Gli occhi del mercato sono concentrati su Tim in attesa del consiglio d’amministrazione in programma oggi pomeriggio. Sarà il primo board dopo l’annuncio del rafforzamento di Poste nell’azionariato, dopo che nel fine settimana la società guidata da Matteo Del Fante ha raggiunto un accordo con i francesi di Vivendi per rilevare il 15% del capitale. Una quota che si aggiunge al 9,8% acquisito a febbraio da Cdp. In totale, dunque, Poste Italiane ha in mano oggi il 24,8% della società di Tlc. In questo contesto, dopo un’apertura in ribasso, il titolo Telecom Italia ha imboccato la strada del rialzo e a metà giornata segna +0,87% a 0,3135 euro (+16,3% nell’ultimo mese), mentre le azioni Poste Italiane guadagnano lo 0,9%.
Il cda di oggi
All’ordine del giorno del board odierno ci sono i temi della politiche di remunerazione del management e delle deliberazioni in vista dell’assemblea annuale dei soci, che è stata spostata da aprile al prossimo 24 giugno. Rispondendo a una domanda su un possibile anticipo dell’assise, tra l’altro, l’ad di Tim Pietro Labriola ha affermato che “ci sono dei tempi tecnici per fare tutto” e ha negato che nel corso del cda di oggi possano essere prese decisioni in merito. Nonostante l’argomento non sia all’ordine del giorno, appare più probabile invece che i consiglieri parlino delle conseguenze del passaggio di quote tra Vivendi e Poste, anche perché bisognerà capire come e quando inserire i rappresentanti di quest’ultima nel consiglio, ma anche quanti. Potrebbero essere due i nomi di peso che faranno il loro ingresso nel board, un numero sufficiente per far sentire la propria voce, ma lontano dalla maggioranza che obbligherebbe Poste a consolidare i conti di Tim nel suo bilancio.
“Siamo contenti di avere un azionista di riferimento che vede la partecipazione in Tim come una partecipazione strategica e penso che sia importante per la nostra azienda e per il sistema Paese”, ha affermato questa mattina Labriola, parlando del nuovo assetto con Poste italiane, a margine dell’inaugurazione della rete 5G nelle stazioni giubilari della metro A.
Vivendi rinuncia all’azione legale
Nel frattempo, qualche novità interessante arriva dalla Francia. Sembra infatti che Vivendi abbia intenzione di mettersi definitivamente alle spalle il “capitolo Tim”. La società dovrebbe ritirare la causa legale promossa contro la compagnia per contestare la vendita della rete Tim al fondo americano Kkr per 18,8 miliardi.
Subito dopo i francesi dovranno decidere cosa fare di quel 2,5% del capitale di Tim ancora in loro possesso. Vendere subito o aspettare e approfittare del rialzo del titolo.
L’ipotesi Iliad
C’è poi un altro argomento caldo che prima o poi dovrà essere affrontato. “In Europa tutti quanti stanno dibattendo riguardo alla possibilità del consolidamento. Guardate in Francia, si parla di passare da 4 a 3 operatori di tlc”, quindi, “io auspico che a livello europeo il consolidamento venga accelerato”, ha detto stamattina Labriola. Parole che alcuni hanno interpretato come un “assist” a Iliad, mentre sul mercato continuano a rincorrersi voci sulle possibili nozze tra i due operatori.
Lo scorso febbraio Iliad, insieme a Cvc, aveva già tentato di fare la prima mossa, ma poi la discesa in campo di Poste ha sparigliato le carte in tavola, mandando in soffitta l’iniziativa. Adesso però il tema torna sul tavolo, tanto che secondo il Corriere, “le analisi sarebbero già in corso”. Non solo. Citando tre fonti a conoscenza dei fatti, Reuters rivela che Poste sarebbe aperta a discutere con Iliad un’eventuale fusione tra l’azienda francese e Tim, nell’ambito del processo di consolidamento del settore delle telecomunicazioni in Italia.
Nell’annunciare l’ulteriore aumento della sua partecipazione, l’azienda guidata da Matteo Del Fante ha inoltre rimarcato di voler svolgere il ruolo di partner industriale per Tim sul lungo periodo, favorendo le sinergie tra le attività delle due aziende e promuovendo il consolidamento del settore tlc in Italia. Un progetto che potrebbe passare attraverso l’integrazione di Tim e Iliad che ridurrebbe il numero di operatori di rete mobile in Italia da quattro a tre e potrebbe risolvere almeno in parte il problema della concorrenza sui prezzi nel mercato retail delle telecomunicazioni.