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Tim fissa per il primo luglio la cessione della rete a Kkr. Ecco cosa accadrà dopo

Un’operazione che farà di Tim la prima compagnia telefonica europea a separarsi dalla propria rete fissa. L’ad Labriola: “Dal 2 luglio diventeremo come gli altri operatori”. Ma resta il nodo Sparkle

Tim fissa per il primo luglio la cessione della rete a Kkr. Ecco cosa accadrà dopo

È ufficiale: Tim ha fissato con il fondo Kkr la data del 1° luglio per completare la cessione di NetCo a Optics BidCo per 22 miliardi di euro. Questa operazione mira a ridurre il debito e rilanciare l’ex monopolio telefonico in difficoltà. Il governo Meloni ha già dato il via libera, come parte di un accordo più ampio per co-investire nella rete, acquisendo fino al 20% di un asset strategico. Il fondo infrastrutturale italiano F2i deterrà una quota del 10%, mentre il fondo sovrano di Abu Dhabi e il Canada Pension Plan avranno rispettivamente il 20% e il 17,5%.

Tim ha anche modificato il calendario societario per il 2024: il Consiglio di amministrazione si riunirà il 31 luglio per esaminare i dati pre-consuntivi al 30 giugno e il 26 settembre per approvare la relazione intermedia sulla gestione. Resta confermata la data del 13 novembre per l’approvazione dell’informativa finanziaria al 30 settembre 2024.

In Piazza Affari, il titolo della telco sale di oltre il 3% a un’ora dalla chiusura.

Tim dopo la cessione della rete

Attualmente, la rete di linea fissa in fibra e rame di Tim copre quasi l’89% delle famiglie italiane, con cavi in fibra che si estendono per oltre 23 milioni di chilometri in tutto il paese. Ma cosa accadrà dopo la vendita della rete?Tim trasferirà oltre metà dei suoi dipendenti italiani alla nuova società controllata dal fondo americano, rimanendo con circa 16mila dipendenti in Italia. Inoltre, ridurrà il debito di 14 miliardi di euro e la leva finanziaria a 1,6-1,8 volte gli utili core.

Secondo il piano dell’amministratore delegato Pietro Labriola, la vendita della rete permetterà a Tim di avere maggiore flessibilità commerciale per competere nel mercato dei servizi retail e di esplorare nuove opportunità di M&A e partnership. Tim manterrà le divisioni Tim Consumer, che opera nel mercato dei servizi Internet e telefonia per clienti privati e piccole aziende, e Tim Enterprise, che fornisce servizi di connettività, cloud e sicurezza informatica per le grandi aziende. In Brasile, la telco continuerà a operare tramite la controllata Tim Brasil.

Il nodo Sparkle

Resta da risolvere la questione Sparkle. Entro il Cda del 31 luglio potrebbe arrivare una nuova offerta da parte di Asterion e del Mef per la società dei cavi sottomarini, con una valutazione vicina agli 800 milioni di euro attesi da Tim. Ma ancora un nulla di fatto: “Se fosse arrivata avremmo dovuto comunicarlo” ha risposto l’ad.

La precedente offerta di 650 milioni di euro era stata ritenuta insoddisfacente. La cessione di Sparkle sarebbe positiva, contribuendo ulteriormente al de-leverage del gruppo.

Tim vuole anche vendere anche la partecipazione residua del 3% in Inwit, la società delle torri di trasmissione, che dovrebbe fruttare intorno ai 300 milioni.

Labriola: “Liberi di competere”

Intervenendo a un convegno a Milano, l’ad Labriola ha dichiarato che la cessione della rete è irreversibile: “Abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie”. Ha aggiunto che l’operazione permetterà di ridurre l’indebitamento e di eliminare vincoli burocratici che impedivano la competizione con altri operatori.

Labriola ha spiegato che “l’Italia è un unicum nel panorama europeo perché, per motivi storici, c’era una sola rete di telecomunicazioni. Questo ha permesso ai nostri concorrenti di affittare da Tim la rete. Come se io stesso, quando vendo servizi ai miei clienti, acquisto da me stesso”. Questa situazione è stata vista, ha continuato Labriola, “come una presunzione di poter approfittare di un vantaggio competitivo. E siccome i concorrenti non possono approfittare, tu devi disporre una serie di vincoli. Vincoli che ormai erano anacronistici”.

A Milano, ad esempio, Tim ha una quota del 18% di mercato. “Per questo abbiamo degli obblighi per definire i nostri prezzi e le nostre modalità di competizione. Ad esempio, dobbiamo comunicare ad Agcom che i nostri prezzi non permettono arbitraggio contro i concorrenti, che sono piccoli e deboli. Dal 2 luglio i vincoli verranno meno e diventeremo come gli altri operatori” ha concluso Labriola.

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