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Tim: ebitda +10%, debito in calo a 7,2 miliardi e grandi manovre tra Poste e Cdp senza escludere Iliad. Labriola: “No preferenze, conta il risultato”

FIRSTonline

Tim archivia il 2024 con numeri in crescita e prepara il ritorno del dividendo. I ricavi totali sono aumentati del 3,1%, toccando i 14,5 miliardi di euro, grazie soprattutto al contributo di Tim Brasil, che ha dato una spinta significativa ai risultati complessivi. Anche l’ebitda di gruppo segna un +8,3%, arrivando a 4,3 miliardi di euro, con una performance positiva sia in Italia che in Brasile (2,2 miliardi in entrambi i mercati). Ma la grande novità arriva proprio sul fronte della remunerazione degli azionisti: secondo le previsioni del ceo Pietro Labriola, Tim punta a ripristinare il dividendo dal 2026, con un payout pari al 70% della cassa generata nel biennio successivo. Nel 2027 e 2028, si prevede una distribuzione di circa 500 milioni di euro nel 2027 e 600 milioni nel 2028, con l’obiettivo di restituire valore agli azionisti e consolidare la solidità finanziaria del gruppo.

A Piazza Affari, il titolo è sotto i riflettori dopo il rally degli ultimi giorni, alimentato dalle voci su un possibile riassetto strategico. A far discutere sono le indiscrezioni su un possibile scambio di quote tra Poste Italiane e Cdp, oltre all’interesse di Iliad. Intanto ieri il Cda ha approvato all’unanimità l’offerta vincolante per Sparkle della cordata Tesoro-Reteliet (Asterion).

I conti 2024 di Tim

I ricavi complessivi del gruppo hanno raggiunto i 14,5 miliardi di euro, in crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente, spinti da un buon andamento internazionale, soprattutto in Brasile, mentre in Italia l’incremento è stato più contenuto (+1,5%) per un totale di 10,2 miliardi di euro. Bene i ricavi da servizi, in crescita del 3,4% a 13,5 miliardi, di cui 9,3 miliardi dal mercato domestico (+2%).

L’ebitda di gruppo è cresciuto dell’8,3% toccando i 4,3 miliardi, con lo stesso incremento sia per l’Italia che per il Brasile (2,2 miliardi). Ancora meglio l’ebitda after lease, che è salito del 10,1% a 3,7 miliardi, grazie a un robusto +8,5% sul mercato domestico (2 miliardi).

Sul fronte del debito, Tim ha ridotto il debito finanziario netto rettificato after lease a meno di 7,3 miliardi di euro, grazie alla cessione di FiberCop e della quota residua in Inwit. La leva finanziaria è scesa a 2 e l’obiettivo è di portarla a 1,1 nel prossimo triennio.

Le performance delle unità di business

Nel dettaglio delle singole unità, Tim Consumer ha chiuso l’anno con ricavi in leggero aumento (+0,6%) a 6,1 miliardi di euro, grazie al repricing delle offerte e al contenimento del churn. La piattaforma di customer service ha beneficiato delle offerte combinate di connettività e intrattenimento e della crescita dei servizi Ict per le Pmi (+7%).

Tim Enterprise si conferma il motore di crescita in Italia, con ricavi pari a 3,3 miliardi di euro (+4,1%). Anche i contratti firmati sono aumentati, raggiungendo i 4,1 miliardi (+500 milioni rispetto al 2023), grazie soprattutto al Polo Strategico Nazionale, che è passato da 300 a 520 milioni. La strategia di riduzione dei costi ha portato a un risparmio di 200 milioni di euro.

Tim Brasil: un’altra annata in crescita

Tim Brasil continua la sua crescita inarrestabile, segnando il settimo trimestre consecutivo di performance positiva. Nel 2024, ha registrato ricavi in aumento del 6,6% a 25 miliardi di reais (circa 4,3 miliardi di euro), con un ebitda in crescita dell’8% a 12,6 miliardi di reais. L’utile netto ha fatto un balzo del 17,1% a 3,16 miliardi di reais (circa 530 milioni di euro).

I ricavi da servizi sono saliti del 6,4% a 24,58 miliardi di reais, con il mobile a farla da padrone (23,2 miliardi), mentre il settore fisso ha contribuito con 1,33 miliardi di reais. Il piano industriale 2025-2027 prevede una crescita media annua dei ricavi del 5% e un ebitda in aumento tra il 6% e l’8%. La generazione di cassa operativa dovrebbe migliorare, passando da un range dell’11-14% a 14-16%.

Tra il 2025 e il 2027, la controllata brasiliana prevede di remunerare i soci con 13,5-14 miliardi di reais (circa 2,3 miliardi di euro). “Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi e chiuso un altro anno in crescita, contribuendo allo sviluppo del Paese,” ha dichiarato l’ad di Tim Brasil, Alberto Griselli, sottolineando il successo della strategia basata su innovazione e qualità.

Il piano industriale 2025-2027

Tim ha aggiornato i suoi obiettivi finanziari (senza considerare Sparkle), prevedendo una crescita media annua del 3% per i ricavi, partendo dai 13,7 miliardi del 2024, con Tim Domestic in aumento del 2-3% annuo. Per il 2025, è attesa una crescita del 2-3% complessivo e dell’1-2% per Tim Domestic.

L’ebitda after lease dovrebbe crescere del 6-7% annuo, con Tim Domestic in aumento del 5-6%. Per il 2025, la crescita attesa è del 7% per il gruppo e del 5-6% per Tim Domestic. L’equity free cash flow after lease è stimato a 500 milioni nel 2025, 900 milioni nel 2026 e 1,1 miliardi nel 2027, per un totale di circa 2,5 miliardi cumulati nel triennio.

Il piano strategico 2025-2027 prevede investimenti complessivi per circa 6 miliardi di euro, puntando su tecnologie avanzate come il 5G, i data center, l’IoT e l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è rafforzare la competitività e sostenere la crescita organica, ma creare anche le basi per una futura remunerazione degli azionisti.

Labriola: “Puntiamo a ripristinare remunerazione soci dal 2026”

“Il 2024 è stato un anno di grande trasformazione per il nostro gruppo, segnato dal completamento della cessione di NetCo e dal rafforzamento della nostra posizione nei mercati di riferimento – ha detto Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim –. Per il terzo anno consecutivo abbiamo centrato tutti gli obiettivi fissati, trasformando l’azienda in un gruppo più solido e focalizzato. Proprio oggi abbiamo portato a compimento l’ultimo tassello del piano presentato nel 2022, approvando la vendita di Sparkle al Mef e Retelit. Anche grazie all’incasso relativo a questa offerta, puntiamo a ripristinare la remunerazione per gli azionisti dal 2026 e prevediamo, per il biennio successivo, un payout pari al 70% della cassa generata. Sul fronte degli obiettivi, il piano prevede una crescita media annua del 3% dei ricavi e tra il 6 e il 7% per i margini, sostenuta dal miglioramento delle attività domestiche e dall’espansione in Brasile. Siamo pronti a consolidare la nostra leadership, investendo sei miliardi di euro in tecnologia e innovazione per continuare a creare valore per tutti i nostri stakeholder”.

Labriola: “Poste o Iliad? No preferenze”

Per il consolidamento “abbiamo sempre detto che gli unici due obiettivi possibili sono Iliad o Poste, lo diciamo dal 2022. Io non ho preferenza specifiche” ciò che conta “è continuare a dare risultati senza essere distratti da qualcosa che succede fuori”, ha poi detto Labriola rispondendo alle domande degli analisti nella call di presentazione dei conti 2024. “Conviene di più investire per puntare sul consolidamento acquistando un’azienda a un prezzo giusto o riacquistare le nostre azioni visto che al momento costa davvero poco il nostro titolo?”, si è chiesto Labriola per il quale, comunque, “chiaramente il consolidamento del mercato italiano è fondamentale per sistemare l’attuale mercato“. Labriola ha comunque ribadito di non aver avuto interlocuzioni né con Iliad né con Poste.

Tim-Poste

Intanto, stando a indiscrezioni, il dossier Tim potrebbe approdare sul tavolo del consiglio di amministrazione di Poste nel fine settimana anche se non sarebbero ancora arrivate convocazioni formali. Contestualmente, un altro cda potrebbe occupare i consiglieri di Cassa depositi e prestiti. In ballo, infatti, potrebbe esserci l’ipotesi ventilata di uno “scambio” di quote: la società guidata da Matteo Del Fante acquisirebbe la partecipazione del 9,8% di Tim, attualmente in mano a Cdp, e in cambio Cdp prenderebbe il 3,78% di Poste in Nexi.

Tim-Vivendi

Quanto a Vivendi, ha proseguito Labriola in conferenza, “le attuali relazioni sono positive e professionali e auspico un maggior dialogo tra gli azionisti della società per permettere il miglioramento dei numeri e dell’operatività azienda”. L’Ad ha quindi sottolineato che i francesi sono un azionista “estremamente razionale. Guardando l’andamento delle discussioni dalla mia nomina, gli atteggiamenti sono sempre stati seri e professionali, nel massimo rispetto sia del loro ruolo di azionista sia delle loro corrette esigenze di tutela dei propri azionisti”.

Nei prossimi giorni comunque “riprenderemo i contatti. Prima – ha spiegato – non potevamo fare disclosure del piano ma ora avranno ulteriori informazioni per fare valutazioni e quindi credo sia doveroso e normale che mi confronti con loro”.

Tim, possibile riduzione capitale in prossima assemblea

“Dobbiamo smettere di essere un penny stock” e per questo “dobbiamo abbattere il capitale sociale“, per cui, “quando il consiglio di amministrazione lo riterrà opportuno, lo metteremo all’ordine del giorno di un’assemblea per la sua approvazione, potrebbe essere già alla prossima assemblea degli azionisti, ma è una decisione che spetta al cda”, ha detto l’amministratore delegato di Tim.

Tim, ecco cosa ha detto Giorgetti

“Con riferimento a Tim ricordo che al ministero i soggetti che chiedono di parlare e presentare i propri progetti sono accolti, quello che farà il ministero e che farà sempre in qualsiasi partita nell’ambito delle telecomunicazioni e in ogni settore coperto dal golden power, sarà quello di tutelare l’interesse nazionale attraverso gli strumenti consentiti di golden power”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al question time al Senato.

“Il controllo di Sparkle – ha proseguito il ministro – sarà del ministero, che deterrà una quota del 70% del capitale, conserverà il diritto di nominare la maggioranza del Consiglio di amministrazione e avrà ampi poteri di governance e di indirizzo strategico”.

“Sul quesito relativo a Sparkle e al coinvolgimento di un fondo spagnolo con una partecipazione di minoranza – ha aggiunto il titolare del Mef – evidenzio che l’operazione prevede una partnership che ha natura prettamente industriale e non pregiudica in alcun modo le prerogative di indirizzo strategico dello Stato sull’asset. In particolare il coinvolgimento di Retelit consente di attivare sinergie industriali importanti per Sparkle, in quanto Retelit opera nello stesso settore ed è in grado di contribuire allo sviluppo degli investimenti nella rete e all’efficientamento della gestione”.

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