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Tim, il Cda prepara la sua lista per l’assemblea di aprile. Labriola capofila, Mef sceglierà il Presidente. Vivendi contro

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Ha preso il via la corsa che dovrà portare al rinnovo del consiglio di amministrazione di Tim e a guidare le operazioni sarà l’attuale presidente Salvatore Rossi. Il cda si è riunito per avviare le procedure necessarie e ha fornito un primo orientamento positivo sulla opportunità di far scendere la composizione del board da 15 a nove componenti.

Tim, il disegno: Labriola ancora alla guida

Un cda più snello ma ancora guidato da Pietro Labriola il cui compito, riorganizzare il gruppo e tagliare il debito, non è ancora concluso. Questi sono i contorni di un disegno che Tim comporrà nei prossimi mesi, arrivando al 23 aprile con una lista di nomi da proporre ai soci, in occasione dell’assemblea che dovrà anche approvare i conti 2023 e il nuovo piano.

Tim, verso la riduzione del cda da 15 a 9 membri

Una proposta che dovrà comunque passare all’approvazione dell’assemblea. In ogni caso, come sottolinea una nota diffusa al termine della riunione del board, “il consiglio ritiene opportuna una riduzione del numero dei suoi componenti rispetto a quello attuale di quindici amministratori”. “In particolare, in considerazione dell’evoluzione prospettica dell’attività della società e del suo perimetro di business conseguente all’esecuzione del piano di delayering, appare adeguata la nomina di un consiglio di amministrazione di nove componenti”, si legge.

Alla corsa il consiglio uscente parteciperà come previsto con una sua lista. “In considerazione della necessità di dare continuità alle azioni in corso in un passaggio molto delicato e unico di cambiamento della realtà societaria – spiga Tim – il consiglio di amministrazione ha deciso all’unanimità di avvalersi della facoltà di presentare una propria lista che ambisce a essere di maggioranza, come già avvenuto in occasione del precedente rinnovo”.

Salvatore Rossi guida i lavori per la lista

Il processo avviato oggi “passerà per un’iniziale fase di sondaggio dell’azionariato e dei rappresentanti del mercato per procedere, dapprima, alla definizione di tali profili e alla stesura di una prima e ampia lista di possibili candidati e, infine, di una short-list”. Il coordinamento delle attività è stato affidato al presidente Salvatore Rossi, “in quanto figura indipendente e super partes e che peraltro ha già comunicato di non volersi ricandidare; a lui spetterà altresì il compito di tenere costantemente aggiornato sull’avanzamento del processo il consiglio di amministrazione che assumerà tutte le determinazioni di competenza, con il supporto del Comitato per le nomine e la remunerazione”.

Tim, l’iter e le tappe per il nuovo cda

L’iter ha le sue tappe: la lista per il cda dovrà essere resa pubblica 45 giorni prima dell’assemblea, verosimilmente il 6 o il 7 marzo, quando il consiglio di amministrazione della Telco è già convocato per l’approvazione del bilancio. Di lì ci saranno 15 giorni per la presentazione di eventuali altre liste.

Seguendo l’apposita procedura, approvata dal cda, Rossi avvierà una consultazione con Vivendi, azionista di riferimento con il 23,75% e con Cdp che detiene il 9,81% del capitale e sonderà il mercato confrontandosi con investitori professionali, associazioni di rappresentanza e proxy advisors.

Tim, con la separazione della rete in corso e la cessione a Kkr in fieri, è consapevole di trovarsi “in un passaggio molto delicato e unico di cambiamento della realtà societaria” e vuole dare continuità alla sua governance. Rossi, lo si diceva, non si ricandiderà e sono già circolati alcuni rumors sulla possibile nuova presidenza. Labriola ha invece dato la disponibilità per un nuovo mandato.

Il ruolo di Vivendi

L’incognita resta Vivendi, che non ha rappresentanti in cda e se non vuole tornare a consolidare la sua partecipazione dovrà continuare a restare fuori ma potrebbe, come fatto in passato quando si è trattato di assegnare il posto lasciato libero da Arnauld de Puyfontaine, suggerire alcuni nomi graditi.

Per presentare la propria rosa di candidati bisogna avere una partecipazione pari almeno allo 0,5%: l’unico a uscire allo scoperto a fine ottobre era stato il fondo lussemburghese Merlyn con un piano alternativo alla vendita di Netco che, però, ha una quota notevolmente inferiore.

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