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Termosifoni con teleriscaldamento e il mistero delle tariffe. L’Arera prepara un provvedimento

Pixabay

Gli italiani, come in tutto il mondo, quando fa freddo usano varie forme di riscaldamento. I combustibili fossili pian piano stanno facendo spazio alle energie rinnovabili.

Quando, però, le case sono riscaldate dal teleriscaldamento non sempre c’è chiarezza sui prezzi delle tariffe. Vengono applicate dalle società che gestiscono l’acqua calda nelle tubature, ma non hanno il pregio della trasparenza.

In Italia le reti di questo tipo sono 340 quasi tutte al Nord, ben consolidate e sono una buona comodità per oltre 3 milioni di condomìni. Molti consumatori l’inverno scorso, però, colpiti dall’aumento dei prezzi, hanno fatto partire un’indagine dell’ARERA nella quale si è constatato un incremento dei prezzi non giustificato dall’aumento dei costi per produrre il calore. Si aspetta a breve una regolamentazione che faccia stare tutti più tranquilli.

Lo studio del Laboratorio Ref


Andrea Tenconi, ricercatore del Laboratorio Ref ricerche, ha condotto uno studio che sta suscitando grande interesse e che coinvolge l’ARERA stessa.

Cos’è il teleriscaldamento? « Rappresenta una delle principali alternative al riscaldamento tramite caldaie a gas. È un sistema a rete che tramite due serie parallele di tubature,  trasporta nelle case l’acqua calda prodotta negli impianti di generazione » scrive il ricercatore . L’acqua viene scaldata grazie alla produzione di calore secondario, cosa che rende più efficiente il sistema energetico.

Oggi si usano più fonti di energia con l’aumento dei prezzi all’ingrosso del gas la struttura di costi e ricavi é in maniera differente da rete a rete. In sostanza i cittadini-utenti hanno subìto trattamenti diversi.

Dalla parte dei consumatori

L’ARERA ha già rilevato che la principale metodologia usata per le tariffe non è aderente al mercato delle alternative al teleriscaldamento. Bisogna, allora, creare un sistema chiaro per i consumi. In pratica scegliere tra una condizione di monopolio gestionale e una di concorrenza, nell’interesse delle persone e delle aziende.

“Se una regolazione deve esistere- continua Tenconi- non può non tenere conto del contesto estremamente inusuale per un servizio regolato. Difficilmente un impianto regolatorio mutuato dalla regolazione di altri settori può rispondere a pieno alle criticità specifiche del teleriscaldamento”. Per tenere sotto controllo costi e tariffe non ci si può ispirare molto ad sistemi tariffari. D’altronde la concorrenza non é affatto un male.

L’ARERA ci sta lavorando da agosto, siamo in inverno, i caloriferi in casa si stanno accendendo, ma per non avere altre proteste ci vuole  gradualità. Perché ? « I sistemi di
teleriscaldamento sono in genere (ma non sempre) pienamente integrati dalla produzione di calore, alla trasmissione, distribuzione e vendita. È un aspetto che richiede tempo per
separare, i costi delle diverse fasi al fine di evitare che la tariffa, possa avvantaggiare taluni operatori a discapito di altri.” E i cittadini ? ” I cittadini rischiano di pagare per servizi che non hanno. Bisogna separare con precisione i costi di due servizi, spesso integrati dal punto di vista gestionale”.

Due proposte di intervento

Lo studio Ref alla fine, avanza due ipotesi per continuare a riscaldare le case e non provocare ansie da stangate invernali. “La prima – spiega ancora Tenconi – è detta hard regulation, si basa sulla determinazione di costi operativi secondo raggruppamenti di reti di teleriscaldamento.

I gruppi, differenziati per tecnologie utilizzate, grandezza delle città servite, morfologia del territorio. Nella proposta definita soft regulation, invece, il controllo delle tariffe viene applicato ex-post, similmente a quanto accade nei Paesi Bassi e in Norvegia.”

In questo secondo caso alla base c’è il sistema del “vero costo evitato” del teleriscaldamento nelle varie zone . D’altra parte per contenere le tariffe, distribuendo i costi di gestione in maniera più larga, i comuni potrebbero favorire gli allacci dei nuovi edifici. Ovviamente dobbiamo augurarci che l’acqua calda sia prodotta con fonti pulite altrimenti é un odioso boomerang nella transizione energetica.

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Categories: Economia e Imprese