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Terremoti: cosa fare? Due progetti italiani per capire le cause e aumentare la prevenzione

I progetti di due Università aprono nuovi scenari negli studi sulla vulcanologia mondiale. Italia Paese molto fragile con prevenzione da migliorare

Terremoti: cosa fare? Due progetti italiani per capire le cause e aumentare la prevenzione

I rischi ambientali e sismici, sempre più collegati tra loro, hanno reso l’Italia uno dei Paesi più vulnerabili al mondo. Investimenti, prevenzione e ricerca scientifica, purtroppo, non sono mai al passo con le necessità. Ci sono comunque scienziati italiani che vengono apprezzati fuori dall’Italia, il cui lavoro arricchisce le conoscenze mondiali. L’European research council (Erc) ha scelto il Laboratorio Alte Pressioni dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma per due progetti fortemente innovativi sull’origine e sugli effetti dei terremoti. L’ Ingv compie quest’anno 25 anni e il 7 ottobre ci sarà una cerimonia in Senato.

L’Italia ha avuto eventi devastanti e drammatici che ne hanno fatto un campo aperto sperimentale. Gli effetti climatici si sono sovrapposti a quelli tellurici e la catena appenninica è, di fatto, il segmento privilegiato per studi interdisciplinari. Un paese ad alto rischio
non può sproloquiare su piani di sicurezza o non capire i fenomeni naturali. Le ricerche finanziate dell’Erc saranno condotte dall’Università Federico II di Napoli e dall’Università degli Studi di Padova. Un buon riconoscimento in un anno che non si ricorderà come anno di buone pratiche ambientali e di conservazione del territorio.

Dalle scosse all’energia sprigionata

Il primo progetto ha per titolo Foreseeing e riguarda i segnali che accompagnano l’inizio, lo sviluppo e anche l’arresto di un terremoto. È stato proposto da Simona Colombelli, ricercatrice di Fisica della Federico II. L’area napoletana è, per dolorosa vicenda, un luogo simbolo per le indagini su un fenomeno che continua a inquietare centinaia di migliaia di persone. La prevenzione e i soldi non sono conseguenti agli allarmi. Ogni settimana ce n’è uno che mobilita Protezione civile, istituzioni locali, famiglie, volontari. Il progetto della Federico II si estende fino ai sistemi di allerta precoce – Early Warning – che sono oggi la vera lacuna di ogni prevenzione. Molti studi hanno anche accertati che le aree più esposte sono anche quelle soggette ai rischi climatici

Il secondo progetto, Omen, porta la firma di Giacomo Pozzi e arriva dall’Università di Padova. La scienza ha consolidato gli studi sull’energia sprigionata dai terremoti, ma si vogliono capire le fasi preliminari del processo sismico studiando da dove scaturiscono. Il progetto porterà a un’osservazione diretta sui terremoti come in un film. Che dire? Il riconoscimento europeo dell’Erc premia sicuramente la qualità delle ricerche e le proposte italiane, ma al tempo stesso fa riflettere sulle iniziative di controllo e contenimento del rischio sismico. “I risultati attesi da questi progetti forniranno informazioni cruciali per lo studio dei processi sismogenetici, con un impatto significativo sia nella ricerca scientifica sia nella gestione del rischio sismico a livello globale”, dice l’Istituto di Vulcanologia. Dal terremoto del Belice del 1968 a oggi, lo Stato ha speso 121 miliardi di euro solo per ricostruire le case danneggiate. Tutto il resto non ha prezzi. Le lacune delle istituzioni si sono trasformate in una forma angosciante di controllo della gente . La scienza è dalla loro parte.

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