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Tfr e partite Iva, a chi conviene la manovra

FIRSTonline

Chi vuole anticipare il Tfr in busta paga deve tenere a mente una somma: 28.650 euro. Sotto questa soglia di reddito annuo (che comprende circa due terzi dei contribuenti italiani) la scelta è conveniente a livello fiscale. Sopra, invece, l’aumento delle tasse inizia a diventare significativo.

La bozza della legge di Stabilità fin qui circolata stabilisce che “dal primo marzo 2015 al 30 giugno 2018 i dipendenti del settore privato” con un rapporto di lavoro in corso da almeno sei mesi, esclusi lavoratori domestici e agricoli, potranno chiedere d’incassare mensilmente parte del trattamento di fine rapporto, che sarà soggetto “a tassazione ordinaria” e non sarà “imponibile ai fini previdenziali”.  

Il prelievo sarà quindi calcolato con l’aliquota Irpef marginale e non più con quella agevolata oggi prevista per il Tfr. Tuttavia, come emerge dai calcoli della Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, in termini fiscali non cambierà nulla per i lavoratori con un reddito annuo fino a 15mila euro lordi, perché nel loro caso l’aliquota Irpef e quella del Tfr coincidono (23%). 

Superata la soglia dei 15mila euro, invece, anticipare il Tfr comporta dei rincari, anche se per il secondo scaglione Irpef l’aggravio è minimo. Ecco lo schema:

– Da 15mila a 28.650 euro di reddito (aliquota Irpef al 27%) le tasse aumentano di circa 50 euro. 

– Da 28.650 a 55mila euro di reddito (aliquota Irpef al 38%) l’incremento è di circa 300 euro.

– Da 55mila a 75mila euro di reddito (aliquota Irpef al 41%) l’aumento previsto è di circa 500 euro.

– Oltre i 75mila euro di reddito (aliquota Irpef al 43%) anticipare il Tfr comporterà un aggravio fiscale di poco inferiore a 600 euro. 

Non solo. L’aggiunta del trattamento di fine rapporto in busta paga può alzare il reddito facendo scattare l’aliquota Irpef più alta, ma può anche incrementare l’Isee, traducendosi in minori agevolazioni – in termini variabili a seconda dei Comuni – per asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie e detrazioni Tasi.

PARTITE IVA

Il tetto dei 15mila euro di reddito annuo vale anche per le partite Iva. “Anziché spendere centinaia di euro di commercialista o decine di euro per altre spese – ha detto il premier Matteo Renzi presentando la manovra mercoledì sera – ci sarà un regime forfettario: una riduzione di 800 milioni di euro per 900mila partite Iva sotto i 15mila euro”. Calcolatrice alla mano, lo sconto medio annuo dovrebbe essere di quasi 900 euro l’anno per ogni partita Iva.

L’aliquota forfettaria, che comprende Irap, Iva, Irpef e addizionali, sale dal 5 al 15%, ma si allarga la platea di chi può beneficiare del regime agevolato, nel quale si potrà rimanere oltre il limite fin qui previsto dei cinque anni, che viene cancellato. A seconda delle attività sono previste soglie di ricavi differenti, perciò – in alcuni casi – potrà rientrare nel regime agevolato anche chi fattura fino a 40mila euro l’anno. 

Se si avvia un’attività e si opta per il nuovo regime, inoltre, la base imponibile sarà ridotta di un terzo. I contributi previdenziali, infine, non dovranno più essere versati all’Inps tenendo conto dei minimali, ma del reddito dichiarato effettivo. Un vantaggio soprattutto per le partite Iva più piccole.    

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