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Terzo polo addio: tra Iv e Azione è divorzio. Renzi: “Autogol di Calenda” che ribatte: “Iv non vuole il partito unico”

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La rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi si è consumata con reciproci scambi di accuse. Il Terzo Polo non si farà. Il divorzio tra i due leader di Azione e Italia Viva è ormai ufficiale, dopo le tensioni sotto traccia emerse negli ultimi giorni.

Terzo polo addio: lo scambio di accuse tra Calenda e Renzi

«Il partito unico non lo riusciremo a fare perché Renzi non vuole. Vuol tenersi i soldi e il partito di Iv. Ma non si può far nascere, da due partiti, tre partiti. Diventa ridicolo». Con queste parole Carlo Calenda mette fine al braccio di ferro. «Polemiche inspiegabili – è la replica di Matteo Renzi -. Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche. I vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del segretario del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se ha cambiato idea, ne prendiamo atto. Ma non vedo perché dovremmo smettere di fare la Leopolda in unmomento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi». In ballo c’è la questione dei finanziamenti: il il 2×1000 destinato alle forze politiche, da devolvere entro l’anno al nuovo partito unico per preparare la corsa alle Europee, che però il presidente di Italia viva non vuole cedere per destinarlo alla Leopolda, già fissata per il prossimo marzo. Due temi che hanno contribuito al divorzio. Ma sullo sfondo resta soprattutto un diversità di visione strategica e di personalità tra i due leader. Si chiude così il tentativo di formare un Terzo Polo liberale e riformista, ognuno procede da solo con scambi di accuse proseguite per l’intera giornata di giovedì pomeriggio.

Il divorzio tra Iv e Azione: cosa fare dei gruppi parlamentari

Resta il dilemma di cosa fare ora dei gruppi parlamentari. Se la federazione tra Azione e Iv si sciogliesse, soltanto Iv avrebbe la speranza di costituirne uno autonomo al Senato, dove bastano sei eletti e Renzi ne ha per ora cinque. Il traguardo dei 20 alla Camera è invece irraggiungibile. Per cui il compromesso, sino al contrordine, è salvare il salvabile: vuol dire evitare di finire tutti nel Misto, perdendo fondi e personale. Il che potrebbe portare al sogno di ricucire i rapporti quando le acque si saranno calmate.

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Categories: Politica