“Un’offerta da maneggiare con cura” è la felice definizione con cui Fabio Pavan, analista di Mediobanca Securities, classifica la “manifestazione di interesse” di KKR su Telecom Italia. E’ troppo presto, insomma, per dire di sì o di no ma la sensazione è che l’iniziativa del fondo di private equity abbia comunque innescato un processo di cambiamento inarrestabile per l’ex incumbent delle tlc, a partire dal management fino agli assetti azionari.
Come conferma l’esplosione dei volumi scambiati fin dalle prime battute. In tre ore di scambi sono passate di mano quasi 1 miliardo di azioni ovvero più del 6% del capitale sociale. Il titolo ha preso il volo fin dalle prime battute, schizzando a 0,44 euro circa, con un rialzo attorno al 28% circa sui prezzi di venerdì ma sotto il prezzo di 0,505 euro offerto da KKR. Si tratta di un livello inferiore ma non di molto alla proposta del private Usa, quasi una base per trattare eventuali alternative. Per gli analisti di Intermonte Sim, ad esempio, gli 0,505 euro proposti da KKR sono da considerare un’offerta preliminare perché potrebbe anche aumentare in virtù degli scenari di valorizzazione della Rete, di Noovle (cloud) e degli asset in Brasile. Intanto il prezzo viene giudicato da alcuni (vedi Bestinver) “ troppo basso”, ma altri (Ubs) lo considerano in linea con quelli registrati negli ultimi delisting del settore.
Intanto il terremoto investe Inwit +4%, la società delle torri controllata assieme a Vodafone. Ma anche Vivendi, il primo socio di Telecom Italia forte dei 24% del capitale che guadagna quasi 3 punti percentuali a Parigi. Ma Vincent Bolloré potrà accontentarsi di un prezzo largamente inferiore a quanto da lui pagato (1.07 euro per titolo) per la sua quota? “Vivendi – commenta Equita – detiene oggi un potere di veto di fatto sulle operazioni straordinarie. Pensiamo che possa essere tentata di accettare l’offerta negoziando la migliore uscita possibile. Ma finora appare improbabile che la sostenga”. Gli aspetti finanziari comunque rappresentano solo una tessera di un puzzle complesso che va affrontato e risolto anche sul piano politico. “Le dichiarazioni del governo sono al momento favorevoli – commenta ancora Equita – La reazione dei partiti politici è invece a nostro avviso il punto chiave da valutare, così come quella degli azionisti”.
Nel frattempo si è messo infatti in moto il fronte della politica. Il governo, informato dell’offerta già nella serata di giovedì, non ha opposto finora veti od obiezioni, in attesa di valutare l’interesse strategico del Paese su Sparkle o il controllo della rete. Ma si è limitato ad apprezzare l’interesse degli investitori per un asset del Paese. Sul fronte dei partiti ad aprire le danze è stato Matteo Salvini che ha chiesto senza mezzi termini la destituzione dell’attuale ad Luigi Gubitosi. “A Tim, e quindi all’Italia, servono un partner ed un piano industriale che valorizzino e rafforzino l’azienda, non un’operazione finanziaria che rischia di portare ad uno spezzatino di una realtà così importante per il Paese”. “Inoltre, visti i non brillanti risultati degli ultimi mesi, il cambio ai vertici auspicato da più parti pare tema non più rinviabile”. Bordate pesanti alla vigilia del Cda di venerdì in cui Gubitosi dovrà fronteggiare l’aperta ostilità del socio Vivendi mentre tutto tace per ora sul fronte della Cassa Depositi e Prestiti, azionista anche della “concorrente” Open Fiber che si pronuncerà probabilmente solo dopo aver preso visione giovedì del nuovo sospirato business plan.
Insomma, nessuno è sceso in campo a difesa del management cui non è stato affidato dal consiglio alcun compito specifico di fronte all’offerta pur “amichevole” di Kkr. Ed è questo, per ora, l’aspetto più singolare e significativo di questa quasi Opa.