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Tim-Kkr verso accordo per acquisire Open Fiber: titolo corre

Imagoeconomica

Tim vicina a un accordo con KKR per creare un “campione nazionale” della fibra ottica. Un’indiscrezione che nella mattinata del 13 febbraio ha spinto al rialzo le azioni Telecom Italia, portandole in vetta al Ftse Mib. Alle 11.30 il titolo segna +2,59 a 0,519 (max intraday +3,2% a quota 0,5223 euro) e si allontana dai minimi di 0,478 toccati lo scorso 3 febbraio. 

Secondo i rumors riportati da Bloomberg il fondo di private equity americano KKR dovrebbe affiancare Tim nell’acquisto di Open Fiber investendo anche nella rete secondaria del gruppo guidato da Luigi Gubitosi. Il progetto, se realizzato, porterà alla creazione di una infrastruttura di rete unica in fibra, un dossier di cui si parla da mesi.

Open Fiber è la controllata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti che si occupa della realizzazione in tutto il Paese della rete a banda ultralarga in fibra ottica. Lo scorso giugno Tim e i due azionisti hanno annunciato la firma di un non-disclosure agreement, avviando negoziati su una possibile integrazione tra la rete in fibra di Tim e quella di Open Fiber. A rallentare i negoziati sono arrivate però diverse criticità, tra cui la riluttanza di Enel a vendere la propria quota di Open Fiber. Pochi giorni fa, il numero uno di Enel, Francesco Starace, ha ribadito: “Non sentiamo pressione a vendere. Siamo molto soddisfatti della nostra partecipazione in Open Fiber e ora stiamo iniziando a investire nella fibra ottica anche in altri Paesi, in particolare in Sud America. Vediamo sinergie in questo impegno e non abbiamo intenzione di separarci dalla partecipazione in Open Fiber che è anche cresciuta in modo significativo in termini di valore”. 

Secondo Bloomberg, da diverse settimane Tim sarebbe in contatto con alcuni dei più importanti fondi infrastrutturali internazionali allo scopo di spingere sulla rete unica in fibra. La scelta, sottolinea l’agenzia di stampa, sarebbe ricaduta su KKR per la disponibilità del fondo Ua a indirizzare una quota di minoranza del suo investimento alla rete secondaria di Tim (quella da dopo i cabinet arriva fino alle abitazioni), valutata tra i 7-7,5 miliardi.

“Gli ostacoli al deal con OF sarebbero ancora diversi (regolamentari, negoziali), ma il dossier avrebbe un’inattesa accelerazione e l’ingresso di KKR costituirebbe un passaggio intermedio comunque positivo, in quanto potrebbe fare emergere un ulteriore asset (oltre a Inwit e ai data centers) su cui c’è disallineamento tra multipli del gruppo e multipli degli asset controllati. Una valutazione dell’asset rete a 10 volte il rapporto Enterprise Value/ebitda farebbe emergere circa 3,5 miliardi di extra valore per il gruppo, oltre ad aprire a ipotesi di consolidamento che consentirebbero sinergie di capex”, commenta Equita Sim. 

Tornando a Piazza Affari, a spingere al rialzo le azioni Telecom Italia contribuisce anche la trimestrale positiva pubblicata il 12 febbraio dalla controllata brasiliana Tim Participacoes, che ha registrato un utile trimestrale migliore delle attese grazie a un aumento della spesa media dei consumatori. Tim Brasil ha chiuso il quarto trimestre con profitti per 756 milioni di reais (174,5 milioni di dollari), superando i 599,4 milioni previsti dal consensus di mercato. I ricavi sono cresciuti del 2,9% grazie alla vendita di servizi ad alto valore, come le connessioni internet ad alta velocità, e all’incremento delle spese mensili dei clienti con schede prepagate. I costi sono calati dello 0,7%, mentre l’ebitda è pari a  2 miliardi di reais, poco sotto delle attese (2,2 miliardi) ma comunque al livello più alto mai registrato dalla società. Le azioni di Tim Participacoes sono salite del 17% ieri dopo risultati più forti del previsto e dopo che l’amministratore delegato ha detto che il consolidamento in Brasile potrebbe accelerare nel 2020.

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