Continua la crisi Tesla, con numeri sempre più preoccupanti per gli investitori e, soprattutto, per il suo ceo Elon Musk. Secondo gli ultimi dati di Acea, l’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili, a gennaio e febbraio le vendite Ue del colosso automobilistico hanno registrato un tonfo del 49% su base annua a fronte di un rialzo di oltre il 28% del mercato dei veicoli elettrici.
Tesla crolla in Europa: tutti i numeri
Secondo i dati Acea, nell’area Ue27+Efta+Uk, a febbraio 2025 Tesla ha immatricolato 16.888 auto, in calo del 40,1% rispetto allo stesso mese del 2024. Nei primi 2 mesi dell’anno, le immatricolazioni ammontano invece a 26.619, con un tonfo del 42,6% su anno. La quota di mercato di febbraio 2025 si è fermata all’1,8% dal 2,8% di un anno prima, quando nel primo bimestre la quota è stata dell’1,4%, dal 2,3% di un anno prima.
Ancora più accentuato il crollo di Tesla nella sola Unione europea: a febbraio le immatricolazioni sono state 11.743, il -47,1% in meno rispetto allo stesso mese del 2024, con quota scesa all’1,4%. Nel bimestre sono invece state vendute 19.046 auto, -49% con quota di mercato calata all’1,1%.
Come sottolinea il Corriere, “se dovesse continuare a questo ritmo, la discesa delle immatricolazioni di Tesla potrebbe mettere a rischio una delle sue attività più redditizie: la vendita di crediti verdi ad altri costruttori”, che negli ultimi 15 anni ha portato nelle casse dell’azienda 11 miliardi di ricavi aggiuntivi.
Da segnalare inoltre che il dato europeo arriva dopo il -49% registrato a febbraio dalla casa automobilistica in Cina e il -76% segnato nello stesso mese in Germania. Non va meglio negli Usa, dove a gennaio, S&P Global Mobility ha rilevato che le vendite di Tesla sono diminuite di circa l’11% rispetto all’anno precedente negli Stati Uniti, mentre Ford, Chevrolet e Volkswagen hanno incrementato le vendite di veicoli elettrici, guadagnando quote di mercato.
I motivi del tonfo di Tesla in Europa
A rendere ancora più sonoro il tonfo di Tesla contribuisce anche il fatto che il calo è avvenuto in un contesto in cui le vendite complessive di veicoli elettrici nella Ue sono aumentate del 28,4% nei primi due mesi di quest’anno a 255.489, per una quota di mercato del 15,2%. Segno forse che il problema non è l’elettrico, ma chi lo produce.
Sono diversi i motivi alla base del tonfo di Tesla in Europa: primo tra tutti i modelli obsoleti, mentre continuano a tardare le consegne della nuovo Model Y, il cui aggiornamento ha richiesto una pausa produttiva negli stabilimenti, compreso quello di Berlino. Incide poi la sempre più rapida ascesa dei veicoli elettrici cinesi, con Byd che non a caso, ieri ha comunicato di aver superato i 100 miliardi di dollari di fatturato nel 2024, sopravanzando proprio Tesla, mentre Volkswagen e Renault stanno recuperando terreno.
A influire poi anche le scelte politiche di Elon Musk e la sua vicinanza al presidente americano Donald Trump. Negli Usa, infatti, il miliardario di origine sudafricana è alla guida del DoGe, il contestatissimo Dipartimento per l’Efficienza governativa che sta cercando di ridurre la spesa americana a suon di (migliaia) di licenziamenti, mentre nella Ue ha appoggiato l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), nell’ambito delle elezioni in Germania vinte da Cdu/Csu.
E negli Usa l’Fbi crea una task force contro gli attacchi
Tutte scelte che hanno generato una reazione avversa da parte dei consumatori da un lato all’altro dell’oceano, sfociate in veri e propri boicottaggi, ma anche in manifestazioni, proteste e atti vandalici contro concessionari, stazioni di ricarica e auto Tesla. Un fenomeno sempre più diffuso sul quale sta indagando anche l’Fbi che ha creato addirittura una task force per coordinare l’attività investigativa e prevenire gli attacchi.
Tesla in Borsa
In questo contesto qualche segno di schiarita comincia a vedersi in Borsa, con il titolo che, dopo nove settimane consecutive di cali, lunedì ha chiuso in rialzo del 12% (+1,2 nel pre-market di oggi), registrando la sua miglior seduta del 2025. Nelle ultime tre sedute le azioni hanno recuperato circa il 20%, ma il bilancio da inizio anno rimane comunque fortemente negativo (-31%).