RAMPL LASCIA, GROS PIETRO IN POLE. PROFUMO RITORNA IN SELLA A SIENA
Terremoto in Unicredit: “Il presidente Dieter Rampl ha informato il cda della propria decisione di non essere disponibile per un nuovo mandato”. Già si fanno i nomi dei possibili successori. In pole position c’è Gian Maria Gros Pietro, già presidente di Iri, Eni ed Atlantia, oggi consigliere Fiat. In alternativa il direttore generale di Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, che sarebbe graditissimo da tutti ma è ostacolato dalle norme di incompatibilità di Via Nazionale.
Il fatto certo è che, un anno e mezzo fa dopo l’addio di Alessandro Profumo lascia anche il presidente tedesco che aveva assunto la carica nel 2005, in seguito all’incorporazione di Hvb. Ha prevalso, insomma, l’anima domestica, incarnata dalle Fondazioni ex bancarie contrarie alla rivoluzione prospettata da Rampl: un board più snello, composto da amministratori con competenze e con profili più internazionali. Le piccole Fondazioni (Manodori, CassaMarca e Banco di Sicilia) hanno risposto picche. I grandi (Fondazione Crt, Cariverona e Carimonte) hanno optato per un presidente italiano. E così, dopo sei ore di discussioni, Rampl ha fatto il passo indietro, in linea con quanto anticipato al Forex di Parma quando il banchiere aveva fatto sapere di essere disposto a rimanere alla guida del gruppo solo con un accordo degli azionisti, italiani ed esteri, sulla governance.
Al board, durato oltre sette ore, ha partecipato tra gli altri il vicepresidente Farhat Omar Bengdara, ex governatore della Banca centrale libica, tra i grandi soci della banca anche dopo la diluizione a seguito del recente aumento di capitale da 7,5 miliardi. In una compagine azionaria che vede il fondo di Abu Dhabi, Aabar, come maggior socio col 6,5%, Leonardo Del Vecchio ha intanto confermato di aver raddoppiato la sua partecipazione.
I debiti possono attendere. Ma le nomine no. La Fondazione Mps ha deciso di prendere tempo sulla cessione della quota, il 15%, necessaria per ripagare il debito. La scelta è di chiudere al più presto la vendita a privati di un pacchetto di Banca Mps (ieri +2,8%) attorno al 2-3%, per poi procedere alla cessione del resto, tra l’8 e il 10%, in epoca successiva. Al contrario, sotto l’impulso del sindaco Franco Ceccuzzi, si è deciso di anticipare a metà marzo la presentazione della lista della Fondazione per il nuovo consiglio per evitare che due partite si incrocino (e s’imbroglino). A guidare la lista sarà Alessandro Profumo, pronto per un rientro clamoroso. Tramonta intanto l’ipotesi Equinox del “nemico” Salvatore Mancuso, pronto a rilevare il 10% del capitale: il sindaco Ceccuzzi, per ora, non l’ha nemmeno voluto incontrare. Il fondo Clessidra resta in attesa.
DOW JONES OLTRE 13 MILA PUNTI (MASSIMO DAL 2008). APPLE VALE PIU’ DI 500 MILIARDI. ANCHE L’ASIA VOLA
Wall Street intanto ruggisce sull’onda del ritorno della fiducia dei consumatori. L’S&P500 guadagna lo 0,17%, il Nasdaq guadagna lo 0,6%. Ma la vera notizia arriva dal Dow Jones: l’indice ha chiuso la seduta a quota 13,005 (+0,20%), per la prima volta oltre la barriera dei 13 mila punti. E’ stato così dimenticato il crollo (-4%) degli ordini dei beni durevoli a gennaio così come il calo dei prezzi delle case nelle prime 20 città, scesi a dicembre del 4%. Fa senz’altro più notizia l’invito di Apple (ieri +1,8% a quota 535 dollari) agli analisti: “Venite a San Francisco il 7 marzo: c’è qualcosa che meritate vedere. E toccare”. Nel frattempo Apple è entrata nel ristretto club delle corporations che valgono più di 500 miliardi di dollari. Seduta al rialzo sui listini asiatici: Tokyo +0,52%, Hong Kong +0,89%. A favorire la crescita dell’ottimismo i dati sulla produzione industriale in crescita a gennaio sia in Giappone +2% che in Corea del Sud +3,3%.
Oggi, dai cieli di Francoforte, scenderà la pioggia. Ma nessuno userà l’ombrello per proteggersi dalla pioggia di liquidità che verrà distribuita dalla Bce a partire dalle 16 e trenta, tre ore e mezza dopo che si chiuderà il tempo massimo per le richieste a Ltro, il quantitativo illimitato di liquidità con contratti pronti/termine a tre anni all’1% messo a disposizione delle banche da Mario Draghi.
Gli analisti prevedono da parte delle banche una richiesta di circa 500 miliardi di euro, più o meno lo stesso quantitativo dell’operazione precedente di fine dicembre, che è risultata decisiva per evitare il collasso del debito sovrano del sud Europa. Il presidente della Bce, Mario Draghi, stavolta si aspetta che la liquidità venga usata per riavviare il sistema del credito verso le imprese e le famiglie.
L’effetto benefico della liquidità abbondante si è visto anche ieri, in occasione dell’asta dei Btp che ha chiuso un febbraio ricco di soddisfazioni per il Tesoro ha collocato l’ammontare massimo previsto di 6,25 miliardi di Btp. In particolare, boom di domanda per il nuovo Btp a 10 anni: sono stati collocati titoli per 3,75 miliardi di euro, a fronte di richieste per 5,26 miliardi e con un rendimento al 5,5%, ai minimi da agosto e in calo dal 6,08% di fine gennaio.
Nell’attesa dl Ltro le Borse europee hanno chiuso con modesti guadagni, dopo essere passate un paio di volte dal positivo al negativo e viceversa, in balia dei dati contrastanti sull’economia americana. A Milano l’indice FtseMib ha chiuso in rialzo dello 0,2%, Londra ha guadagnato lo 0,2%, Parigi +0,3%, Francoforte +0,5%.
Protagonisti dei su e giù in Piazza Affari sono stati i titoli bancari. A fine seduta, queste le variazioni principali: Intesa -0,6%, Unicredit +0,9%, Ubi +1,3%, Banco Popolare -0,4%. Sono rimaste costantemente in rialzo MontePaschi +2,8% e PopMilano +1,4%. Fra le blue chip di Piazza Affari, la star della giornata è StM, balzata in rialzo del 7% dopo l’annuncio che la piattaforma NovaThor, prodotta della joint-venture St-Ericsson (50% StM), è stata scelta da Samsung per il suo nuovo cellulare Galaxy. Finmeccanica è scesa dell’1,3%, la controllata Ansaldo è salita dello 0,2%. Impregilo è avanzata dell’1,8%. Poco mosse Enel +0,2% ed Eni +0,2%. Telecom Italia è scesa dell’1,8% dopo i recenti forti rialzi. Sono tornate le vendite su Mediaset -2,1%.
In equilibrio Fiat +0,01% in Piazza Affari dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, che ha definito “opportunità da esaminare” eventuali alleanze con i costruttori giapponesi Suzuki, cui già oggi Fiat fornisce motori, e Mazda, ex avamposto di Ford nel Sol Levante in risposta all’asse Psa-General Motors. Il titolo del Lingotto, cauto nella mattinata, segna un rialzo dell’1,43% a 4,53 euro.
“In Europa non ci sono rimasti molti partner” ha spiegato Marchionne a chi gli chiedeva di possibili alleanze con Mazda e Suzuki. “Il mondo è aperto e possiamo fare cose dappertutto, ora siamo appena tornati dalla Russia, ci stiamo muovendo”. L’ad di Fiat ha sottolineato che “il 20% circa della capacità di produzione dell’industria dell’auto europea è ridondante”. Per risolvere il problema “serve uno sforzo congiunto a livello europeo”, perchè non basta “liberalizzare in Europa se poi soffriamo di inflessibilità a livello nazionale”.
Il rialzo del petrolio (Wti è stabile a 108,2 dollari al barile) ha spinto Landi Renzo +6,2%, azienda leader mondiale per gli impianti a gas per le auto. Positiva Piaggio +5,8%. Brusca discesa di Saras -4,8%, nonostante i buoni risultati annunciati in mattinata. Sator e Palladio starebbero pensando di chiedere un incontro con le banche creditrici di Premafin -14,62% per illustrare il loro progetto di investimento sulla holding a capo di Fondiaria-Sai. Lo dice una fonte vicina alla situazione spiegando che l’incontro ha l’obiettivo di “presentare l’offerta vincolante per Premafin e il piano di ristrutturazione del debito”.