La divisione di Tim in due società, da una parte quella della rete e dall’altra quella dei servizi commerciali, ha compiuto ieri un grosso passo avanti, essendo stata illustrata nei dettagli dall’Ad in pectore, Pietro Labriola, ai consiglieri della compagnia, anche se non è stata apprezzata dalla Borsa, che ha spinto il titolo al ribasso (-3,2%). Secca invece la censura del vertice di Generali alle dimissioni dal board del vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone e del consigliere Romolo Bardin (Delfin) soprattutto per le loro motivazioni, ritenute “infondate e offensive”.
Sono questi, in sintesi, i risultati del martedì caldo delle due grandi sfide della finanza italiana del 2022: quella di Tim e quella delle Generali.
Per Tim, che ha riunito informalmente i consiglieri d’amministrazione per ascoltare le proposte del Direttore Generale Labriola sulla divisione del gruppo in due e sul conseguente scorporo della rete – preludio alla sua fusione con la rete di Open Fiber e alla nascita della rete unica controllata da Cassa depositi e prestiti – è stata una giornata di passaggio in vista delle prossime scadenze. Ora si attende la nomina di Labriola a nuovo Ad della compagnia nel cda del 21 gennaio e poi il via libera il 2 marzo al nuovo piano industriale, che dovrà essere ratificato da un’assemblea straordinaria il 7 aprile.
Nella società della rete dovrebbero confluire tutte le attività strategiche del gruppo e quindi anche Sparkle e Telsy, mentre nella società dei servizi dovrebbero entrare le attività consumer in Italia e in Brasile, le attività dedicate ai grandi clienti, il cloud Noovle e Olivetti.
Resta sempre da capire che cosa intenda fare il fondo americano KKR, che a novembre aveva annunciato la propria intenzione di lanciare un’Opa amichevole su tutte le azioni Tim, ma che, restando alla finestra, rischia di vedere svanire il suo sogno di conquistare la prima compagnia telefonica italiana.
Tutt’altra aria, invece, in casa Generali, dove il cda ha avviato la scrematura per le candidature della long list che prelude alla presentazione della lista del cda per la guida della compagnia di Trieste e che sarà sottoposta al vaglio dell’assemblea del 29 aprile. Il vertice di Generali ha preso atto, ma ha anche seccamente censurato, le polemiche dimissioni da vicepresidente e da consigliere d’amministrazione di Francesco Gaetano Caltagirone, giudicandole “infondate e offensive” e negando che siano stati frapposti ostacoli alla sua normale attività al vertice del Leone.
Più passa il tempo e, salvo imprevedibili colpi di scena, la spaccatura tra le due cordate – quella che fa capo a Mediobanca che propone la conferma di Philippe Donnet nel suo ruolo di Ceo e quella formata da Caltagirone, Del Vecchio e Crt – si allarga ogni giorno di più e tutto lascia immaginare un duello al calor bianco nell’assemblea di fine aprile che dovrà decidere a chi affidare la guida della prima compagnia assicuratrice italiana.
Probabilmente kkr aspetta che gli altri gli aprano la strada o qualsiasi altra strada così non avrà altra gatta da pelare gli faranno un grosso favore e lancerà l opa anche a costo di un altro lancio