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Tim, arriva l’assemblea che decide il futuro. Vivendi sceglie l’astensione. Labriola in pole

Imagoeconomica

L’attesissima assemblea di Tim del 23 aprile deciderà con il nuovo cda il futuro stesso della prima compagnia telefonica italiana senza la rete, destinata ad approdare nelle mani del fondo americano KKR e del Mef. In campo ci sono tre liste: quella del Cda uscente capeggiata dall’Ad, Pietro Labriola, l’architetto della cessione della rete per fronteggiare i debiti che zavorrano la compagnia telefonica da un quarto di secolo per la sciagurata Opa a debito del 1999, quella del fondo Merlyn che propone uno spezzatino di Tim e candida per la poltrona di Ad l’ex manager Stefano Siragusa e quella del fondo Bluebell di Giuseppe Bivona che strizza l’occhio ai francesi di Vivendi, inquieti primi azionisti della compagnia, candidando la francese Laurence Lafont come Ad.

Proprio Vivendi, con il suo 23,7% in portafoglio, poteva essere l’ago della bilancia dell’assemblea, per la quale si prevede una partecipazione pari al 60% del capitale. Il suo voto potrebbe spostare gli equilibri dell’assemblea anche se Labriola ha dalla sua l’appoggio della Cdp (secondo azionista di Tim con il 9,8%)l, di Assogestioni, di Asati (piccoli azionisti) e di importanti fondi internazionali del calibro di BlackRock, Amundi, Norges Bank e Vanguard e molti altri. Il realismo tuttavia ha finito per ispirare le mosse di Vivendi che dopo aver a lungo contestato la vendita della rete soprattutto per il prezzo, ora ha compreso capire che terremotare Tim e mettersi contro l’orientamento dello stesso Governo Meloni non sarebbe una scelta saggia e finirebbe per danneggiare i suoi stessi interessi. E’ infatti ieri sera è arrivato il pronunciamento ufficiale: oggi in assemblea Vivendi si asterrà, spianando di fatto la strada alla lista Labriola, anche se non ritirerà i ricorsi. “In qualità di investitore finanziario, Vivendi – recita una nota ufficiale del gruppo francese – si preoccupa che il Consiglio e il management di Tim garantiscano una crescita duratura del corso delle azioni attraverso decisioni gestionali nell’interesse della società, rispettose delle prerogative degli azionisti e dei principi di buona governance”. Vivendi ribadisce i suoi motivi di dissenso nei confronti di Labriola e del management uscente e per questo non voterà la lista del Cda ma si asterrà e porterà avanti suo ricorso al Tribunale di Milano contro le delibere che hanno deciso la vendita della rete a un prezzo ritenuto troppo basso e senza rimettere la decisione ad un’assemblea. I giochi però, salvo sorprese dell’ultima ora, sono fatti.

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Categories: Finanza e Mercati