Dopo mesi di stallo, l’Unione Europea potrebbe presto trovare un accordo sull’agognato tetto europeo al prezzo del gas, proposto e sostenuto dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che a pochi giorni dal suo addio a Palazzo Chigi potrebbe ottenere un risultato storico per il nostro Paese.
L’accelerazione sul price cap è arrivata ieri, lunedì 29 agosto, quando la Germania ha fatto informalmente sapere di aver cambiato idea e di aver messo da parte quei dubbi che fino a poco tempo fa avevano bloccato una norma considerata fondamentale dall’Italia. Da lì, si è arrivati a parlare addirittura di una riforma strutturale del mercato dell’elettricità che includa anche il disaccoppiamento (decoupling) del prezzo del gas da quello dell’energia sui mercati all’ingrosso.
“Dobbiamo fare una riforma strutturale di ampia portata del mercato dell’elettricità”, ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, parlando al ministero dell’Economia a Berlino. “Abbiamo bisogno di uno strumento di emergenza che agisca più rapidamente. Stiamo parlando di settimane”, ha aggiunto.
Di queste misure si parlerà al Consiglio dei ministri dell’Energia in programma per venerdì 9 settembre. Lo scopo è quello di trovare subito un accordo e approvare tutto in pochi giorni.
L’impennata del prezzo del gas
Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il prezzo del gas ha toccato livelli mai visti prima. Il picco è stato raggiunto il 26 agosto, quando si è arrivati ai 343 euro per megawattora nel Title Transfer Facility (Ttf), il principale mercato per gli scambi della materia prima. Un anno fa era sei volte inferiore.
Eppure sono bastati i primi segnali d’apertura da parte della Germania sul price cap europeo per far scendere nella seduta di ieri il prezzo del gas a quota 272 euro. Sulla Borsa di Amsterdam, il gas viaggia oggi a 255 euro per megawattora.
Come sottolinea il Financial Times, il 29 agosto il prezzo di un megawattora ha superato i mille euro nel mercato tedesco, un valore dieci volte superiore alla media storica degli ultimi dieci anni.
Come funziona il tetto al prezzo al prezzo del gas?
La proposta formulata dal Premier Draghi, prevede di stabilire un tetto massimo al prezzo del gas importato e usato nella produzione dell’energia elettrica. Una decisione attesa, ma finora mai approvata per il timore (soprattutto tedesco) che in risposta la Russia possa decidere di bloccare del tutto la fornitura del gas, che al momento viaggia già al 20% del suo potenziale. Ma le ripetute interruzioni stabilite in questi mesi da Mosca (l’ultima partirà domani) e la crisi che sta colpendo le imprese di tutta Europa sembrano aver convinto anche i Paesi più “prudenti” a giocarsi il tutto per tutto.
Secondo molti Paesi infatti, imporre un price cap potrebbe se non risolvere, almeno attenuare il problema dei prezzi diventati ormai insostenibili, con ripercussioni positive su famiglie e imprese.
Cos’è il decoupling?
Un’altra proposta importante di cui si discuterà nei prossimi giorni riguarderà il disaccoppiamento (decoupling) tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas. Questo sistema è stato messo a punto negli anni novanta del secolo scorso, in concomitanza con il processo di liberalizzazione dei mercati dell’energia europei. Ha funzionato bene per decenni, garantendo energia a prezzi accessibili e rendendo più costoso il carbone allo scopo di favorirne la dismissione.
Funziona essenzialmente così: quando la domanda raggiunge un determinato livello, l’elettricità viene venduta al prezzo dell’ultimo scambio effettuato sul mercato. Dato che l’elettricità prodotta attraverso il gas naturale è la più costosa, il prezzo dell’elettricità è legato a quello del gas. L’impennata dei prezzi ha però fatto saltare tutto, rendendo necessario il disaccoppiamento.