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Tim, nuovo affondo di Elliott: “Vivendi ha fallito”

FIRSTonline

Un botta e risposta senza fine quello che si sta realizzando tra Elliott e Vivendì in vista dell’assemblea di martedì 24 aprile, divenuta ormai un vero e proprio giorno del giudizio sul futuro di Telecom Italia.

Dopo le parole al vetriolo contenute nel documento diffuso da Tim attraverso il quale il management ha bocciato sonoramente il piano presentato dal fondo Usa per la società, oggi tocca al veicolo di Paul Singer passare al contrattacco e dire la sua su quello che dovrebbe essere il percorso da seguire per il colosso italiano delle tlc.

LA RISPOSTA DI ELLIOTT

E il Fondo Usa non c’è andato leggero. Ellliot ritiene che “la dichiarazione di Vivendi del 17 aprile manchi di sostanza e sia piena di luoghi comuni che non affrontano dall’inizio i problemi che hanno afflitto Tim sotto la direzione di Vivendi. In particolare, Vivendi si riferisce ripetutamente a se stessa come l’azionista “principale” di Tim. In realtà non lo è; è solo il più grande azionista e Elliott ritiene che gli interessi di Vivendi non siano più importanti di quelli di altri azionisti di Tim”. Inoltre, contrariamente alle affermazioni di Vivendi, Elliott “è fermamente convinta che non sia mai prematuro per le aziende creare valore per i propri azionisti”.

Il fondo sostiene ancora che “gli azionisti necessitino di un consiglio congiunto, non di uno diviso e impantanato in un contenzioso con i propri sindaci. Gli azionisti meritano l’opportunità di sbloccare un valore significativo sostenendo la proposta di Elliott, che inizia con l’elezione di un consiglio di amministrazione veramente indipendente il 24 aprile”.

Il riferimento è proprio all’assemblea del 24 aprile che avrà all’ordine del giorno la richiesta di revoca presentata dal fondo Elliott dei 6 consiglieri espressione del socio francese con conseguente integrazione del consiglio con 6 nuovi rappresentanti indipendenti, il clima si fa dunque sempre più incandescente. Ricordiamo che per domani, venerdì 20 aprile, è prevista l’udienza al tribunale di Milano sui ricorsi d’urgenza presentati dal cda di Telecom e da Vivendi contro la decisione del collegio sindacale di accogliere le richieste del veicolo statunitense di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea di Telecom del 24 aprile. La decisione del giudice è attesa per lunedì, proprio alla vigilia dell’assemblea.

ELLIOTT: VIVENDI “HA CONFLITTI DI INTERESSE”

La gestione di Telecom Italia “dovrebbe essere guidata dall’attuale ceo (Amos Genish, ndr) e da un consiglio di amministrazione piuttosto che da un singolo azionista”. Afferma il fondo americano, precisando inoltre di non essere riuscito a “identificare alcun esempio precedente di una società di telecomunicazioni che richiedesse a una azienda di media di controllare il proprio consiglio di amministrazione al fine di creare valore per gli azionisti”

Telecom Italia, continua Elliott, “ha bisogno di un consiglio composto da amministratori veramente indipendenti che metterà finalmente al primo posto gli interessi degli azionisti”. Poi l’affondo: “Vivendì non ha avuto “alcun riguardo per una corretta governance e ha mostrato numerosi conflitti di interesse”.

Elliott aggiunge poi che “quando le autorità italiane affermano pubblicamente che Vivendi è un “pessimo” azionista, è chiaro che lo status quo è insostenibile. E’ tempo di cambiare in Telecom Italia”.

Non solo, il veicolo americano include nella sua invettiva anche Mediaset, (di cui Vivendì deteneva una quota del 19% trasferita una settimana fa in un blind trust per ottemperare alle richieste dell’Agcom), affermando che i francesi non sono riusciti “a cooperare con il regolatore e il governo italiano non solo per Telecom Italia, ma anche nel suo precedente tentativo di acquisizione ostile di Mediaset”.

La sequela di accuse non finisce. Secondo gli statunitensi infatti Vivendi avrebbe agito avvantaggiando solo se stesso, come dimostrano “le operazioni con parti correlate che consentono a Vivendi di trarre benefici per le società del gruppo come Canal Plus e Havas, a danno di Tim e dei suoi azionisti”. “Ci sono numerosi esempi – continua Elliott – che mostrano che Vivendi abbia agito nel suo unico interesse: incluso il blocco della conversione delle azioni di risparmio, le violazioni del “golden power” e della Legge Gasparri, la nomina di amministratori non indipendenti, la nomina di manager con ruoli conflittuali come Michel Sibony”.

IL TITOLO TELECOM ITALIA

Elliott si è poi concentrato sulla prestazione del titolo, che giovedì a Piazza Affari ha aperto con +2% e alle 14,25 guadagna l’1,67% (+6% nell’ultimo mese): “In poco più di due anni il titolo di Tim è sceso di oltre il 35%. L’andamento negativo della performance dei titoli azionari di Tim – aggiunge il fondo – ha subito un’accelerazione da quando i candidati di Vivendi sono entrati nel consiglio di amministrazione nel dicembre del 2015”.

LA CONTRORISPOSTA DI VIVENDI 

“Vivendi è impegnata ad investire in Italia, finora ha investito 4 miliardi. La nostra strategia punta alla convergenza di contenuti e distribuzione e Tim e’ una fantastica opportunita'”, ha affermato il portavoce dei francesi  durante un incontro con la stampa italiana al margine dell’assemblea del gruppo. “Dopo il 4 maggio continueremo ad essere il principale azionista di Telecom, qualunque cosa accada. Non andremo via”, ha insistito l’esponente del gruppo francese, sottolineando che Vincent Bollore “è in Italia da 19 anni e questa agitazione su Telecom è iniziata tre mesi fa”. Elliott ha strategie di breve termine e vuole smantellare in tutti i dossier in cui è entrato in Europa, “non ha un ‘love affaire’ con l’Italia”, ha poi rilevato.

Vivendì si mostra poi fiduciosa sull’esito della partita assembleare con il fondo di Paul Singer, ovvero su come si schiereranno gli investitori. “Il ceo Genish ha fatto un road show e ha visto molti investitori. E’ stato ascoltato e le reazioni sono state molto positive”, ha spiegato il portavoce.

I francesi hanno infine commentato l’ingresso nel capitale di Telecom Italia di Cassa Depositi e Prestiti, giudicandolo “positivo” dato che Cdp ha “strategie di medio-lungo termine”.

In mattinata aveva detto la sua anche l’ad di Telecom Italia, Amos Genish. In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, il Ceo ha infatti dichiarato: “Tim è un progetto che mi sta a cuore e considero un privilegio restarne alla guida. Certamente se cambia la composizione del Consiglio il piano andrà riconfermato, occorrerà verificare se nel board ci sarà un clima di fiducia e allineamento col Ceo: è una questione di chimica”.

DE PUYFONTAINE: “CRITICHE DI ELLIOTT CONTRARIE ALLA REALTÀ DEI FATTI”

Secondo Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi e presidente di Telecom, le critiche avanzate dal fondo Elliott al gruppo francese per la gestione della società italiana sono “contrarie alla realtà dei fatti”, visto che la performance dell’operatore di tlc è “la migliore da dieci anni a questa parte. Vi ricordo che, da quando è entrato Vivendi, c’è stato l’annuncio dell’arrivo di Iliad sul mercato italiano che crea molte speculazioni e che durante la primavera 2016 c’è stato l’annuncio della creazione di Open Fiber. Inoltre, c’è un contesto economico europeo e italiano in particolare incoraggiante. Tutti questi fattori hanno impattato sul valore dell’azione. Telecom sta realizzando le migliori performance da dieci anni, questo non lo ha detto nessuno”.

Quanto al progetto industriale, che integra la separazione volontaria della rete, “è qualcosa di cui si parlava da oltre un decennio, noi lo facciamo”, ha aggiunto il manager. Quindi, i commenti di Elliott sono mirati a giustificare la contrarietà al progetto sostenuto da Vivendi e sono “contrari alla realtà. Bisogna essere seri”, è la conclusione.

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