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Tim e Cdp, ok alla rete unica. Nasce FiberCop

Pixabay

Doppio via libera e primo passo avanti concreto sulla strada di una nuova rete digitale in fibra ottica e, più in avanti, di una rete unica nazionale. Il Cda di Tim, come era nelle previsioni, ha approvato l’accordo con il fondo KKR. Nasce FiberCop, la nuova società cui sarà conferita la rete secondaria in rame (dagli armadi su strada fino alle case) di proprietà del gruppo telefonico. Nella società confluirà anche la rete in fibra di FlashFiber, la joint venture tra Tim (80%) e Fastweb (20%). Anche Tiscali che ha firmato un protocollo d’intesa proprio nei giorni scorsi, parteciperà al deal che si conta di concludere entro i primi tre mesi del 2021.

Ma i fari degli investitori, che hanno premiato il titolo Telecom Italia nel corso della giornata per poi retrocedere sotto i 40 centesimi in chiusura, erano tutti puntati sul via libera che i consigli d’amministrazione di Tim da un lato e Cdp dall’altro, hanno dato al memorandum of understanding che porterà FiberCop a fondersi con Open Fiber, dando vita alla futura rete unica nazionale.

È un passo che era stato anticipato dal via libera del governo nei giorni scorsi, dopo l’irrituale stop arrivato il 4 agosto al Cda Tim in procinto di approvare l’intesa con KKR. Uno stop richiesto proprio per mettere a fuoco le basi su cui portare avanti il progetto della rete unica nazionale e conciliare la richiesta di Tim di controllare al 50,1% la costituenda società, con la necessità di garantire una governance tale da assicurare l’indipendenza della newco e l’equità di accesso a tutti gli operatori, come chiesto di recente da Vodafone, WindTre e Sky. Un requisito “cruciale” non solo per coinvolgere i concorrenti di Tim ma anche per ottenere il via libera dall’Antitrust europeo, passaggio niente affatto scontato.

FIBERCOP E L’ACCORDO CON KKR E FASTWEB

TIM ha accettato l’offerta vincolante di 1,8 miliardi di euro da parte di KKR Infrastructure – spiega il comunicato diffuso dalla società nella tarda serata di lunedì – che acquisterà il 37,5% di FiberCop, sulla base di un enterprise value di circa 7,7 miliardi di euro (di cui 4,7 miliardi di euro in equity, il resto è debito), mentre Fastweb avrà il 4,5% di FiberCop a seguito del conferimento del 20% attualmente detenuto in FlashFiber. Tim controllerà il 58% della nuova società grazie alla quale conta di accelerare la trasformazione dell’ultimo miglio di rete in chiave digitale. Il gruppo ha tenuto a sottolineare che FiberCop si avvarrà della rete in fibra di FlashFiber e punta a raggiungere entro il 2025 il 76% delle unità immobiliari nelle aree grigie e nere (cioè le aree intermedie e quelle pienamente di mercato). Nelle aree bianche (quelle dove il traffico non garantisce ritorni agli operatori e interviene lo Stato) si proseguirà con i cantieri già avviati.

Infine FiberCop sarà una società snella con 100 dipendenti, nelle previsioni dei soci avrà un EBITDA di circa 0,9 miliardi di euro ed EBITDA – CAPEX positivi a partire dal 2025 e non richiederà iniezioni di capitale da parte degli azionisti, conclude il comunicato di Tim.

FIBERCOP E LA NUOVA RETE UNICA CON OPEN FIBER

L’accordo raggiunto con KKR darà sollievo all’indebitamento di Tim ed è finalizzato ad accelerare la digitalizzazione in fibra ottica a 1 Giga dell’ultimo miglio di rete. È anche il primo tassello, sottolinea Tim, verso il nuovo progetto di rete unica nazionale (AccessCo) che nascerà dalla fusione di FiberCop e Open Fiber, la joint venture 50-50 tra Enel e Cassa depositi e prestiti che sta avanzando con la rete solo in fibra ottica in Italia. Così come Tim ha dato il suo via libera al Memorandum con Cdp, contestualmente il Cda di Cdp ha preso la stessa decisione. Prima della fusione è previsto che Tim conferisca la sua rete primaria di accesso (in fibra ottica dalle centrali agli armadi su strada) alla nuova AccessCo che controllerà con almeno il 50,1% mentre Cdp Equity garantirà l’indipendenza e l’apertura della rete. I comunicati non accennano a come ciò sarà assicurato, ma si è parlato di affidare la presidenza della società a Tim e l’amministratore delegato a Cdp Equity. La due-diligence è prevista a fine anno e l’accordo di fusione non oltre il primo trimestre del 2021. Sempre che l’impresa riceva il via libera dell’Antitrust europeo. La società sarà aperta al co-investimento da parte degli altri operatori.

Il percorso verso la nuova rete unica pare così avviato, dopo tanti anni che se ne discute, ma rimangono molti passaggi complessi e niente affatto scontati da compiere, tanto da suscitare le perplessità di esperti come Franco Bernabè, ex Ad di Tim e oggi presidente di Cellnex, che in un’intervista a Repubblica ha espresso più di un dubbio sulla convenienza dell’operazione al punto in cui si è giunti. E giudicato meno costosa e più efficace un’intesa commerciale tra Tim e Open Fiber o un accordo di co-investimento nelle aree più critiche.

Di diverso parere Fabrizio Palermo, Ad di Cdp, che sottolinea come l’impegno del gruppo pubblico “in questo dossier sia stato massimo”. Per Cdp si tratta di garantire al progetto la presenza di un socio strategico con ottica di lungo periodo. “Con il supporto degli azionisti – ha aggiunto – abbiamo tracciato il percorso che, dopo l’approvazione da parte delle autorità di regolazione e di vigilanza, potrà consentirci di creare una rete Tlc di ultima generazione, necessaria per la competitività del Paese e cruciale per il rilancio dell’economia. In questo contesto, Open Fiber continua ad avere per CDP un ruolo fondamentale che si consoliderà sempre più nel percorso verso la creazione della rete unica”. Per il presidente di Cdp, Giovanni Gorno Tempini inoltre, l’operazione rete unica è “necessaria per superare il digital divide su tutto il territorio nazionale in un’ottica di sistema e a contribuire allo sviluppo del Paese”. Nelle more della fusione FiberCop-OF, Cdp “resta fortemente impegnata nella realizzazione del piano industriale di Open Fiber”. 

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