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Il terremoto elettorale al test dei mercati: euro più debole ma non troppo

Oggi i primi effetti in Borsa e sui titoli di Stato del voto italiano – La Bce fa da argine – Volatilità in aumento – Ma i mercati devono fare i conti anche con l’effetto Trump sui dazi – A Piazza Affari i conti Saipem e Brembo e domani tocca a Telecom Italia

Il terremoto elettorale al test dei mercati: euro più debole ma non troppo

Dopo le elezioni, l’Italia è cambiata. E gli analisti, armati di questa sola certezza, da ieri sera cercano di capire le possibili rotte del dopo voto.

Sul fronte dei cambi, l’affermazione di Cinque Stelle e Lega, entrambe percepite come forze anti-euro, ha favorito l’indebolimento della moneta unica, scivolata a 1,2228 sul dollaro. Ma il dollaro è stato frenato dalla debolezza della valuta Usa, trattata a Tokyo a 105,5.

Venerdì il Btp decennali ha chiuso a un rendimento pari all’1,90%, spread stabile a quota 134. Non è escluso che il quadro emerso dal voto (il commento più comune parla di “messy”, ovvero confusione) possa provocare un limitato flusso di vendite sulla carta italiana, accentuato dalla parallela ripresa del Bund, favorito dalla prossima nascita del governo di Angela Merkel. Ma la situazione, grazie anche alla Bce, non desta preoccupazioni. Almeno nel breve.

GLI ANALISTI: VOLATILITÀ SOTTO CONTROLLO, MENO FORTI IN EUROPA

I primi commenti degli analisti, infatti, rilevano che l’Italia, priva di una bussola politica chiara, si presenterà in una posizione di debolezza ai prossimi, decisivi, appuntamenti per ridisegnare l’architettura della moneta unica, a partire dal vertice Ue del 22/23 marzo. Il rischio, insomma, è di subire gli accordi già delineati dai colloqui tra francesi e tedeschi.

Non sarà facile, in particolare, sostenere le ragioni del Bel Paese in materia di Unione Bancaria e della richiesta, sollecitata dalla Germania, di prevedere accantonamenti delle banche a fronte di investimenti in titoli di Stato.

Ma nessuno prevede un tracollo di Piazza Affari. Secondo Megan Green, economista di Manulife intervistata da Market Watch, la situazione è confusa ma attesa, ampiamente scontata dai mercati, per cui non c’è da aspettarsi un serio aumento della volatilità, almeno in chiave politica. Venerdì, sull’onda dell’ultimatum Usa, tutti e 21 gli indici settoriali europei hanno chiuso in calo: banche e minerari sono stati i comparti peggiori.

DAZI, AUTO NEL MIRINO. DOMANI LA RISPOSTA DI MARCHIONNE

Nel corso del weekend la situazione è diventata, se possibile, ancora più calda. L’Unione Europea ha annunciato una risposta mirata all’offensiva del presidente americano, mettendo nel mirino Bourbon, Harley Davidson ed altre icone del made in Usa. Trump ha risposto ventilando sanzioni contro le auto europee.

Fiat Chrysler rischia di essere una delle società più colpite: Jeep e Alfa prodotte in Italia ma destinate al mercato Usa saranno soggette ai dazi. Domani Sergio Marchionne parlerà al Salone dell’Auto di Ginevra, dove è previsto il debutto europeo delle nuove Jeep Wrangler e Cherokee. I riflettori saranno puntati sul nuovo piano industriale che Marchionne illustrerà nell’Investor Day e sul possibile spin off di Magneti Marelli nel secondo trimestre 2018.

FRENA HONG KONG, RIMBALZA IL PETROLIO

Al di là del responso delle urne italiane non mancano i temi forti per i mercati. In vista dell’avvio dei lavori del Congresso del Partito Popolare cinese, il premier Li Keqiang ha diffuso le previsioni sulla crescita economica del 2018. Quest’anno il Pil dovrebbe segnare un incremento del 6,5%, l’anno scorso il governo si aspettava +6,5% o qualcosa in più. L’assemblea del partito, i cui lavori si chiuderanno il 20 marzo, sancirà ufficialmente il rafforzamento dei poteri di Xi Jingping, abolendo i vincoli sulla durata del mandato del presidente.

Stamane l’indice Csi di Shanghai a Shenzhen sale dello 0,3%. Hong Kong perde un punto percentuale. In ribasso, ma meno del previsto, le altre Borse asiatiche. La Borsa del Giappone perde l’1% nel finale di seduta. Lo yen, considerato un bene rifugio, si rafforza per il quarto giorno consecutivo nei confronti del dollaro, il cross è 105,5 ai massimi degli ultimi 16 mesi. In ascesa i prezzi del petrolio. Stamane il Brent tratta a 64,67 dollari al barile (+30 centesimi), il Wti a 61,64.

In mattinata saranno resi noti gli indici Pmi servizi dell’Eurozona. Ma l’attenzione dei listini, oltre che sull’impatto del voto italiano, sarà concentrata sulle prossime mosse della politica tedesca. Il conflitto commerciale con gli Usa è la prima emergenza di cui dovrà occuparsi Angela Merkel. delle cause profonde dei conflitti che stanno emergendo.

TASSI, BCE E BOJ NON CAMBIANO ROTTA

In questa cornice si terrà giovedì la riunione del direttorio della Bce. Mario Draghi ha più volte evocato in questi mesi la minaccia di una guerra commerciale condotta a suon di svalutazioni competitive. La reazione dei mercati al blitz di Trump giustifica i timori: venerdì il cross euro dollaro è risalito di circa un punto e mezzo a 1,233.

Sul fronte dei tassi non è previsto un cambio di rotta dell’istituto di Francoforte, ma il presidente potrebbe, con la dovuta prudenza, anticipare una guidance meno espansiva nel prossimo futuro.

Sotto i riflettori anche le decisioni della Bank of Japan. Anche in questo caso non si prevedono cambiamenti di rotta, ma il governatore Kuroa potrebbe confermare la prossima riduzione degli acquisti programmati dal Qe.

Da seguire anche i meeting delle banche centrali di Australia e Canada.

LE FED VERSO IL PRIMO AUMENTO: +2,8% LE BUSTE PAGA

La Fed si avvia alla prima riunione del comitato monetario dell’era Powell. In settimana uscirà il dato sul mercato del lavoro, da sempre l’indicatore più seguito per definire l’andamento dei tassi. La rilevazione di venerdì prossimo, secondo le previsioni, dovrebbe segnalare altri 205 mila nuovi posti di lavoro (contro i 200 mila di gennaio) e la discesa del tasso di disoccupazione al 4%. Non meno importante l’andamento delle buste paga: è previsto un aumento mensile dello 0,2% (+2,8% su base annua)

OGGI CONTI DI BREMBO E SAIPEM. DOMANI TOCCA A TELECOM

Molto fitta in settimana l’agenda degli appuntamenti societari. Oggi si tengono i cda sui conti di Brembo, Cad It, Gedi Gruppo Editoriale, Prelios, Sias e Saipem. Domani tocca al Cda di Carige, chiamato a rispondere alla richiesta di Raffaele Mincione di avere un posto in consiglio dopo l’acquisto del 5,3% dell’istituto. In programma anche i consigli di Yoox e di Ubi banca.

L’avvenimento clou sarà però i consiglio di Telecom Italia che dovrà: 1) approvare i conti; 2) pronunciarsi sul progetto di separazione della rete; 3) esaminare il business plan.

Mercoledì si terranno i consigli di: Brunello Cucinelli; Diasorin, Erg ed Iren. Giovedì toccherà ad Autogrill, Azimut, Bper Banca, Falck Renewables.

Sotto i riflettori il Cda di Salvatore Ferragamo dopo le dimissioni dell’ad Eraldo Poletto. Venerdì infine si chiude con Molmed e Txt-Solutions.

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