Le trattative tra Kkr e Cdp per trovare un’offerta comune sulla rete Tim sotto l’egida del Governo restano difficili. Lo rivela Il Sole 24 Ore, secondo cui sarebbero inoltre ricominciate le pressioni di Cdp e Macquarie per cercare di arrivare ad una soluzione con un via libera dell’Esecutivo a una possibile offerta alternativa a Kkr e ieri il Mef ha dato il primo via libera a Cdp tenendo conto dei paletti Antitrust.
Le discussioni in corso sulla rete Tim
Per il momento nessuno – Governo compreso – è ancora riuscito a trovare il bandolo della matassa. Questo, in sintesi, sarebbe l’ultimo aggiornamento sulla possibile offerta congiunta di Kkr e Cdp per la rete Tim.
Dopo l’offerta presentata da Kkr, Cdp e Macquarie avevano deciso di non presentare una contro-offerta, mentre il fondo statunitense aveva chiesto al consiglio di amministrazione di Tim di allungare di 4 settimane la durata della propria. La proroga, come reso noto dalla società guidata da Pietro Labriola, era dovuta a “una richiesta del Governo di disporre di ulteriori quattro settimane per effettuare una analisi congiunta degli aspetti pubblicistici dell’operazione concernenti i poteri esercitabili dal Governo nel settore”.
Secondo Il Sole 24 Ore, però, non si riesce a trovare un’offerta concreta tra quella di Kkr e quella di Cassa Depositi e Prestiti e quest’ultima starebbe al momento provando a definire un’offerta alternativa a quella proposta da Kkr. Nel dettaglio, Cdp e Macquarie starebbero valutando di presentare una proposta migliorativa per 1,5-2 miliardi in termini di cassa per Tim, riducendo probabilmente il valore attribuito a FiberCop e alzando la valutazione sugli altri asset di NetCo.
Le intenzioni del Governo e la disponibilità di Kkr
Secondo indiscrezioni raccolte dal giornale finanziario, il Governo vorrebbe “portare la rete Tim sotto il controllo pubblico con la realizzazione di una rete nazionale sulla quale, è stato detto, c’è l’intento di esercitare un controllo strategico“. Passare dalle parole ai fatti, però potrebbe essere più complicato del previsto.
Nel frattempo Kkr avrebbe ribadito la propria disponibilità a presentare un’offerta congiunta. Ci sarebbe però una condizione imprescindibile: l’operazione dovrebbe riuscire ad aggirare i paletti dell’Antitrust, che potrebbe mettersi di traverso a causa delle quote che Cdp detiene in Tim (9,8%) e in Open Fiber (60%). Proprio su questi paletti si sarebbero arenate le trattative in corso.
Mele (Cdp Equity): “Non dipende solo da noi”
Nel frattempo, parlando a margine dell’inaugurazione della mostra di Webuild “Costruire il futuro” alla Triennale di Milano, l’amministratore delegato di Cdp Equity, Francesco mele ha ribadito: “Non dipende solo da noi. Dobbiamo chiarire anche aspetti tecnici e quindi valuteremo e faremo il possibile per poterlo fare”. Mele ha sottolineato che “Bisogna allineare tutti gli interessi in gioco. Non è un lavoro facile”. Il motivo è presto detto: da un lato c’è la volontà del governo di creare una rete nazionale a controllo pubblico “che si può fare in molti modi e non necessariamente con noi”, ha detto Mele. “Noi abbiamo un ruolo, abbiamo già investito. Siamo un investitore in infrastrutture e quindi abbiamo una buona esperienza e pensiamo di poter contribuire al progetto”. Dall’altra ci sono gli ostacoli tecnici e dell’Antitrust.
“Noi abbiamo rapporti con tutti. A noi piace lavorare con altri investitori, quindi anche con Kkr. Per noi lavorare con altri investitori è un elemento che ci permette di fare più cose e quindi non abbiamo la presunzione di lavorare da soli. Siamo aperti”, ha concluso Mele.