L’emergenza terremoto si allenta, partono le azioni per ricostruire. Ci sono disponibilità finanziare pluriennali per le quali occorre, però, essere pronti. Non ci si può consentire di tenere soldi stanziati e non impegnati. Nessun euro resti inutilizzato o sprecato. Le priorità sono per i Comuni in zone sismiche di grado 1: 5 milioni di euro per il 2017, 15 per il 2018, 20 per il 2019. La dotazione è prevista dall’art. 41 bis della legge 50 a copertura delle spese di progettazione definitiva ed esecutiva. Mancano pochi giorni per candidare i progetti.
La data limite è, appunto, il 15 settembre. L‘iniziativa strutturata dal governo fa leva sulla capacità dei primi cittadini di utilizzare i fondi. E affinché non se ne dimentichino, la loro Associazione – l’Anci – lo ha ricordato con una lettera. Ma è buona cosa, consultare anche la Gazzetta Ufficiale del 2 agosto scorso. Lì ci si rende conto se il Comune amministrato può partecipare al riparto dei fondi e con quali modalità. Deve, -come si diceva- necessariamente trovarsi nell’elenco dei Comuni a rischio 1.
L’azione ha enorme valenza per la sicurezza e la gestione della ricostruzione nelle aree più critiche. In realtà, i sindaci dovrebbero essere già al corrente della classificazione del rischio.I principi di classificazione sono stati definiti da tempo dalle Regioni, spiega la Protezione civile. Lo Stato ha delegato al territorio la classificazione sismica, da cui è scaturito l’elenco con gli indici di pericolosità di tutti gli 8102 Comuni italiani. L’elenco ha un’attribuzione di pericolosità decrescente, spalmata su tutto il territorio nazionale.
La zona 1 è la più pericolosa, con possibilità di fortissimi terremoti. La 2 è quella dove il sisma può essere” soltanto” forte. E poi fino alla 4, dove l’evento è considerato raro. Un complesso lavoro che ha verificato tutta Italia, con il grande merito di aver fatto sparire anche la vecchia e angosciante dizione di” territorio non classificato”. Bisogna risalire ai tempi del terremoto dell’Irpina degli anni’80 per capire quanto sia costata in vite umane quella lacuna nella mappa nazionale.
Ora l’Anci per mano del segretario generale Veronica Nicotra ha scritto a circa 700 colleghi per sollecitare le domande sui primi 5 milioni di euro. Nicotra scrive anche che la Società Invitalia è a disposizione per aiutare gli enti locali a redigere i progetti e i piani di intervento, qualora non fossero in condizioni di agire da soli. O – aggiungiamo noi- non li abbiano già preparati pur sapendo dove è urgente ricostruire. In conclusione, si tratta di uno stanziamento triennale di 35 milioni di euro per ridisegnare soprattutto edifici e strutture pubbliche.
Dai terremoti dell’anno scorso a quello recente di Ischia, è un’occasione da sfruttare a pieno. Si sa che la somma per tre anni è poca cosa rispetto al fabbisogno di centinaia di Comuni. Ma il numero delle domande e dei progetti da finanziare potrà spingere anche il governo ad aumentare lo stanziamento. È una speranza già da coltivare. Non trascuriamo che la probabile esclusione di qualche progetto, scatenerebbe polemiche e controversie tra centro e periferia. Perciò è più opportuno ritenere che una alta quantità di domande presentate nei prossimi giorni dia il segnale della forza dei sindaci di saper tutelare il proprio patrimonio umano e materiale.