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Terre rare: in Norvegia scoperto il più grande giacimento d’Europa

Il deposito di Fensfeltet, situato nel sud-est del Paese, conterrebbe 8,8 milioni di tonnellate di ossidi totali di terre rare, quattro volte tanto il giacimento di Kiruna in Svezia, finora considerato il più grande del continente. La scoperta potrebbe segnare un punto di svolta per l’Europa verso l’autosufficienza e la non dipendenza dalla Cina

Terre rare: in Norvegia scoperto il più grande giacimento d’Europa

Si riapre il fronte delle terre rare in Europa. Rare Earths Norway (Ren), un gruppo minerario norvegese, ha annunciato la scoperta del più grande giacimento di terre rare in Europa. Il deposito di Fensfeltet, situato nel sud-est della Norvegia, conterrebbe 8,8 milioni di tonnellate di ossidi totali di terre rare (Treo), superando di gran lunga il giacimento di Kiruna in Svezia, che contiene tra 1 e 2 milioni di tonnellate e che finora era considerato la più grande riserva europea. Oltre alla quantità, l’area norvegese è particolarmente ricca di terre rare pregiate, con 1,5 milioni di tonnellate di ossidi di neodimio e praseodimio, molto ricercati per l’uso nei supermagneti.

Ren è una società privata fondata nel 2016 per esplorare e sviluppare il Complesso di Fen (Fensfeltet) in Norvegia. È controllata da una holding mineraria familiare e supportata dalla European Raw Materials Alliance (ERMA) e da EIT RawMaterials.

Cosa sono le terre rare

Le terre rare sono un gruppo di quindici elementi chimici fondamentali per molte tecnologie moderne, in particolare quelle legate alla transizione ecologica ed energetica. Le terre rare sono tra i materiali più critici, e l’Europa attualmente non ne produce nemmeno un grammo. Questi elementi sono utilizzati nelle auto elettriche, nei pannelli solari e nelle turbine eoliche.

La loro importanza è cresciuta esponenzialmente con l’aumento della domanda di tecnologie verdi, rendendo i Paesi dipendenti da forniture estere, principalmente dalla Cina, che controlla oltre l’80% del mercato globale.

La domanda di terre rare in Europa è in costante aumento: nel 2019 era di 18.000 tonnellate all’anno, ma entro il 2030 potrebbe raddoppiare a 40.000 tonnellate.

L’importanza della scoperta del giacimento di Fen

La scoperta del giacimento di Fen potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’Europa nella sua corsa alla transizione verde. Ren stima che il deposito possa soddisfare fino al 10% del fabbisogno europeo di terre rare, contribuendo a ridurre la dipendenza dalla Cina e aumentando l’autosufficienza continentale. Questo è in linea con gli obiettivi del Critical Raw Materials Act (CRMA) dell’Unione Europea, che mira a garantire almeno il 10% dell’approvvigionamento di materiali critici da fonti interne.

L’obiettivo è entrare in funzione entro il 2030

L’azienda mineraria prevede di investire circa 870 milioni di euro (10 miliardi di corone norvegesi) per sviluppare il giacimento, con l’obiettivo di iniziare le attività estrattive entro il 2030. Il progetto non solo promette di creare una filiera di produzione completa, “dalla miniera al magnete”, ma anche di impiegare tecnologie estrattive e di lavorazione dei minerali sostenibili. Una fabbrica pilota sarà creata vicino al deposito per testare nuove tecnologie di estrazione e lavorazione.

Rare Earths Norway ha annunciato che l’esplorazione a Fen continuerà per tutto il 2024 e nella seconda metà dell’anno sarà redatto uno studio di fattibilità economica del progetto.

Norvegia fornitore chiave per l’Europa

La Norvegia, pur non essendo parte dell’Unione Europea, è un membro dello Spazio Economico Europeo e un partner energetico cruciale per molti Paesi europei. La scoperta di Fen rafforza ulteriormente il ruolo della Norvegia come fornitore affidabile di materie prime critiche. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Norvegia è diventata il principale fornitore di gas per l’Europa, e questa nuova scoperta potrebbe consolidare ulteriormente la sua posizione strategica.

Il Paese scandinavo vanta un mix energetico molto più pulito rispetto alla media europea, con il 66% della sua energia derivante da fonti idroelettriche. Tuttavia, la Norvegia ha anche aumentato l’estrazione di petrolio e gas per compensare la riduzione delle forniture russe. Inoltre, la Norvegia è diventata il primo Paese al mondo ad appoggiare il deep sea mining, una pratica controversa che prevede l’estrazione di minerali dai fondali oceanici, suscitando preoccupazioni ambientali significative.

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