Nessun accordo tra Tim e Elliott dopo l’incontro di ieri a Londra tra l’ad della compagnia telefonica, Amos Genish, e i rappresentanti del fondo americano, decisi a lanciare una sfida aperta a Tim sulla governance, investendo e cercando alleati in vista dell’assemblea del 24 aprile, per la quale stanno già preparando la propria lista di candidati.
Secondo indiscrezioni, i rappresentanti del fondo Elliott avrebbero contestato i numeri del bilancio e del nuovo piano strategico di Tim, ma soprattutto avrebbero marcato le distanze sulla governance per preparare la sfida nell’assemblea di aprile. Che Elliott faccia sul serio lo si deduce dal fatto che finora ha investito 800 milioni per acquistare il 4,9% di azioni ordinarie e il 3% di azioni di risparmio di Tim, che non esclude di crescere ulteriormente fino a poco meno del 10% e che sta cercando alleati.
Già nei giorni scorsi il fondo Elliott avrebbe avuto contatti con Norges e BlackRock che insieme rappresentano il 9% di Tim: se il fronte dei tre gruppi si unisse, il primo azionista della compagnia telefonica – cioè i francesi di Vivendi che hanno investito in tutto 3,89 miliardi di euro e che detengono il 23,9% – potrebbe avere più di un problema in assemblea, dove oltre al bilancio 2017 e alla remunerazione dei manager dovrebbe essere all’ordine del giorno la nomina di un nuovo amministratore, in sostituzione del vicepresidente uscente, Giuseppe Recchi.
I giochi, insomma, sono aperti e chi ne beneficia è il titolo di Tim in Borsa, dove da giorni sta facendo scintille.