Tesla vorrebbe acquisire una partecipazione del gruppo svizzero di materie prime, Glencore. Le discussioni preliminari sull’acquisto del 10-20% di Glencore da parte del produttore di auto elettriche e batterie di Elon Musk sono iniziate l’anno scorso, secondo quanto riportato dal Financial Times, e sono proseguite fino allo scorso marzo, quando l’amministratore delegato della Glencore, Gary Nagle, ha visitato la fabbrica di Tesla a Fremont, in California, nell’ambito di un roadshow per i risultati annuali della società mineraria.
Elon Musk a fronte di questo periodo di grande instabilità – tra l’acquisto tormentato di Twitter e i numerosi tweet deliranti – vuole assicurarsi gli approvvigionamenti per il futuro. Attualmente c’è sufficiente offerta di queste materie prime – come cobalto, litio e nichel – necessarie per la produzione di batterie, ma la domanda dovrebbe aumentare nei prossimi anni in vista anche dell’accordo Ue per la riduzione del 100% al 2035 con il passaggio al motore elettrico.
Tesla valuta l’acquisto di Glencore, ma ci sono degli ostacoli
Tuttavia, secondo il quotidiano, le discussioni per l’acquisto di una quota si sarebbero arenate nel marzo 2022, quando Tesla ha espresso preoccupazioni sull’impatto ambientale delle operazioni di estrazione del carbone di Glencore, in deciso conflitto con il messaggio di sostenibilità ambientale di Musk. In particolare, dopo esser diventato l’unico proprietario della miniera di carbone di Cerrejon, in Colombia, la più grande dell’America Latina.
Glencore ha affermato il proprio impegno a ridurre le emissioni totali del 15% entro il 2026 e del 50% entro il 2035, con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero nel 2050. Difficile capire però come farà dopo aver intensificato la sua attività di estrazione nel carbone colombiano.
Musk vuole una partecipazione in Glencore o è solo una mossa di mercato?
Glencore è la più grande società di trading quotata in borsa al mondo e il più grande produttore di cobalto attraverso le sue miniere nella Repubblica Democratica del Congo, in Australia e in Canada. Due anni fa Tesla si è assicurata un accordo di offtake (accordi pluriennali per la fornitura di materie prime) di cobalto con il gruppo svizzero per rifornire le sue fabbriche di Shanghai e Berlino.
Musk ha già spiegato in precedenza l’intenzione di Tesla di assumere un maggiore controllo su tutte le fasi di produzione delle sue batterie, compresa la lavorazione delle materie prime e persino l’acquisto di depositi di litio ancora nel terreno, se la catena di approvvigionamento non dovesse funzionare. Tanto che la casa automobilistica di Musk sta portando avanti il progetto di costruire una propria raffineria di idrossido di litio sulla costa del Golfo del Texas.
Ad aprile, il miliardario è intervenuto su Twitter, il sito di social media che ha acquistato questa settimana, per esprimere le sue preoccupazioni sui costi del litio: “Tesla potrebbe essere costretta a entrare direttamente nel settore dell’estrazione e della raffinazione su scala, a meno che i costi non migliorino”. Il prezzo del litio è aumentato di otto volte dall’inizio del 2021.
Gli analisti si sono dimostrati ampiamente scettici sul fatto che Musk abbia voglia di investire in gruppi minerari o società di trading, suggerendo che i suoi commenti sono stati in gran parte intesi a “scuotere” i fornitori di materie prime per aumentare la produzione.
Non solo Tesla, le case automobilistiche corrono ai ripari
Con l’aumento della produzione di veicoli elettrici, le case automobilistiche stanno setacciando il mondo per assicurarsi le materie prime di cui hanno bisogno, innescando una raffica di accordi di offtake. Ad esempio, il gigante svizzero ha già stipulato accordi di offtake di cobalto con i produttori di batterie SK Innovation e Samsung SDI e con le case automobilistiche BMW e GM.
Oltre all’accordo di offtake di cobalto con Glencore, Tesla ha concluso un accordo a lungo termine per la fornitura di nichel dal gruppo minerario brasiliano Vale.
Ford ha stipulato un accordo di offtake per il litio con l’australiana Liontown Resources, che prevede il finanziamento anticipato del progetto, e ha acquisito una partecipazione di minoranza in un impianto di lavorazione del minerale di nichel in Indonesia.
Anche Stellantis, nata dalla fusione di Fiat Chrysler (proprietaria di Jeep) e PSA (proprietaria di Peugeot), e General Motors hanno iniziato a investire in gruppi minerari.