Telecom Italia e Vivendi hanno presentato ricorso al Tribunale di Milano contro la decisione del Collegio Sindacale di integrare l’agenda dei lavori dell’Assemblea dei soci. Lo comunica Telecom in una nota, precisando di aver chiesto ai giudici l’adozione di provvedimenti di urgenza entro la data dell’Assemblea, convocata per il 24 aprile.
L’integrazione dell’ordine del giorno era stata richiesta da Elliott, fondo americano entrato da poco nel capitale della società, e prevede la revoca dei sei consiglieri d’amministrazione di nomina Vivendi (accusati di conflitto d’interessi) da sostituire con altri sei consiglieri proposti da Elliott stesso e con requisiti d’indipendenza.
La risposta di Vivendi è arrivata pochi giorni dopo con le dimissioni in massa dei sette consiglieri di sua nomina più quelle di Giuseppe Recchi – le prime a valere dal 24 aprile, la seconda immediata dal 22 marzo – decisione che ha fatto decadere l’intero Cda. L’azionista di controllo francese, inoltre, ha preso tempo facendo slittare l’assembla sul rinnovo del Cda al 4 maggio.
A questo punto, lo scontro franco-americano in Telecom si deciderà con la conta dei voti in assemblea. Secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, Elliott conterebbe oltre all’appoggio della Cdp (vicina al 5%), anche su quello di BlackRock (al 4,9%) e di altri investitori italiani che complessivamente avrebbero circa il 5% del capitale (in particolare Mediolanum, Eurizon e Anima, che avrebbero intorno all’1% ciascuno). In questo modo il fondo Usa avrebbe già il sostegno di circa il 24% del capitale, la stessa quota in mano a Vivendi, primo azionista con il 23,9% di Telecom. Sull’altro versante, quello di Vivendi, invece sembra si siano mossi i fondi francesi in soccorso di Vincent Bolloré. Secondo alcuni rumours riportati dal Sole 24 Ore, dietro al vorticoso giro di scambi dei giorni scorsi ci sarebbero anche i fondi francesi con un potenziale 5%. Oggi il titolo Telecom Italia è in calo a Piazza Affari
Intanto, giovedì il Governo è intervenuto nella partita Telecom con una doppia decisione. Il Consiglio dei ministri ha deliberato di non esercitare il golden power sulla partecipazione di Cdp e di far slittare di un mese l’iter per l’eventuale sanzione a Tim (sempre in virtù del golden power) per la violazione degli obblighi comunicazione da parte di Vivendi, che avrebbe dovuto far sapere di detenere il controllo di fatto della tlc italiana.