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Tim, sullo scorporo della rete vertice Calenda-Genish: novità in vista

Sarà anche vero che tre indizi non sono ancora una prova ma i segnali di movimento attorno alla rete di Telecom Italia, oggi Tim, si moltiplicano. L’idea di uno scorporo e di una societarizzazione della rete sul modello Terna o Snam non è peregrina e i vertici della compagnia telefonica, ma soprattutto i francesi di Vivendi che ne sono i primi azionisti, se ne stanno convincendo per uscire dall’angolo, evitare i danni del golden power approvato dal Governo e recuperare libertà di manovra sul versante Mediaset.

Gli indizi che lo spin off della rete Tim può prendere quota si sono succeduti ad una velocità impressionante. Prima il presidente di Tim, Arnaud de Puyfontaine, che è anche l’ad di Vivendi, ha fatto capire che la sua compagnia è disposta a discutere senza pregiudizi sul futuro della rete. Poi il presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp), Claudio Costamagna ha detto in tv che la sua società sarebbe pronta a valutare l’ingresso in Tim se il Governo glielo chiedesse. Infine il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha fatto circolare un documento del partito in cui si riesamina lo stato delle infrastrutture di rete al fine di accelerare lo sviluppo della banda ultralarga in Italia e si ipotizza lo scorporo della rete Tim e la sua confluenza in una nuova società aperta a Cdp e ad altri partner come Open Fiber (gruppo Enel) per evitare un’assurda  e dispendiosa concorrenza tra reti telefoniche.

Lo scenario indicato da Orfini, che trova concordi sia il premier Paolo Gentiloni che il segretario del Pd Matteo Renzi, è non  a caso quello suggerito da mesi dal presidente di Open Fiber, Franco Bassanini.

La novità è che su questa strada si sarebbe messo anche il nuovo ad di Tim, Amos Genish. Ed è quanto il ministro Calenda verificherà veberdì nel corso del primo incontro con il ceo. Ma, secondo quanto scrive oggi “la Repubblica”, l’altra novità sarebbe rappresentata dalla accelerazione dello scorporo della rete Tim, perchè sia nel Governo che nelle società cresce la convinzione che un’operazione di tale importanza sia meglio metterla subito insicurezza e cioè realizzarla prima delle prossime elezioni politiche di primavera per evitare le variabili incontrollabili che potrebbero uscire dalle urne.

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Categories: Finanza e Mercati