All’inizio di luglio, secondo i dati pubblicati da Sensor Tower, la App Tik Tok risultava scaricata da 180 milioni di utenti americani , cioè da più della metà della popolazione Usa, tra cui, facile intuizione, figura la stragrande maggioranza dei membri della Generazione Z, conquistata dai video del social network che toglie il sonno al presidente Trump ed ai suoi collaboratori.
Visto dal versante cinese, più che la messa al bando del social controllato da Zang Yiming, promotore di Byte Dance, pesa il blocco in Usa di WeChat, la piattaforma controllata dal colosso Tencent che giovedì ha pagato con un calo di valore nell’ordine di miliardi di dollari lo stop alle operazioni Usa.
Stavolta il bersaglio non sono i teenagers, bensì gli expatriates, ovvero i cinesi che vivono fuori dal Celeste Impero per cui questo social network rappresenta ormai un insostituibile canale per far comunicare le famiglie con gli studenti e tenere i contatti della diaspora con la madrepatria. Oltre naturalmente alle altre attività nel gaming che hanno fatto di Tencent un caso di scuola imitato da Facebook e dagli altri altri colossi Usa, vedi Twitter, impegnati a capire il potenziale commerciale dei social network.
Anche così si spiega il fastidio dei Big del business digitale per le incursioni di Trump. Il divieto alle società Usa di collaborare con i social network cinesi può avvantaggiare Microsoft che, dopo aver pagato un pesante pedaggio a Washington, potrebbe acquistare Tik Tok (valore 50 miliardi dollari almeno). Ma l’offensiva del presidente, furente per la presa di distanza di Twitter e Facebook dalla campagna per la sua rielezione basata su tweet aggressivi al limite (o oltre) le fake news, segna un’altra rottura tra Silicon Valley e la Casa Bianca, un altro elemento di cui tener conto in vista della prossima campagna presidenziale.
Di sicuro, la guerra commerciale è ormai sfociata in una guerra a tutto campo che coinvolge la tecnologia: prima il 5G, ora l’intelligenza artificiale che, secondo Trump permette di ricavare dalla lettura dei dati raccolti da anni dalle società di Pechino sui social, la chiave per condizionare gusti, acquisti ed opinioni politiche degli Usa. E non solo: è di giovedì la notizia che l’archivio di Tik Tok per l’Europa sarà realizzato in Irlanda.