X

Tim, Cdp punta al 51% e spunta l’ipotesi di un terzo socio. A Milano il titolo prende fiato

Imagoeconomica

La battaglia per la rete Tim è sempre più intricata ma già entro marzo si capirà quale sarà il futuro della maggiore compagnia telefonica italiana. Nel weekend è arrivata l’offerta del tandem Cdp-Macquarie, definita da molti “migliorativa” rispetto a quella di Kkr, non tanto per il valore complessivo dell’operazione – 18 miliardi compresi i debiti presi in carico contro i 20 miliardi degli americani più 7 di investimenti in nuove reti – quando per la liquidità che assicurerebbe alla società italiana. L’offerta di Cdp porta più soldi nelle casse della compagnia telefonica perché presenta una componente cash di 10 miliardi, 8 miliardi di debito più un earn-out di 2 miliardi pagabili all’avverarsi di determinate condizioni. Resta da capire però dove prenderà la liquidità necessaria. Ma tra i due litiganti rimangono comunque dei nodi da sciogliere: l’Antitrust e Vivendi. Dato che Cdp e Macquarie controllano insieme Open Fiber, principale concorrente di Tim nel business della rete, l’operazione dovrà passare il vaglio dell’Antitrust di Bruxelles. Mentre il colosso francese Vivendi di Vincent Bolloré non sarebbe soddisfatto di entrambe le offerte su Tim (di cui detiene il 24%), che rimarrebbero lontane dalla valutazione che aveva effettuato l’azionista francese sulla rete, pari a 31 miliardi di euro.

L’offerta da tempo attesa da Palazzo Chigi, che non ha mai fatto mistero di puntare alla nazionalizzazione della rete Tim, scadrà il 31 marzo. Entro la stessa data entro è attesa una nuova mossa da parte di Kkr, un’offerta “migliorativa” che vada incontro alle richieste formulate dal consiglio della telco guidata da Pietro Labriola, secondo cui la proposta recapitata a fine gennaio dagli americani “non riflette il valore dell’asset”. La proposta della cassaforte del ministero dell’Economia potrebbe essere già valutata nel prossimo consiglio di amministrazione del 15 marzo “o in un’altra data da definire”, poi la palla passerà all’assemblea.

Cdp punta al 51%, sul tavolo l’ipotesi di un terzo socio

Secondo quanto scrive il Sole 24 Ore, per finalizzare l’offerta sulla NetCo di Tim – che coinvolgerà la rete infrastrutturale e le partecipazioni in Sparkle (i cavi sottomarini) – potrebbe esserci la garanzia del Governo. Resta da capire con quali strumenti questo avverrà. In ogni caso la disponibilità di capitali non sembra essere un problema per la Cassa (azionista di Telecom Italia con una quota del 9,8%) e l’investitore australiano, in quanto sarebbe allo studio una seconda opzione: l’ingresso di un terzo partner. Secondo l’architettura dell’operazione Cdp Equity dovrebbe diventare il primo socio con il 51% della rete nazionale di Tim, mentre Macquarie potrebbe diventare secondo socio con il restante 49%, oppure, potrebbe entrare un terzo socio con una quota di minoranza, ritagliata dalla fetta dell’investitore australiano (fino al 30% scrive il quotidiano). Difatti, nell’ultimo mese ci sono state numerose discussioni con alcuni grandi fondi infrastrutturali internazionali: il canadese Brookfield, lo statunitense Blackstone ma anche con un altro americano, il Global Infrastructure Partners. E infine con alcuni grandi fondi sovrani del Golfo Persico. Inoltre, in appoggio sul finanziamento dell’operazione ci sarebbero anche le banche del consorzio: dalla parte della Cassa Credit Suisse e Bofa Merril Lynch, mentre a fianco di Macquarie si è attivato il colosso angloasiatico Hsbc.

L’ingresso di un terzo partner è una possibilità sempre meno remota anche alla luce del mancato accordo fra i “contendenti” della rete nazionale di Tim: la cordata Cdp e Macquarie da un lato e il fondo statunitense KKR dall’altro. Anche se la possibilità che possa riprendere quota un’intesa fra i potenziali acquirenti non è da escludere.

L’offerta di Cdp-Macquarie piace al mercato

L’offerta della Cassa è stata però percepita positivamente dal mercato visto che il titolo ieri ha chiuso in aumento di oltre il 3%, dominando il listino principale dall’alto di un rally che dura ormai da settimane. Ma che oggi, martedì 7 marzo, prende fiato (-0,75% a 0.32 euro per azione), in controtendenza alla borsa di Milano che dopo una partenza in rosso vira in territorio positivo, registrando progressi minimi (poco sopra la parità).

Related Post
Categories: Finanza e Mercati