Il primo grande caldo e la terra che ricomincia tremare: è un film brutto e purtroppo già visto quello che va in scena oggi. A soli 13 mesi di distanza sembra di rivivere un tranquillo weekend di paura.
E’ venerdì, una bella giornata finalmente un po’ più fresca in provincia di Bologna, dopo l’afa dei giorni scorsi, un perfetto “sabato del villaggio“ della società contemporanea che santifica il weekend. Sono le 12,30 e io sono già a tavola con amici, quando la mia sedia comincia a muoversi avanti e indietro. Non rifletto nemmeno un minuto, la parola arriva come una lampo alla bocca e il pensiero segue lento come il tuono: “Il terremoto!” dico e mi alzo per uscire. Alcuni però mi guardano increduli, sono ancora in piedi e non si sono resi conto di nulla. Magari è meno grave di quello che temo. Poi guardo i lampadari che vanno avanti e indietro e la sensazione di vertigine vissuta un anno fa riaffiora nella pelle più che nella coscienza. Era il 20 e il 29 maggio 2012 quando il terremoto, con due scosse di magnitudo 5,8 e 5,9 fece 26 vittime in Emilia.
Non ricominceremo da capo? Mentre le case sono ancora crepate e le aziende alle prese con i parametri delle ricostruzione? Non vedremo le tende, le abitazioni inagibili e soprattutto le persone che restano sotto le macerie? Alcuni centri storici sono ancora transennati, non verrà giù tutto? Sono pochissimi minuti, ma quante cose si possono immaginare in così poco tempo!
Il tremolio si ferma. Un terremoto importante, ma forse non vicinissimo. In pochi minuti i telefonini ci raccontano tutto: “l’epicentro è stato localizzato tra i comuni di Fivizzano e Casola in Lunigiana, provincia di Massa, Minucciano, in provincia di Lucca. In base ai rilievi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), la scossa è stata registrata alle 12:33 con magnitudo 5.2, a una profondità di circa 5 chilometri”. Dopo un paio d’ore un’altra scossa a est dell’epicentro e poi un’altra ventina, il cosiddetto sciame sismico.
I nostri cugini toscani stanno passando quello che abbiamo passato noi l’anno scorso. Il pensiero va ai miei zii che davvero abitano da quelle parti: “Un terremoto fortissimo – mi dicono al telefono, una paura come non avevamo mai avuto, ma nessuno si è fatto male”. Penso alla Garfagnana, alla sua struggente bellezza, a quelle case così povere e aristocratiche al tempo stesso, a quel verde avvolgente, ai tanti turisti stranieri e ai pochi italiani. Sarà ancora colpa di quest’Appennino, che non ne vuole sapere di restare in montagna e si avvicina al mare? E alla nostra pianura, in mezzo, che fino all’anno scorso non sapeva di essere tanto fragile? Cosa ci aspetta ora?
Per fortuna le notizie che arrivano a rotta di collo su internet sono rassicuranti: l’evento è sempre spaventoso, ma almeno non funesto. D’altra parte la tragedia che colpì l’Emilia fu acuita anche dal fatto che la zona era piena di insediamenti industriali, di capannoni dall’aria forte e solerte, sicuri di proliferare in una zona tranquilla. La scottatura però fa ancora molto male e le persone hanno imparato a non fidarsi completamente della loro amata terra: “La scossa è stata avvertita distintamente in varie città, tra cui Milano e Parma – si legge sulla Reuters – dove le scuole sono state evacuate così come gli uffici della Barilla. “Abbiamo sentito una forte scossa che è durata circa 10 secondi”, spiega Luca Di Leo, portavoce di Barilla, aggiungendo che i circa mille impiegati degli uffici e dell’impianto sono stati evacuati.
Le antenne sono di nuovo dritte, come è inevitabile. Non resta che sperare che non ondeggino più.