Non è ancora Opa, ma il conto alla rovescia è scattato e presto si conoscerà la verità e cioè se il progetto di KKR può tradursi o no in una vera e propria Opa sul 100% delle azioni di Tim, la maggiore delle compagnie telefoniche in Italia.
Un indizio molto forte dell’intenzione del fondo americano di non mollare e di arrivare appena possibile al lancio dell’offerta su Tim è venuto ieri dalla banca JP Morgan che si è detta pronta a finanziare l’Opa: serve solo, come ricorda stamattina la Repubblica, “una due diligence leggera per confermare il piano industriale e giustificare il premio sul prezzo offerto”.
Sulla fattibilità dell’operazione deve però prima pronunciarsi il Comitato dei consiglieri indipendenti di Tim, presieduto da Salvatore Rossi, che non intende perdere tempo e che a breve potrebbe nominare come advisor Lazard e Rothschild. Poi naturalmente sarà il Governo Draghi a valutare il rispetto delle tre condizioni che il premier ha indicato come vincolanti per dare il via libera all’Opa: la sicurezza della rete, le tecnologie e la difesa dell’occupazione.
I sindacati si preoccupano per la sorte dei 40mila posti di lavoro di Tim ma proprio lo spezzatino, e cioè la separazione concordata tra rete e servizi di Tim, potrebbe smontare il gruppo verticalmente integrato che è oggi l’incumbent, aprire la strada alla rete unica nella forma gradita anche all’Antitrust europeo e, per questa via, dare un futuro più sicuro a Tim garantendo – in parte nella rete e in parte nei servizi – i posti di lavoro. Si vedrà.