Le imprese possono invocare lo “stato di forza maggiore” con le loro controparti contrattuali, ma devono comunicarlo tempestivamente. E’ la sollecitazione che Confindustria Modena rivolge alla associate dal suo sito internet. Un buon suggerimento, ma per chi non ha più nulla, nemmeno un indirizzario, procedere è difficile ed è una corsa contro il tempo.
Ad essere colpite non sono solo le numerose aziende terremotate, ma l’intera filiera. Anche grosse realtà come Ferrari, Lamborghini o Ducati sono indirettamente coinvolte per una parte importante della produzione, per esempio i basamenti dei motori provenienti da fornitori di Mirandola o Cavezzo. In alcuni casi si può cercare un interlocutore diverso, ma per lo più si tratta di attività altamente specializzate e difficilmente fungibili.
La forza maggiore, l’emergenza sisma può mettere al riparo da gravi inadempienze e svolge un ruolo fondamentale con clienti e fornitori, soprattutto stranieri, dalla Corea al Giappone.
Per le aziende che non hanno più nulla, nemmeno una mailing list, rimasta sepolta sotto le macerie, per imprenditori che ormai dispongono al massimo di un ipad, l’associazione lavora senza sosta nel tentativo di ricostruire la mappa delle loro relazioni. Del resto il passo è indispensabile.
“Vi ricordiamo che l’impresa che invoca con successo la forza maggiore – si legge sul sito degli imprenditori modenesi – può sospendere l’esecuzione del contratto o risolverlo, senza alcuna responsabilità nei confronti della controparte”.
Censimento dei capannoni: oltre 30 già disponibili nel modenese
La parola d’ordine per chi vuole mantenere attiva la produzione è: trovare uno spazio idoneo. Per questo le associazioni sono al lavoro per censire i capannoni disponibili nella provincia di Modena. Nell’arco di pochi giorni alla sede locale di Confindustria sono arrivate già oltre 30 comunicazioni di disponibilità. Dopo 4 anni di recessione infatti gli spazi vuoti sono parecchi. Gli accordi contrattuali dovranno essere definiti fra le parti: affitto, vendita, comodato gratuito.
Stefani (System): quante inutili polemiche sui capannoni
Il comparto ceramico è stato duramente colpito a Finale Emilia, mentre si è salvato a Sassuolo, cuore pulsante di questo settore. La preoccupazione per i colleghi coinvolti è però viva e presente. Per Franco Stefani, patron del gruppo System di Fiorano (Sassuolo) “le polemiche di questi giorni e le accuse ai nostri colleghi sono assurde. I media – aggiunge l’imprenditore – continuano a martellare sulla fragilità dei capannoni e l’irresponsabilità degli imprenditori. E’ assurdo. Le aziende devono riavviare la produzione appena possono e chi è rientrato lo ha fatto sicuramente perché ha ottenuto i permessi dalle autorità competenti, dai comuni, alle province, alla regione. Il terremoto è un evento imprevedibile. Fino a pochi anni fa non eravamo nemmeno zona sismica e poi siamo stati inseriti in una categoria a medio-basso rischio. Le strutture cadute sono spesso le più recenti, costruite con tutti i crismi di legge. Perché tante polemiche? Forse per non arrenderci al fato, cercare un colpevole evidentemente è rassicurante”.
Il quadro del danno economico tracciato dal Carlino
Tremilacinquecento aziende al collasso, 20000 dipendenti in cassa integrazione: sono le stime pubblicate oggi dal Resto del Carlino e relative ai danni alle imprese e ai lavoratori provocati dal terremoto. Duemila sono le aziende colpite nel settore ceramico, 3500 quelle del biomedicale, 5000 nella meccanica, 1500 nella distribuzione, 4000 il resto. Il danno stimato è superiore al miliardo.