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Tim, Cdp ed Enel: via libera alla trattativa su Open Fiber

Tim, Enel e Cdp trattano la fusione di Open Fiber nella maggior compagnia telefonica italiana – Il nodo è il prezzo ma l’obiettivo è l’unificazione delle reti

Tim, Cdp ed Enel: via libera alla trattativa su Open Fiber

Tim ha firmato un accordo di confidenzialità con la Cassa depositi e prestiti (Cdp) e con Enel, che ha immediatamente confermato, per avviare le trattative sul futuro di Open Fiber, in vista di operazioni di riassetto societario e dell’unficazione delle reti.

L’accordo maturato nei giorni scorsi tra Vivendi e il Fondo Elliott, che sono insieme a Cdp i maggiori azionisti di Tim, spinge infatti verso il riassetto societario che dovrebbe portare alla incorporazione in Tim di Open Fiber, detenuta fifty-fifty da Enel e Cdp, per arrivare poi all’unificazione delle reti (quella di Tim e quella di Open Fiber in fibra), come tutta la politica italiana (Governo e opposizioni) chiede da tempo.

L’ad di Tim, Luigi Gubitosi, sta stringendo i tempi ed è possibile che già nel Cda di fine mese informi il board sullo stato dell’arte e chieda il via libera per trattare rapidamente il riassetto societario e l’unificazione delle reti, confidando sul fatto che Vivendi non eserciterà i veti tipici di una minoranza di blocco, ottenendo in cambio una nuova governance che potrebbe portare un personaggio gradito ai francesi alla presidenza della prima società telefonica italiana.

Naturalmente la trattativa sul passaggio di Open Fiber a Tim, anche se ha la benedizione del Governo, non sarà una passeggiata, perché sul prezzo della società della fibra le valutazioni sono distanti. Tim la valuta tra i 2,2 e i 2,8 miliardi mentre Francesco Starace, che è l’ad di Enel che ha in mano metà di Open Fiber, pensa che la società della fibra guidata da Elisabetta Ripa valga molto di più. Cdp è intenzionata invece a cedere a Tim il suo 50% di Open Fiber in cambio di azioni Tim, cosa che proietterebbe la Cassa in cima alla maggiore compagnia telefonica italiana facendone il primo azionista davanti a Vivendi.

Dopo tante polemiche e lunghe attese, forse è la volta buona per la pax telefonica e per la realizzazione di una rete unica in fibra che permetterebbe all’Italia di recuperare lo svantaggio competitivo sulla banda ultralarga e sulla modernizzazione delle telecomunicazioni.

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