Per la rivoluzione digitale non bastano le infrastrutture, che pure sono fondamentali e vanno velocemente adeguate, ma servono le competenze. Per questo Tim, già prima del Covid, aveva lanciato l’operazione “Risorgimento Digitale”: un tour (prima fisico, poi virtuale) in tutta Italia per avvicinare i cittadini all’educazione digitale. Una missione che spetterebbe principalmente al settore pubblico, ma nella quale una grande azienda tecnologica come Tim ha voluto dare il proprio contributo. Il prossimo passaggio prevede la partnership con un’importante realtà pubblica: la Rai. Tim e Rai infatti lanceranno in autunno una docu-serie sul “risorgimento digitale degli italiani”: otto storie (che Tim sta ancora cercando, ci sono due settimane di tempo per contattare l’azienda e proporsi) che racconteranno degli italiani che non hanno usato il digitale solo per sopravvivere ma anche per migliorare e reinventarsi.
“Ci serviva il salto di qualità – ha commentato il presidente di Tim Salvatore Rossi – e il miglior partner non poteva che essere la Rai, già protagonista negli anni ’50 di una memorabile campagna di alfabetizzazione, nel senso letterale del termine. Ora il nuovo alfabeto è digitale ed è fondamentale quanto l’alfabeto che tutti conosciamo. Lo spirito dell’iniziativa “Risorgimento Digitale” è constatare quanto indietro sia la popolazione italiana nella conoscenza delle competenze digitali minime: siamo 25 esimi su 27 Paesi europei. Ci siamo detti: come fare ad innalzare questo livello? Con spirito oserei dire eroico prima della pandemia abbiamo pensato di mandare in giro per l’Italia dei camion nelle medie città italiane, parcheggiandoli nella piazza centrale e offrendo consulenza, corsi, informazioni, a qualsiasi cittadino. Si trattava in molti casi di spiegare i rudimenti, a partire da come usare i computer: molti non lo sanno. L’idea era quella di andare nelle piazze e offrire gratuitamente e senza implicazioni commerciali. Eravamo partiti dalla Sicilia (12 tappe, già 8.000 persone raggiunte in presenza), poi appena sbarcati in Calabria è iniziata la pandemia”.
Tuttavia anche il tour virtuale proseguito nel 2020 ha dato i suoi frutti, come ha ancora ricordato Rossi: “Abbiamo proseguito con il tour virtuale ed è stato produttivo. Abbiamo persino avuto più successo che con l’iniziativa fisica, lo dicono i numeri: sono stati oltre 1 milione gli italiani coinvolti”. E molti di più saranno coinvolti dalla docu-serie in autunno: l’obiettivo è raggiungere sia un pubblico giovane, attraverso lo streaming di Rai Play, che il pubblico più tradizionale, quello televisivo. Il messaggio è di quelli che abbiamo sentito più volte in questi mesi: trasformare l’emergenza in opportunità. Molti italiani non ce la stanno facendo, ma alcuni sì e Tim e Rai vorrebbero raccontare proprio quelle storie, le storie della didattica a distanza laddove ha funzionato, le storie di medici, infermieri, commercianti, artigiani. “Le storie di quei 10 milioni di italiani – ha aggiunto Riccardo Luna, coordinatore del progetto, citando dati Censis – che dall’inizio della pandemia hanno fatto per la prima volta nella loro vita qualcosa di digitale”.