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Tesla crolla anche in Cina: vendite in picchiata (-49%) e sfida sempre più dura con Byd

Pixabay

Dopo le difficoltà in Europa, Tesla fa un altro tonfo anche in Cina. Secondo la Passenger Car Association, le spedizioni delle auto elettriche di Elon Musk sono crollate del 49% a febbraio, fermandosi a sole 30.688 unità. Un numero che non si vedeva dal luglio 2022, quando il Covid-19 aveva bloccato tutto. E non è finita qui: questo è il quinto mese consecutivo di cali per Tesla nel gigante asiatico, il mercato più grande al mondo per i veicoli elettrici.

A pesare sulla performance cinese di Tesla non è solo la riorganizzazione della fabbrica di Shanghai per il rilancio della Model Y, ma anche l’agguerrita concorrenza dei marchi locali, in primis Byd. A febbraio, infatti, Tesla è scivolata all’undicesimo posto tra i principali produttori automobilistici in Cina, con una quota di mercato inferiore al 5%, mentre la casa di Shenzen continua a crescere, consolidando la sua posizione con una quota del 15%.

E così, il titolo di Tesla continua a soffrire in Borsa, con un calo di oltre il 6% nel pre-market, seguito da un altro ribasso all’apertura odierna di Wall Street.

La sfida con Byd

Byd continua a guadagnare terreno nel mercato automobilistico grazie a un mix vincente di prezzi competitivi, un’offerta sempre più ampia e un costante aggiornamento tecnologico. A febbraio, il colosso di Shenzhen ha venduto oltre 318.000 veicoli tra elettrici e ibridi, registrando un impressionante incremento del 161% rispetto all’anno precedente. Gran parte di questo successo è dovuto alla strategia di prezzo altamente competitiva: una Tesla Model Y costa in media 33.500 dollari, mentre la Song Plus di Byd parte da soli 21.000 dollari. Ancora più aggressiva è l’offerta sulla citycar Seagull, disponibile a meno di 10.000 dollari e già venduta in oltre 82.000 unità nel 2025.

Ma la concorrenza non si gioca solo sul prezzo. Tesla ha recentemente aggiornato in Cina il software Full Self-Driving (Fsd), ma il pacchetto ha un costo di 8.800 dollari e non garantisce ancora prestazioni ottimali sulle strade locali. Byd, invece, punta a rendere la guida assistita avanzata accessibile a tutti, includendo il suo sistema God’s Eye anche sui modelli più economici.

Nel frattempo per rilanciare le vendite, Elon Musk ha lanciato sul mercato cinese la nuova Tesla Model Y (Juniper), che ha già raccolto 200mila prenotazioni e oltre 6mile consegne dal 26 febbraio. Il modello è disponibile in due versioni: la trazione posteriore, con un prezzo base di 263.500 yuan (circa 36.600 euro), e la versione a lunga autonomia con trazione integrale, che parte da 303.500 yuan (circa 38.600 euro al cambio attuale). Da marzo, poi, la casa americana ha introdotto anche una Model Y standard allo stesso prezzo, ma senza la garanzia estesa delle versioni superiori.

Le prospettive di Tesla in Cina dipenderanno anche dal futuro del Cybertruck, che Musk vorrebbe portare sul mercato entro l’anno. Il modello, infatti, nel Paese del Dragone non è ancora disponibile a causa delle sfide legate all’omologazione e alle normative locali.

Sul crollo di Tesla pesano le scelte di Musk

Il declino di Tesla non si limita al mercato cinese. Dall’inizio dell’anno, il titolo ha perso il 35% del suo valore, scendendo dal massimo di 488 dollari registrato a dicembre agli attuali 225,40 dollari. Si parla di un crollo che ha portato a bruciare circa 700 miliardi di dollari di capitalizzazione, riducendola da un picco di 1.500 miliardi a 844 miliardi. E la colpa di questa flessione, secondo gli analisti, non è solo da attribuire alla crescente concorrenza e al calo delle vendite, ma anche alle scelte di Elon Musk. Il suo coinvolgimento in questioni politiche e la promozione del Doge (Department of Government Efficiency) hanno sollevato perplessità tra investitori e consumatori. In Germania, ad esempio, il sostegno di Musk alla destra di AfD potrebbe aver contribuito al crollo del 76% delle vendite registrato a febbraio.

Tesla, le previsioni di Morgan Stanley: futuro nero in Cina

Morgan Stanley ha lanciato un segnale d’allarme sui ricavi di Tesla nel mercato cinese. Secondo la banca d’affari, l’incidenza delle vendite cinesi sul fatturato complessivo dell’azienda di Elon Musk è destinata a calare progressivamente, passando dal 21% nel 2024 a meno del 7% entro il 2030. Per evitare questa contrazione, Tesla dovrà adottare una strategia più aggressiva sui prezzi e rafforzare l’integrazione con l’ecosistema tecnologico locale. Senza queste contromisure, la sua presenza in Cina rischia di ridursi drasticamente.

Non tutti, però, sono pessimisti. Wedbush, società di analisi storicamente vicina a magnate, ritiene che Tesla abbia ancora un enorme potenziale, soprattutto se saprà capitalizzare sulle sue ambizioni in campo AI, dai taxi autonomi ai robot umanoidi. Ma per riconquistare la fiducia degli investitori, l’azienda dovrà dimostrare che l’innovazione resta il suo punto di forza e che il suo fondatore non ha perso interesse per il progetto.

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