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TENNIS – Le “antiche” novità delle finali di Wimbledon

C’è qualcosa di antico nelle “novità” che vengono da Wimbledon. Innanzitutto il ritorno di Roger Federer, che potrebbe conquistare per la settima volta il più importante torneo di tennis del mondo. Mancava da una finale di slam dagli Australian open del 2010. Poi c’è l’approdo in finale dello scozzese Andy Murray. L’ultima volta che un tennista britannico disputò una finale fu nel 1938. Toccò a Benny Austin, due anni dopo il successo del leggendario Fred Perry (vincitore di un grande slam).

Naturalmente il tutto è stato favorito dalla inaspettata uscita di scena di Nadàl, sconfitto nei primi turni dal numero 100 del mondo Rosòl. Lo spagnolo ora si riposerà due settimane per provare a vincere le Olimpiadi. Un gradito ritorno anche nella finale femminile: Serena Williams, la più massicia e muscolare delle sorelle americane, numero 6 del mondo, se la giocherà con la polacca Agnieska Radwanska, attualmente numero 3.

Cominciamo dalla finale maschile. Federer è nettamente favorito. Prima di tutto perchè ha battuto il serbo Djokovic in semifinale, da molti considerata la vera finale del torneo. Vittoria, tutto sommato netta, in quattro set. E poi il tennista svizzero, come ci assicura Gianni Clerici, è quello che sull’erba gioca meglio. I sei titoli vinti sui campi del club londinese stanno lì a dimostrarlo. Anche se mi sembra legittima una domanda. Esistono ancora tennisti da campi d’erba? Ho qualche dubbio. Oggi i frequentatori del circuito preferiscono, anche sui prati, la muscolarità all’uso del talento, che molti di loro potrebbero esercitare di più. Prendiamo il servizio: si preferisce battere a 200 all’ora, piuttosto che giocare quegli astuti e deliziosi “slice” (battuta tagliata) negli angoli che avevano l’obbiettivo di buttare l’avversario fuori del campo per poi andarsi a prendere il punto a rete. Oggi quasi nessuno gioca più “servizio-rete” e l’approccio per venire avanti è quasi sempre una mazzata di dritto e non un chop per prendere il tempo e guadagnare il gioco al volo. Mancano i Mac Enroe, e soprattutto, in campo femminile Martina Navratilova.

Chiesto scusa per questo nostalgico sfogo, vorrei aggiungere che se Federer è il favorito io tiferò per Murray. Prima di tutto perchè c’è più gusto a scegliere il più debole. Poi perchè l’arrivo in finale di un britannico non è cosa di tutti i giorni me bisogna cogliere l’occasione. Questo anche se Andy non è un tennista particolarmente simpatico. Appartiene alla categoria dei lamentosi, meglio noti (mi sia concesso il dialetto) come i “chiagni e fotti”. Coloro che nei momenti di difficoltà chiedono l’intervento del fisioterapista (chiagni), e quando gli dei sono propizi fanno di tutto per stringere i tempi della ripresa del gioco (fotti).

Quanto alle donne, credo che la favorita sia Serena anche se la sua avversaria la precede in classifica. Prevalgono nel pronostico gli unici due precedenti del 2.008 che ci dicono come la tennista statunitense abbia in entrambi le occasioni lasciato solo quattro giochi alla polacca. Naturalmente quando in campo c’è la Williams i passaggi a vuoto sono sempre possibili. Qui non tiferò per nussana delle due, limitandomi a rimpaiagere i tempi delle finali tra Navratilova e Novotna.

Bene infine il torneo delle italiane, nonostante l’uscita di Sara Errani al terzo turno. Tre tenniste (Schiavone, Giorgi e Vinci) agli ottavi sono un buon viatico in chiave olimpica. Dove le nostre possibilità di medaglia saranno soprattutto nel doppio femminile: Errani e Vinci, uscite nei quarti, ma che di tornei ne hanno vinti un bel po’ a comunciare da Parigi, ma anche Pennetta e Schiavone che sui prati inglesi hanno raggiunto la semifinale. Quanto ai nostri maschietti, meglio parlarne in altra occasione.
Guido Compagna

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