Il Terremoto ha colpito ancora. Di nuovo il Centro Italia. Le scosse hanno riguardato un’area da sempre sotto osservazione perché considerata dagli addetti ai lavori a rischio elevato.
L’Italia, d’altro canto, è nota proprio per essere un Paese ad alto rischio sismico. Zone come la Sicilia, le Alpi orientali e i paesi e le città situati lungo gli Appennini centro-meridionali, dall’Abruzzo alla Calabria saranno sempre soggetti a terremoti a causa della natura geologica del nostro territorio.
Proprio per cercare di comprendere meglio la pericolosità sismica della Penisola, e quindi predisporre adeguate contromisure volte a favorire la prevenzione, nel 2006 veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato la mappa dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Ingv, disegnata e approvata in seguito alla tragedia che ha colpito San Giovanni di Puglia pochi anni prima.
Nel 2002 la Protezione civile ordinò infatti una riclassificazione approfondita del territorio nazionale dalla quale scaturì la mappa (che vi presentiamo in foto), un documento recepito dalle Regioni che in base ad esso avrebbero dovuto riclassificare la propria area di appartenenza, un’operazione che però non è mai stata totalmente completata. Dal 2015 è in corso la redazione una nuova mappa che sarà presentata nei primi mesi del 2017 e integrerà i dati raccolti nel decennio.
A livello generale, a partire dal 2002, l’Italia è stata divisa in quattro zone proprio in base alla classificazione fornita dall’INGV:
– Zona 1 – È la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti
– Zona 2 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti
– Zona 3 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari
– Zona 4 – È la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari.
La carta della pericolosità sismica realizzata dall’Ingv si basa sull’accelerazione massima del suolo prevista conseguente alle onde sismiche (S) in suoni omogenei rigidi, entro una profondità di 30 metri.