Il gruppo siderurgico italo-argentino Tenaris (specializzato in tubi d’acciaio senza saldatura), controllato da Techint, ha iniziato un processo di arbitraggio internazionale contro lo Stato del Venezuela. A spingere il colosso verso questa decisione è stata la mancanza di un’evoluzione nelle negoziazioni che riguardano l’indennizzo dovuto a Tenaris per la nazionalizzazione della sua controllata Matesi, azienda produttrice di mattonelle di carbone, da parte del Paese caraibico. L’impresa siderurgica e la sua controllata Tavsa si sono presentate ieri all’International Centre for Settlement of Investment Disputes (Icsid) della Banca mondiale, per esigere un risarcimento a seguito dell’espropriazione dell’impresa perpetuata nel 2009 dal presidente venezuelano Hugo Chavez.
Così l’impresa capeggiata da Paolo Rocca ha annunciato ieri sera alla Borsa di Buenos Aires, dichiarando che la decisione è stata presa dal momento che non si vedono progressi nelle negoziazioni. Tuttavia l’impresa lascia aperta la possibilità di nuove conversazioni con il governo di Chavez.
Il conflitto è iniziato nel 2008 quando il leader boliviano ha disposto la nazionalizzazione di Sidor, controllata da Techint. La misura prevedeva tuttavia un’indennità accordata tra le parti. Un anno dopo, Chavez aveva nazionalizzato altre 3 imprese controllate da Tenaris e dallo Stato venezuelano in diverse proporzioni e per le quali ancora non esiste accordo: Tavsa, Metesi e Comsigua. Matesi apparteneva per un 50,2% a Tenaris e un 49,8% a Sidor.
“Data la mancanza di progressi nelle discussioni sull’indennizazione”, si legge nella nota, l’impresa ha promosso “un procedimento arbritrale contor il Venezuela nel Ciadi di Washington CD, in accordo con il trattato bilaterale di investimenti tra il Venezuela e la Unione Belga-Lussemburghese e Portogallo. Tenaris e Talta reclamano un indennizzo adeguato per l’espropriazione dei suoi investimenti a Matesi. Tuttavia, le due imprese continuano a dichiararsi disposte a mantenere le negoziazioni con il governo venezuelano per arrivare a una soluzione che riconosca i suoi diritti sotto la legislazione venezuelana e internazionale.
L’Icsid ha accettato due settimane fa il ricorso presentato dagli obbligazionisti italiani che hanno perso più di 1 miliardo di dollari di bond argentini durante la crisi del 2001.
Fonte: Lanacion