Tim archivia i primi nove mesi del 2020 con un fatturato in calo del 13,2% su base annua (-7,9% a parità di perimetro e di cambi), a 11,657 miliardi di euro.
L’utile netto, invece, si attesta a 1.178 milioni di euro, in crescita del 38% dagli 852 milioni di euro dei primi nove mesi del 2019. Il risultato, spiega il gruppo in una nota, beneficia dell’effetto fiscale positivo legato all’agevolazione del “patent box” sulle dichiarazioni dei redditi e sull’Irap di Tim degli esercizi 2015-2019 (294 milioni di euro).
Gli investimenti industriali sono pari a 2,006 miliardi, in calo rispetto ai 2,276 miliardi dei primi nove mesi del 2019.
Sul fronte della redditività, il margine operativo lordo (Ebitda) flette del 21,2% (e del 7,3% a parità di perimetro), a 5,11 miliardi, nonostante il taglio degli investimenti e dei costi. L’Ebit è pari invece a 1,627 miliardi, in calo del 40% su anno, mentre il dato organico, al netto di oneri non ricorrenti, scende del 17,9%, a 1,808 miliardi.
Nello stesso periodo, la controllata del gruppo in Brasile vede i ricavi aumentare dell’1,3%, mentre le attività wholesale in Italia registrano una crescita dell’1,7% per quanto riguarda i ricavi dall’affitto delle linee a operatori terzi.
I flussi di cassa operativi salgono a 1,7 miliardi nei nove mesi. Il debito del gruppo si attesta a 25,469 miliardi al 30 settembre 2020, in diminuzione di 2,199 miliardi rispetto al 31 dicembre 2019.
Sul versante dei costi si registra una significativa riduzione dell’organico: a fine settembre in Italia c’erano 42.827 dipendenti, oltre 2.700 meno che a dicembre.
Tim annuncia inoltre che i ricavi dell’attività dei servizi di cloud sono cresciuti del 20%, a 500 milioni, e che l’obiettivo è arrivare a un miliardo entro il 2024.
Per quanto riguarda i target del 2021, Tim punta a iniziare la sostituzione dell’ultimo miglio di rame con la fibra e a chiudere la cessione del 37,5% di Fibercop a Kkr (operazione dalla quale il gruppo incasserà 1,8 miliardi).
L’anno prossimo, inoltre, il gruppo intende creare la società unica della rete, AccessCo, fondendo la sua rete primaria e secondaria di Fibercop con Open Fiber. Il lavoro in questo senso prosegue “attraverso un costante dialogo con il governo e Cassa Depositi e Prestiti”, spiega Tim in una nota.