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Tesla, ecco tutte le ragioni di un boom destinato a durare

Wikimedia Commons NORAD and USNORTHCOM Public Affairs

Nemmeno la pandemia ha fermato la corsa di Tesla. Eppure il governatore della California ci ha provato, imponendo la chiusura della stabilimento, finora l’unico in terra Usa. Ma Elon Musk, furibondo per il divieto “fascista”, non si è fermato. Non ci sono riusciti neanche gli analisti di Wall Street, che a larga maggioranza avevano previsto risultati insufficienti a sostenere la quotazione record dell’auto elettrica per eccellenza attesi al varco dall’esercito di hedge fund convinti che la corsa di Tesla, che dal 2003 ha assorbito 6,78 miliardi di dollari in investimenti, fossi ormai vicino a quel capolinea già sfiorato durante la cisi del 2008 o nel 2018, quando la società aveva fallito l’obiettivo della consegna delle vetture, le Mobil 3, nei tempi previsti.

Ma ancora una volta Elon Musk, il pirotecnico e discusso genio sudafricano che a 12 anni brevettò il software di un videogioco (ancora in produzione) ha sbaragliato i gufi. Anzi, stavolta il successo è davvero storico così sarà probabilmente la risposta di Wall Street che nel dopo Borsa di mercoledì ha salutato in numeri con un rialzo del 5 per cento. Per più ragioni. Eccole.

– Tesla ha chiuso per la quarta volta di fila i conti del trimestre in terreno positivo: un utile di 104 milioni di dollari, ovvero 2,18 dollari per azione contro 408 milioni di perdite 12 mesi fa e una previsione media di una perdita di 2 centesimi per titolo.

– Il risultato consente a Tesla di puntare all’inserimento a breve nell’indice S&P 500, cosa che consentirà gli acquisti da parte dei fondi indice, garantendo ulteriori progressi della quotazione.

– Tesla è così destinata a superare la soglia dei 300 miliardi di dollari di valore. La casa da sola vale già oggi più dell’intera auto tedesca, francese e dei tre grandi di Detroit (compresa Fca).

– Per sbaragliare la concorrenza Tesla ha potuto contare anche su quella che Alyssa Altman di Publicis ha definito la sua “arma segreta”: gli introiti dalla vendita di di crediti verdi ad altri costruttori auto con problemi di emissioni di C02 in atmosfera, una sorta di benefit verde che ha garantito la bellezza di 428 milioni di dollari. Tra gli acquirenti ci sarà senz’altro Fiat Chrysler, la prima un anno fa a pagare ad Elon Musk la licenza ad inquinare.

– Non è l’unico segnale della superiorità tecnologica e, potremmo dire, concettuale della produzione di Tesla che Elon Misk non inserisce tra i produttori di auto bensì nella categoria dei creatori di software, capaci in prospettiva di puntare ad obiettivi di mobilità davvero rivoluzionari. Entro un anno, garantisce Musk, nascerà l’auto a guida autonoma “davvero autosufficiente”.

– Ma anche questa sarà solo una tappa della rivoluzione. Presto, garantisce l’inventore miliardario, “le nuove Tesla varranno cinque volte tanto quelle di oggi, tanto che ogni proprietario potrà far soldi affittando i veicoli quando non li usa”.

– I mercati hanno imparato a non sottovalutare le parole di Musk. Ma su un punto gli scettici sono in netta prevalenza: allo stato attuale delle conoscenze, sembra impossibile che possa prendere vita una flotta di robotaxi, un po’ per le complicazioni tecniche, molto per i vincoli posti dai regolatori.

– Date le premesse sono in molti a credere che il titolo Tesla, cresciuto di tre volte da inizio anno, abbia ancora margini di crescita. In occasione della trimestrale Musk ha annunciatola prossima realizzazione di una seconda fabbrica in Usa ad Austin, che andrà ad aggiungersi a quelle in California, a Berlino ed a Shanghai oltre all’impianto in Nevada in jv con Panasonic dove nascono le batterie del gruppo, anche qui in attesa di un nuovo impianto. La fabbrica di Austin, assicura Musk, “sarà un paradiso ecologico sul fiume Colorado dove nasceranno i nuovi cyber Tir”. Non lo sarà, se necessario, per i lavoratori cui Musk ha tagliato la paga per accelerare l’arrivo dei profitti come chiesto da Wall Street. Ma, si sa, nessuno è perfetto.

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