Una rivoluzione culturale, della quale Terna “ha dimostrato di poter essere e vuole essere protagonista”. E’ sulla “biodiversità aziendale”, e cioè – secondo le parole del presidente Catia Bastioli – sulla capacità di una società come Terna di vestire nuovi abiti, per raccogliere le attuali e future sfide energetiche, che si incentra il piano industriale aggiornato al 2023 e che per potenziare le infrastrutture elettriche nazionali mette in campo investimenti senza precedenti: 6,2 miliardi nei cinque anni che partono dall’anno in corso, di cui 700 milioni in digitalizzazione, ai quali va aggiunto il miliardo abbondante già investito nel 2018, nel primo anno del piano lanciato dall’allora nuovo Ad Luigi Ferraris. Di questi 6,2 miliardi, 1,2 saranno investiti già nel 2019, e nell’arco del piano vanno aggiunti 600 milioni per attività non regolate e investimenti all’estero. “Da qui al 2040 – ha detto Ferraris agli analisti – nel mondo la domanda di elettricità sarà maggiore del 60% e le energie rinnovabili passeranno dall’attuale 25 al 41% di quota di produzione. In tutto il mondo, nei prossimi 20 anni saranno investiti 20.000 miliardi di dollari per la transizione energetica, di cui quasi 8.000 in rinnovabili. E per ogni euro investito in rinnovabili, è necessario investirne almeno un altro per adeguare la rete”.
Per Terna, società che gestisce la rete elettrica nazionale, transizione energetica significa innanzitutto potenziare e ammodernare le infrastrutture che dovranno gestire flussi sempre maggiori e sempre più provenienti da fonti rinnovabili, quindi non programmabili, rendendo il sistema “più resiliente e sicuro anche alla luce del cambiamento climatico in corso, che produce eventi naturali sempre più estremi”, spiega Bastioli, che parla anche di connettere tra loro le varie infrastrutture del Paese, cercando sempre “il dialogo con le comunità locali. Dobbiamo ridisegnare la società, attraverso strutture e processi più inclusivi”, favorendo ricadute positive per 1.500 imprese sul territorio. Tutto questo per anticipare uno scenario che va “sempre di più da un modello centralizzato a un modello diffuso e a fonti rinnovabili, che non sono programmabili”. La nuova rete sarà dunque incentrata su innovazione e sostenibilità, attraverso il digitale, i nuovi modelli di misurazione e la resilienza. Tanto per iniziare, il 60% dei nuovi elettrodotti installati saranno invisibili, ovvero in cavi interrati o sottomarino a ridotto impatto ambientale, a fronte di 375 km di vecchie linee elettriche che saranno demolite. “Gli investimenti sono in crescita del 20% rispetto al precedente programma – ha commentato l’Ad Ferraris -. C’è stata una necessaria accelerazione, perché le rinnovabili accelerano e noi siamo gli abilitatori delle rinnovabili e della decarbonizzazione”.
OBIETTIVI FINANZIARI
La sostenibilità, per quanto centrale, non è tuttavia l’unico driver della strategia di Terna da qui al 2023. Oltre ai robusti investimenti (che saranno più o meno equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale, con il 43% al Centro, il 30% al Nord e il 27% al Sud) ci sono anche ambiziosi obiettivi finanziari, a incominciare dalla remunerazione degli azionisti: nel 2018 il dividendo è salito a 23,32 centesimi per azione, e tra il 2019 e il 2021 la società prevede un incremento medio annuo del dividendo per azione pari al 7%, rispetto a quello del 2018. Per gli anni 2022 e 2023 si prevede inoltre un payout del 75%, con un dividendo minimo comunque garantito pari al dividendo di competenza dell’esercizio 2021. La strategia ha convinto gli investitori, visto che il titolo Terna, che nei 12 mesi trascorsi dalla presentazione del primo piano di Ferraris ha già guadagnato circa 1 euro di valore, stamattina in apertura ha segnato il nuovo record di sempre, sfiorando i 5,6 euro per azione, dai 5,5 della chiusura di ieri.
Per quanto riguarda i ricavi di gruppo, Terna li immagina a circa 2,7 miliardi di euro nel 2023, con l’EBITDA a circa 2 miliardi di euro: una crescita media annua (CAGR) di oltre il 4% per entrambi gli indicatori, più ottimistica rispetto ai 2,55 miliardi di ricavi e all’1,9 miliardi di Ebitda pronosticati nel precedente piano, presentato un anno fa, che si concludeva però nel 2022. Previsto in miglioramento anche l’utile netto, con l’utile per azione a circa 42 centesimi di euro nel 2023. Il valore degli asset regolati (RAB) raggiungerà i 18,5 miliardi di euro nel 2023 con un CAGR superiore al 4%. Nel 2018 invece i ricavi sono cresciuti dell’1,6% a quasi 2,2 miliardi, l’Ebitda del 2,9% a 1,65 miliardi, l’utile netto ha superato i 700 milioni (+2,7%). L’indebitamento finanziario netto è pero saluto a 7.899,4 milioni di euro, contro i 7.796,4 milioni di euro al 31 dicembre 2017. “La società è solida – ha però specificato Ferraris -, tutti i rating sono stati confermati, e il rapporto tra debito netto e RAB inferiore al 60% entro la fine del piano, per cui anche sulla gestione del debito siamo fiduciosi. Non abbiamo necessità di tornare sul mercato almeno fino al 2021, anche qualora dovesse peggiorare il rischio Italia. L’aumento dello spread viene assorbito su investimenti di lungo periodo”. I dipendenti sono aumentati di ben 355 unità nel 2018, superando i 4.000 a 4.252, per effetto del rafforzamento in corso.
ATTIVITA’ NON REGOLATE, INTERNAZIONALI E GREEN BOND
Anche il settore di attività non regolate domestiche sarà orientato al supporto della transizione energetica. Terna prevede di consolidare il suo ruolo di Energy Solutions Provider, sviluppando servizi per le imprese. Il settore dovrebbe apportare un contributo all’Ebitda di gruppo per circa 400 milioni nell’arco di piano. Sul fronte internazionale Terna ha inaugurato la nuova linea elettrica in Brasile Santa Maria 3-Santo Angelo 2 che consentirà di integrare pienamente nella rete nazionale grandi quantitativi di energia prodotta da fonti rinnovabili, in particolare eolica. Lo scorso febbraio è stato anche sottoscritto un accordo Implementativo tra la Parrocchia di Chacas e Terna Plus per la costruzione di oltre 16 km di linea elettrica in Perù che consentiranno di collegare alla rete nazionale la centrale idroelettrica di Huallin, incrementando in modo significativo la produzione e il trasporto di energia rinnovabile a beneficio sia della comunità locale sia di tutte le altre popolazioni disagiate supportate dall’Operazione Mato Grosso.
Entro la fine del 2019 saranno invece completate le attività in Uruguay e in Montenegro: “Per quanto riguarda il Montenegro, entro la seconda metà del 2019 il progetto sarà finito e operativo, in piena linea con la guidance che avevamo dato”, ha aggiunto l’Ad Ferraris. A gennaio Terna ha lanciato un’emissione obbligazionaria green in euro, a tasso fisso, nella forma di private placement per un totale di 250 milioni di Euro, a cui è stato attribuito un rating “BBB+” da Standard and Poor’s, “(P)Baa2” da Moody’s e “BBB+” da Fitch. I proventi netti dell’emissione saranno utilizzati per finanziare i cosiddetti eligible green projects della società, confermando la strategia di Terna orientata a coniugare sostenibilità e crescita, per favorire la transizione energetica in atto e generare sempre maggiori benefici per il Paese e tutti gli stakeholders.