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Tim, Labriola spiazza Vivendi: in Cda entra Pansa e Kkr si avvicina

TIM

Colpo di scena nel board di Tim. Il consiglio di amministrazione ha proceduto, a maggioranza, alla cooptazione di Alessandro Pansa come consigliere. Pansa entra al posto di de Arnaud Puyfontaine (rappresentante dei francesi che ha lasciato la sua poltrona). Resta dunque fuori Luciano Carta (ex presidente di Leonardo) il candidato di Vivendi, primo azionista del gruppo di telefonia italiano con il 23,7%. Il secondo azionista di Tim è Cassa depositi e prestiti, controllata dal tesoro, che possiede il 9,8%. Pansa è attualmente presidente di Sparkle (la rete di collegamenti sottomarini che fa capo a Tim), oltre che di Telsy, altra realtà del gruppo Telecom che si occupa di cybersecurity. Dal 2013 al 2016 è stato capo della Polizia e dal 2016 al 2018 direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

La nomina di Pansa è indubbiamente uno schiaffo sonoro per il gruppo francese, che secondo il Sole 24 Ore, sarebbe pronto a convocare immediatamente un’assemblea ritenendo un affronto la mancata considerazione da parte del Cda del fatto che l’indicazione sul nome arriva dal primo azionista.

Tim, rush finale per la rete

Tim ieri, mercoledì 14 giugno, ha chiuso in rialzo del 4,5% a 0,25 euro per azione. A spingere il titolo dell’ex monopolista telefonico la speculazione sul dossier rete che avrà il suo prossimo passo al cda del 19 giugno, quando verrà fatta una prima valutazione delle offerte migliorative presentate da Kkr e dal consorzio Cdp/Macquarie. Ma la decisione finale arriverà il 22 giugno. Lo scenario è movimentato dalle attese per la possibile entrata in scena di F2i, il maggiore gestore indipendente italiano di fondi infrastrutturali. Qualche giorno fa fa le offerte iniziali sono state riviste al rialzo e portate intorno ai 22 miliardi. Tuttavia, Vivendi – ormai ai ferri corti con Labriola – giudica questa cifra ancora insufficiente, considerando almeno 30 miliardi di euro la cifra congrua. E la cooptazione di Pansa come consigliere sposta l’ago della bilancia, rafforzando il ruolo e il consenso nei confronti dell’ad, Pietro Labriola, ormai ai ferri corti con Vivendi. Uno scenario ben diverso se invece nel Cda fosse entrato l’uomo espressione dei francesi, ossia Carta.

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Categories: Economia e Imprese