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Terna, green bond per 1,5 miliardi: la sostenibilità passa anche da qui

FIRSTonline

Il 2019 è stato l’anno dei green bond. Il fascino delle obbligazioni verdi ha contagiato in modo crescente le aziende italiane più innovative e Terna è sicuramente tra queste. È in buona compagnia perché, secondo un report di Banca Imi,  nel 2019 le nuove emissioni verdi nel nostro Paese hanno toccato quota 5,4 miliardi di euro, una cifra quasi doppia rispetto all’anno precedente, quando l’importo totale arrivò a 2,8 miliardi di euro. Nel “pacchetto“, segnala il report, ci sono le “emittenti green debuttanti” – come Generali, A2A, Erg e Ubi – come pure le emittenti ”navigate” che hanno già emesso uno o più bond green nel recente passato: Enel, Iren, Ferrovie dello Stato, Hera e Terna stessa. Il valore globale dei green bond totali attualmente in circolazione – secondo l’analisi Imi – ammonta a circa 11,4 miliardi di euro

GREEN BOND, UNA TENDENZA MONDIALE

I dati sull’Italia confermano la tendenza in atto a livello mondiale: secondo uno studio di Boston Common Asset Management quest’anno le emissioni verdi hanno infatti raggiunto i 250 miliardi di dollari, per un ammontare complessivo in circolazione di 580 miliardi contro i quasi 2.000 miliardi raccolti sul fossile nel periodo 2016-18. Il divario tra i due modelli di emissioni naturalmente persiste, ma si stanno accorciando rapidamente le distanze e il settore dei green potrebbe essere ulteriormente favorito dal Green New Deal europeo proposto da Ursula von del Leyen come uno dei capisaldi del suo programma da poco approvato dal Parlamento Ue. Un’ulteriore spinta potrebbe arrivare anche dalla nuova gestione Bce di Christine Lagarde, intenzionata a promuovere un Quantitative Easing in chiave green. 

GREEN BOND, TERNA SPINGE SULLA SOSTENIBILITA’

Complessivamente, in poco più di un anno – a cavallo tra il 2018 e il 2019 – Terna ha emesso 1,5 miliardi di green bond. Per quale ragione e con quale strategia? “Di fatto le emissioni di bond sostenibili – spiega l’AD Luigi Ferraris – sono al 100 per cento allineate con la strategia industriale perseguita da Terna e, per una percentuale consistente, servono a integrare le fonti rinnovabili nel sistema. Si tratta di fonti di finanziamento pienamente allineate alla sostenibilità dei nostri obiettivi. Quando, infatti, si parla di mobilità elettrica, di nuove fonti di produzione verdi e della transizione energetica, spesso si dimentica che tutto questo richiede in primo luogo un adeguamento dell’infrastruttura di trasporto nazionale. Senza questo passaggio indispensabile la parola green rischia di restare un obiettivo privo di contenuto reale”. 

Ma quanto sono effettivamente “verdi” le obbligazioni emesse dalle società? Terna lo spiega in modo puntuale nel Green Bond Report 2018 nel quale elenca punto per punto le emissioni e i progetti, effettivamente verdi, a cui sono legati i finanziamenti richiesti al mercato. Le richieste di finanziamento sono indirizzate verso tre categorie di obiettivi: i progetti volti ad aumentare la produzione da energie rinnovabili; quelli indirizzati alla riduzione delle emissioni di CO2 del sistema elettrico attraverso la riduzione delle perdite di rete; infine, quelli volti a ridurre l’uso del suolo e l’impatto sulla biodiversità terrestre. L’individuazione dei progetti ammissibili al programma (Eligible Green Project) è allineata ai Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite e in particolare ai target 7, 9, 13 e 15, volti a migliorare l’accesso all’energia, a realizzare infrastrutture innovative, a combattere il cambiamento climatico e a favorire l’uso sostenibile dell’ecosistema terrestre.  

Si è partiti il 16 Luglio 2018 con l’emissione del primo green bond da 750 milioni di durata cinque anni, riaperta con un successivo private placement da 250 milioni in gennaio 2019. Si è poi passati al 3 aprile 2019 con un’emissione da 500 milioni, che ha riscosso grande favore da parte del mercato con una richiesta di circa 7 volte l’offerta. La durata del bond è di 7 anni e paga una cedola dell’1%, come il precedente.  

Il green bond 2018 da 750 milioni è servito al 90% a rifinanziare 18 progetti (o parte di essi) già avviati e che spaziano – per citarne solo alcuni più noti – dal maxi-elettrodotto Sorgente-Rizziconi tra la Calabria e la Sicilia (oltre 256 milioni), al riassetto e razionalizzazione delle reti di Milano, Roma, Napoli e Palermo (oltre 72 milioni complessivamente), alla realizzazione della direttrice da 150 kiloVolt tra Benevento e Montecorvino (52 milioni).  

GREEN BOND, PIU’ CONNESSIONI ALLE RINNOVABILI

Venendo all’impatto sui progetti finanziati ed entrati in esercizio (per cui i benefici generati o collegati agli investimenti sono riferiti all’intero intervento, di cui il bond ha finanziato una parte), le opere realizzate sono servite a realizzare connessioni a impianti rinnovabili per 1.802 MegaWatt, con un incremento della produzione di elettricità verde di oltre 3,9 milioni di MegaWattora, a ridurre le perdite di rete per un importo superiore ai 611 mila Megawattora e a costruire 59 chilometri di cavi interrati, sostituendo 198 chilometri di vecchie e più inquinanti linee in superficie. 

Scendendo più nel dettaglio, per toccare con mano cosa significhi destinare risorse a progetti green, vale la pena ricordare progetti anche meno noti, ma che conquistano spazi significativi, come la nuova stazione elettrica di Genzano di Lucania. La stazione infatti consentirà di connettere 24 impianti rinnovabili della Basilicata alla rete di trasmissione nazionale con un incremento di oltre 2,29 milioni di kilowattora/anno puliti immessi al consumo. L’importo destinato al progetto, incluso nel bond 2018, è di 21 milioni dei quali oltre 14 sono già stati assegnati. 

Spostandoci invece dalla Basilicata alla Campania, il riassetto della rete a Napoli assorbirà 10,7 milioni dall’emissione green 2018, tutti già allocati, e consentirà una riduzione delle perdite di rete valutata in 17.700 Megawattora. 

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