Tim chiude il semestre in rosso per 646 milioni, in miglioramento rispetto alla perdita di 813 milioni dell’anno scorso. I ricavi del gruppo risultano pari a 7,06 miliardi (+3%) e l’Ebitda di 2,64 miliardi (+23,5%). Numeri che secondo la società però “non sono da considerarsi rappresentativi degli andamenti del gruppo in continuità, né del nuovo perimetro aziendale ServCo, che si compone di Tim Consumer, Tim Enterprise e Tim Brasil”, precisa una nota, ricordando che la relazione finanziaria semestrale, in applicazione del principio contabile Ifrs 5, considera il perimetro NetCo, oggetto di cessione a Kkr, come attività destinata a essere ceduta (discontinued operations).
Tim, i conti del primo semestre in perdita
Confermati i risultati preliminari annunciati a luglio e riferiti a ServCo e “alla luce dell’andamento dei principali segmenti di business del perimetro ServCo nei primi sei mesi del 2024, viene confermata la guidance già comunicata con l’approvazione del piano industriale Tim 2024-2026“.
Il cda di Tim ha confermato i risultati preliminari e gestionali ‘like-for-like’1 relativi a ServCo comunicati al mercato lo scorso 31 luglio. In particolare i ricavi totali pari a 7,1 miliardi di euro (+3,5%), i ricavi da servizi a 6,7 miliardi (+4%), l’Ebitda pari a 2,1 miliardi (+9,4%), l’Ebitda after lease pari a 1,8 miliardi (+13%).
Dopo la vendita di NetCo, perfezionata il 1° luglio, l’indebitamento netto rettificato after lease pro-forma di ServCo “risulta pari a 8,1 miliardi di euro, in linea con le previsioni” sottolinea una nota. Il gruppo ricorda inoltre che per l’intero esercizio punta a una crescita dei ricavi del 3-4%, una crescita dell’Ebitda after lease dell’8-9% ed un indebitamento finanziario netto after lease inferiore o uguale a 2 volte l’Ebitda after lease e pari a circa 7,5 miliardi di euro.
L’ad Pietro Labriola prevede inoltre di aggiornare il piano (2025-2027) e presentarlo al mercato il 13 febbraio, insieme ai risultati preliminari dell’anno, dopo averlo portato in cda il 12 febbraio.
Tim, Agcom verso sospensione obblighi di replicabilità
Intanto, dopo la separazione della rete di Tim, ovvero la vendita di NetCo a Kkr, potrebbero cadere gli obblighi per il gruppo sulla “replicabilità delle offerte al dettaglio”, quel vincolo che il gruppo aveva di lasciare ai concorrenti dei margini ragionevoli. L’Agcom, si legge nella delibera pubblicata sul sito, ha dato il via libera a una procedura di consultazione e nel frattempo ha sospeso l’applicabilità degli obblighi regolamentari per Tim fino alla conclusione del procedimento istruttorio.
Dal 1° luglio, data della cessione di NetCo, Tim non è più verticalmente integrata e ha così chiesto all’Autorità di non essere più obbligata a garantire la replicabilità delle offerte. L’Agcom analizzerà questi cambiamenti strutturali del mercato nell’ambito del procedimento istruttorio di analisi di mercato avviato l’11 settembre (e che durerà 180 giorni) ma il 2 settembre Tim ha scritto nuovamente all’Authority chiedendo un intervento di urgenza “a salvaguardia della concorrenza e, in definitiva, a tutela degli interessi generali degli utenti” e Agcom le ha dato ragione. Chiunque abbia delle osservazioni su questa decisione ha 15 giorni di tempo (entro l’11 ottobre) per inviarli all’Autorità.