appello aveva stabilito che quella somma dovesse essere restituita. Da allora, con l’aggiunta di interessi e rivalutazioni, il conto è arrivato a 995,2 milioni. E non finisce qui: per ogni anno di ritardo dal 3 aprile 2024, la cifra aumenta di quasi 25 milioni di euro in interessi. Ad oggi, il totale ha superato il miliardo e continua a crescere.
Il governo aveva chiesto una sospensione della sentenza in attesa del giudizio definitivo della Cassazione, previsto non prima del 2026. Ma la Corte d’Appello ha respinto questa richiesta, rendendo immediatamente esecutivo il pagamento.
Tim-governo: tentativo di accordo fallito
Un tentativo di trovare un accordo transattivo tra Tim e il ministero dell’Economia e delle Finanze era stato fissato per il 20 gennaio, ma non ha portato a risultati. Ora Tim può chiedere il rimborso immediato, anche se le parti potrebbero ancora tentare una trattativa. Tuttavia, con questa decisione, la società guidata da Pietro Labriola si trova in una posizione di forza che difficilmente porterà a sconti.
Un precedente che dà fiducia a Tim è quello di Vodafone, che in una vicenda simile ha già ottenuto un maxi risarcimento.
Cosa dice Tim sulla sentenza
In una nota ufficiale, Tim ha confermato la decisione favorevole della Corte d’Appello. Il gruppo “conferma di aver ricevuto comunicazione circa la decisione della Corte d’Appello di rigetto della richiesta di sospensiva”, per cui la sentenza di aprile dell’anno scorso “è provvisoriamente esecutiva, in attesa delle decisioni finali che saranno assunte dalla Corte di Cassazione a seguito del ricorso presentato dalla presidenza del consiglio dei ministri”.
La società ha sottolineato che, al momento, non sono richieste garanzie aggiuntive da parte del gruppo per l’esecuzione del rimborso.
Sparkle: a che punto siamo?
Nel frattempo, il Cda di Tim si è riunito oggi, mercoledì 22 gennaio, per discutere la cessione di Sparkle, la controllata che gestisce i cavi sottomarini. L’offerta sul tavolo, avanzata dal consorzio formato da Mef e Retelit del fondo Asterion, ha un valore di 700 milioni di euro.
Il Mef è pronto a coprire il 70% dell’operazione, ma restano ancora da definire linee di credito per 600 milioni di euro, a cui si aggiungono 100 milioni di capitale. Sebbene la firma definitiva possa richiedere ancora qualche giorno, la società sembra orientata a concludere la cessione, che non rientra più nei piani strategici del gruppo.