Il rally potrebbe essere definitivamente finito. Sul Nasdaq il titolo Tesla sprofonda nel baratro, cedendo a fine seduta il 21,6% a 330,21 dollari dai 418 di venerdì (lunedì il mercato Usa è rimasto chiuso per il Labour Day), e realizzando la perdita peggiore della sua storia.
Le azioni della casa automobilistica californiana hanno pagato la decisione della borsa americana, comunicata il 4 settembre a mercati chiusi, di non inserire Tesla nello S&P 500, l’indice formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione. La scelta ha sorpreso il mercato, che si aspettava invece il debutto di Tesla nello S&P 500 dopo che la galoppata degli ultimi mesi ha consentito alla società di Elon Musk di arrivare a superare i 400 miliardi di dollari di capitalizzazione, diventando la società automobilistica con il più alto market cap del mondo. Tra l’altro, il tonfo dell’8 settembre, ha fatto scendere la capitalizzazione della società a quota 307,7 miliardi di dollari.
S&P 500 non ha comunicato i motivi alla base della sua decisione, ma secondo alcuni esperti citati da Radiocor la spiegazione risiede proprio nella velocissima ascesa che il titolo ha compiuto nelle ultime settimane e che ha convinto Elon Musk a decidere uno split del titolo di 1 a 5. Il timore dunque sarebbe stato quello del rischio di un’eccessiva volatilità’ delle azioni. Il crollo di Tesla ha spinto al ribasso il Nasdaq, che ha perso il 4,11%, zavorrato anche dal forte ribasso di Apple (-6,73%). A pesare sul listino tecnologico c’è poi il caso Softbank, la banca giapponese che ha innescato una bolla speculativa, effettuando acquisti per decine di miliardi di dollari e mettendo in azione derivati di vario tipo per amplificare l’effetto leva con un guadagno di 4 miliardi di dollari.
(Ultimo aggiornamento ore 11.28 del 9 settembre).