Non c’è pace per Thai Airways. Nell’ambito della ristrutturazione imposta dalla pandemia, la compagnia di bandiera tailandese ha annunciato oggi il taglio di 240 posizioni manageriali, il 30% del totale. “Il numero dei dirigenti è stato ridotto da 740 a 500”, si legge in una nota. Con il sacrificio dei manager, l’azienda punta ad “aumentare la sua efficienza organizzativa”, riducendo i livelli gerarchici della compagnia da otto a cinque.
Entro il 2 marzo, la società deve presentare un piano di ristrutturazione al tribunale fallimentare thailandese, prima di affrontare l’assemblea dei creditori. La compagnia è controllata al 51% dal governo di Bangkok, che a maggio scorso ha presentato istanza di fallimento con l’obiettivo di realizzare una ristrutturazione controllata dallo Stato, evitando così la strada del prestito ponte.
In crisi ormai dal 2012, Thai Airways non ha retto all’impatto del Covid e la sua bancarotta pilotata porta con sé problemi sociali significativi: la compagnia, infatti, dà lavoro a 21mila persone. Chansin Treenuchagron, presidente e amministratore delegato, ha auspicato “cooperazione da parte di tutti, creditori e dipendenti”. Per questi ultimi è già stato avviato da tempo un programma di esodi volontari.