Il primo trimestre del 2025 è stato un brusco risveglio per Tesla. Gli utili sono crollati del 71%, mentre il fatturato è sceso a 19,3 miliardi di dollari, ben al di sotto delle aspettative di Wall Street. Ma i numeri, per quanto allarmanti, raccontano solo una parte della crisi. Il colpo più duro è arrivato sul fronte dell’immagine.
La popolarità di Elon Musk ha subito una netta frenata dopo il suo discusso ingresso nel governo Trump come “zar” dell’efficienza pubblica. Il legame troppo stretto con il presidente ha irritato una parte rilevante della base progressista di Tesla, soprattutto in Europa, dove sono esplosi boicottaggi e proteste.
A rendere il contesto ancora più difficile, l’assenza di novità realmente dirompenti nella gamma, la crescente aggressività della concorrenza e le conseguenze di una guerra commerciale che pesa su produzione e margini. Di fronte a questo scenario, Musk ha annunciato un parziale ritiro dalla scena politica, promettendo di ridurre il tempo dedicato al governo. Una scelta resa ancor più inevitabile dalle prime incrinature nel suo rapporto con Donald Trump.
Tesla, i risultati del primo trimestre: crollo improvviso
Nel primo trimestre del 2025, Tesla ha registrato una flessione preoccupante dei suoi risultati finanziari. L’utile per azione è crollato del 40%, fermandosi a soli 0,27 dollari, mentre i ricavi sono scesi del 9% a 19,3 miliardi di dollari, un dato che ha sorpreso negativamente gli analisti, che avevano previsto risultati migliori. La divisione automobilistica ha visto un calo ancora più drammatico, con i ricavi in discesa del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La società ha attribuito il calo delle vendite a diversi fattori, tra cui la diminuzione del prezzo medio di vendita e l’aggiornamento del popolare Modello Y, che ha rallentato la produzione. Le consegne sono diminuite del 13% a 336.681 unità, segnando il trimestre più debole da metà 2022.
Tesla non ha solo sofferto a livello di numeri. La concorrenza crescente nel settore delle auto elettriche ha intensificato la pressione, e l’azienda si trova a fronteggiare difficoltà aggiuntive, come problemi legati ai tassi di cambio e un contesto macroeconomico incerto, che ha influito negativamente sui margini di profitto. L’utile netto è sceso del 71% a 409 milioni di dollari, con un margine operativo in calo dal 5,5% al 2,1%.
Tuttavia, non tutto è negativo. La divisione energia ha registrato una crescita record del 67%, grazie a prodotti come il Powerwall e alla produzione della fabbrica di Shanghai, che continua a sostenere la domanda globale.
Musk e Trump: un legame costoso per Tesla
A rendere ancora più complessa la situazione per Tesla è il coinvolgimento di Elon Musk nell’amministrazione Trump, dove ha ricoperto un ruolo controverso nel Dipartimento per l’efficienza del governo. Questo doppio impegno ha attirato pesanti critiche, sia negli Stati Uniti che a livello internazionale. Durante una recente conference call, Musk ha dichiarato che dall’inizio del prossimo mese ridurrà significativamente il tempo dedicato alle questioni politiche, impegnandosi a passare non più di due giorni a settimana nell’amministrazione di Trump. La conferma di Jerome Powell alla guida della Fed e la retromarcia di Trump sui dazi hanno contribuito a un rimbalzo del 5% del titolo Tesla nelle contrattazioni after-hours.
Nonostante le critiche interne, Musk ha ribadito il suo sostegno alla politica di riduzione della spesa pubblica e ha difeso le sue posizioni, affermando che la lotta alla burocrazia e agli sprechi governativi è fondamentale. Tuttavia, è chiaro che le sue decisioni politiche stanno mettendo a dura prova l’immagine di Tesla, soprattutto in un contesto di crescente concorrenza e tensioni politiche.
Ma le tensioni non si fermano: le politiche commerciali dell’amministrazione Trump, con dazi aggressivi, rischiano di aumentare i costi di produzione per Tesla negli Usa e di scatenare ritorsioni internazionali, in particolare da parte della Cina, con ricadute dirette sull’export.
Le nuove mosse di Tesla per il rilancio
Nonostante il crollo degli utili e l’incertezza politica, Elon Musk non ha alcuna intenzione di rallentare. Tesla punta a rilanciarsi con una serie di mosse strategiche pensate per ampliare la propria base clienti e riconquistare la fiducia dei mercati. Tra queste spicca il lancio di una Model Y a prezzo ridotto, previsto per la prima metà del 2025, con l’obiettivo di attrarre un pubblico più ampio e invertire la tendenza negativa nelle vendite.
Ma è sul fronte tecnologico che Musk gioca la sua scommessa più ambiziosa. A giugno prenderà il via ad Austin il primo test operativo del robotaxi senza conducente, con l’intento di avviare una flotta autonoma su larga scala entro il 2026. L’obiettivo è chiaro: entro fine anno, milioni di Tesla dovrebbero essere tecnicamente in grado di guidare da sole. Tuttavia, il sistema Autopilot è ancora sotto indagine per potenziali criticità legate alla sicurezza, e molti esperti restano scettici sulla reale imminenza della guida completamente autonoma.
Nel breve termine, l’introduzione di nuovi modelli e soluzioni come il robotaxi potrebbe aiutare Tesla a navigare in queste acque turbolente. Ma la compagnia dovrà affrontare una concorrenza sempre più agguerrita, margini in contrazione e un contesto economico instabile. Se Musk riuscirà a mantenere il focus sull’innovazione e a distanziarsi dalle polemiche politiche, Tesla potrebbe ancora avere una chance concreta di ripresa.
Ma, come sempre con Elon Musk, nulla è mai prevedibile.